Festa per duecentomila di Luciano Curino

Festa per duecentomila Il centro straripante di folla per il centenario della Milano-Torino Festa per duecentomila Majorettes, bersaglieri, velocipedi dell'Ottocento e biciclette di trent'anni fa sono sfilati in via Roma in attesa dell'arrivo dei corridori - Le «vecchie glorie» in Torpedo 6 cilindri - «Non si era mai vista tanta gente e un cosi grande entusiasmo» E questa sarebbe la città che ha fama di essere tiepida e riserbata? Ieri, terminata la corsa, Vincenzo Torriani ha gridato nel microtono con voce rotta dalla commozione: «V/ ringrazio. Non ho mai visto un entusiasmo del genere, una folla come questa'. E Torriani di corse ne ha viste, da sempre vive nel ciclismo, ha organizzato i Giri d'Italia, anche quelli favolosi di Coppi e Boriali, che avevano folle ed entusiasmi straripanti. Eppure ieri Torriani diceva: «Ma/ visto...». Quanto pubblico? Certamente assai più di centomila persone, forse duecentomila. Da Valsalice fino a Crimea e per corso Vittorio, via Roma e piazza San Carlo, la città era tagliata dal muro della moltitudine. Per ricordare tanta folla nel centro, bisogna rifarsi al funerale del «Grande Torino". Quattro ore prima dell'arrivo della corsa, via Roma era già gremita. Poi si è riempita piazza San Carlo. Continuavano ad arrivare a migliaia e si assiepavano lungo corso Vittorio. Il serpentone di folla si è allungato verso la collina. Un'enormità. Vigili urbani, polizia e carabinieri in grande forza. Ad un certo momento è parso che non bastassero e la polizia ha chiesto rinforzi alla Centrale. Non c'erano più uomini disponibili. Si sono temuti incidenti. Adesso succede il finimondo, si pensa. Uno sportivo pieno d'anni, che ha conosciuto i tempi biblici del ciclismo, mi dice che per la tappa di Torino nel primo Giro d'Italia, anno 1909, temendo una pericolosa ressa di persone, si tenne segreto il luogo d'arrivo. Ma verso mezzogiorno i cittadini lo scoprirono, a Beinasco distante una quindicina di chilometri. E vi accorsero, a piedi e in carrozza, pare in cinquantamila. Ma mentre quelli aspettavano pieni di fiducia e allegri, gli organizzatori trasferirono in grande segretezza il traguardo ad Orbassano. dove la folla non feie più in tempo ad arrivare, e Ganna giunse primo, applaudito soltanto da pochi campagnoli. Ora, guardando il mare di folla per l'arrivo della Milano-Torino, e tremando per quelli sui tetti e arrampicati sui monumenti, si pensa che forse avevano ragione i vecchi organizzatori, che tenevano segreti i traguardi. Si sta con il batticuore. Invece non accade il più piccolo incidente, nulla. Allora, ci si ac- corge che questa è una grande festa popolare, la più spontanea e allegra festa che si ricordi a Torino. La Gazzetta dello Sport, che ha organizzato la manifestazione col patrocinio del Comune e della Cassa di Risparmio di Torino, ha scritto: «// fatto di aver trasferito Il traguardo dalla sua sede abituale del Motovelodromo, nel cuore della città, in via Roma, corrisponde solo al desiderio di avere la grande folla più vicina in una manifestazione esemplare'. Con questa MilanoTorino si festeggia il centenario della prima corsa ciclistica del mondo. Ma alla vigilia e fino a poche ore fa c'era però della perplessità. CI sarebbe stata la «grande folla» sperata? Il ciclismo è ancora popolare? Diceva i giorni scorsi Torriani: 'All'ultimo Giro, per la tappa dello Stelvio, le auto erano state bloccate per motivo di sicurezza, chi voleva vedere la corsa doveva salire a piedi. Per diciassette chilometri siamo passati sui tornanti dello Stelvio tra muri di folla. Diciassette chilometri a piedi, capite? per vedere i corridori'. Nonostante il suo ottimismo, Torriani non aveva perà immaginato questa kermesse torinese. Gente di tutte le età e di ogni condizione. Anziani che quando erano studenti o garzoni di negozio sognavano di diventare « grlmpeurs »: per le sfide avevano le domeniche di primavera e la salita dalla Madonna del Pilone al Pino. Adesso raccontando al giovani, ricordando le MilanoTorino passate. Dove non arrivano i loro ricordi, c'è l'altoparlante che informa la folla: » La bicicletta di Moser pesa sette chili e mezzo, quella di Magretti che cent'anni la vinse la prima Milano-Torino pesava venticinque chili ». Intanto, la fanfara dei Bersaglieri fa di corsa via Roma, tra gli applausi. L'altoparlante informa: « Al tempi di Magretti, se un corridore aveva un guasto alla bicicletta, doveva cercare un fabbro ferraio per ripararla ». La bicicletta di Magretti con l'enorme ruota anteriore, eccola sbucare in via Roma con le « draisine » che l'avevano preceduta (macchine di legno oppure di ferro, senza pedali e si spingevano con I piedi, come i monopattini) e poi le biciclette venute dopo al ve¬ IIMIIIIIIIIIMI ■Illlllllll t Illl locipede, via via perfezionandosi. Sono pezzi rari dell'Unione Ciclistica Iseo, in sella ci sono volenterosi con i costumi dell'epoca. I più anziani si commuovono vedendo ciclisti con il tubolare alle spalle e il berretto con la visiera all'indietro. Poi sciamano bersaglieri con quelle loro biciclette grigioverde, con le gomme piene e smontabili, che si caricavano a spaila. Le vivacissime « majorettes » di Gussago e quelle di Collegno non evocano momenti ciclistici, tuttavia fanno salire la temperatura della festa. I vincitori delle passate edizioni risentono gli applausi della folla torinese. Il vecchio Belloni è applaudito come nel 1918. Peccato che non ci sia Girardengo, vincitore di cinque Milano-Torino (è convalescente per un'operazione), ma arrivano su «Torpedo 6 cilindri», su «519», su «Balilla tre marce» e spyder altri vincitori della corsa: Graglia. Gotti, Del Cancia, Chiappini, Ortelli, i fratelli Maggini, Italo De Zan, Grosso, Magni (il più applaudito), Bini, Coletto, Martin che detiene il record, Balmamion, Vigna, Michelotto e Armani. Ognuno ritrova i tifosi di allora. Michelotto e Armani sono subito riconosciuti dai giovani; Magni e Ortelli dal pubblico di mezza età: Belloni da vecchi bianchi e curvi: anche loro non mancano alla festa. La corsa si avvicina, il pubblico preme, pare impossibile contenerlo, ecco che sta invadendo gli ultimi metri al traguardo. 'Buoni, buoni. Collaborate. Siate sportivi" implora l'altoparlante e prodigiosamente l'invasione non c'è. Un corridore arriva solo, in un delirio. Meno di un minuto dopo, un gruppetto passa in un corridoio sempre più stretto di folla ancora delirante, che ha scavalcato le transenne, rotto i cordoni di polizia e vigili. Ormai via Roma è invasa, una massa compatta e tutti cercano di arrivare al palco dove si premia il vincitore. Si è frastornati, storditi. Si stenta a capire. Perché, a Torino, questa incredibile giornata? Perché mentre la vita va complicandosi, più di centomila persone, forse duecentomila, vengono a una corsa che è vecchia di cent'anni, e sono contenti ed entusiasti? Luciano Curino Biciclette di trent'anni fa e costumi adeguati sfilano in via Roma tra un'ala di folla in attesa dell'arrivo dei corridori Majorettes, applaudito spettacolo di grazia JIIIIIIIIIIIIIIIIIIII I Illlll II III IIIMIM11111 :