Lella, il "coraggio,, di correre di Giorgio Viglino

Lella, il "coraggio,, di correre Lella, il "coraggio,, di correre Per la Lombardi alle difficoltà tipiche di chi vuol entrare in F. 1 si è aggiunto l'handicap dell'essere una donna in un mondo di uomini - Ha trentadue anni, è alessandrina - La sua March «viaggia» a caffè (Dal nostro inviato speciale) Monza, 5 settembre. £' difficile diventare un personaggio e rimanere se stessi. Leila Lombardi c'è riuscita meglio di tanti uomini, colleghi piloti — ma anche di diversa carriera — che male la accettano nella loro riserva di caccia alla gloria. Ricordo di averla incontrata parecchi anni fa a Monza quando si presentava alla guida di quelle vetturette da 850 ce che fanno più rumore che velocità, ma già si travestono da macchine da corsa. Gli altri, i piloti, si atteggiavano a campioni, lei invece se ne stava in un angolo quasi in trance e se le rivolgevi la parola rispondeva timida ma cortese. Sono passati parecchi anni credo sei se non sbaglio e la ritrovo identica malgrado la celebrità ormai raggiunta, e l'abitudine al contatto formale, all'intervista che a lei viene riservata non nel suo ruolo vero e reale di campionessa, ma in quello assai più fittizio di fenomeno ambulante, una donna che corre fra gli uomini, una eccezione da accettare come tale, guai ci fossero imitazioni. L'ambiente dell'auto è esclusivo, impone handicap feroci al meccanico che cresce da solo senza troppe protezioni, favorisce chi ha denaro, potere, spregiudicatezza. Figuriamoci come ha accolto una ragazza senza meriti speciali, se non la sua abilità, che se mal | si fosse affermata avrebbe ri- J scliiato di portarsi appresso una scia di imitatrici, possibili rivali i di massa per l'uomo pilota. Ebbene Leila è passata indenne I in mezzo a tutto. E' lì oggi, a | i trentun anni, con quello stesso \ viso giovane perennemente stupito, i capelli tagliati corti ordinatamente spettinati, lo sguardo dolce che segue costantemente chi sta di fronte. Accanto a una timidezza palese, a stento superata dall'esercizio al contatto con il pubblico, stupisce un poco quel sostenere sempre lo sguardo, quel replicare sicuro. Forse soltanto spiega il perché di un successo sempre crescente. Dev'essere una ragazza capace di decidere per se stessa nella vita, sicura anche quando i rapporti personali potrebbero creare difficoltà particolari, tenace nel reagire alle difficoltà. Sono doti che intuisco perché difende se stessa tenacemente, e proprio soltanto per questo è rimasta eguale nel tempo. A sentir lei tutto si succede abbastanza facilmente. Prima la macchina di papà, poi il camion della carne e la moto del fratello, il tutto fra i nove e i dodici anni. Dopo è venuta la patente, puramente formale, e le gare In salita prima di provare le corse con I giocattoli della formula Monza, quelli su cui la ricordo io. "Dopo sono andata in Inghilterra, perché ho capito che da noi non si combina niente, si rimaneva lì a cuocere a bagnomaria senza mai diventare nessuno». E' stato un passo difficile e non so quanti l'avrebbero latto senza avere alle spalle robusti capitali, e Leila, tanto per spazzare ogni dubbio, di quattrini ha soltanto quelli che si guadagna. In capo a tre anni trova la strada giusta con la Formula 5000, vetture potenti come le Formula uno, stemperate però da un peso nettamente maggiore. Se la ragazza se la cava con le 5000 perchè non deve andare in formula? Il primo che fece questo ragionamento fu Roti Hauranac che le mise sotto una Brabham e la fece girare a Brands Hat eh nelle prove di quel gran premio. Non si qualificò ma probabilmente mai ottenne successo tanto grande, costretta come fu a compiere I giri d'onore come un vincitore. Poi venne la March, un contratto prima piuttosto debole, e poi la solidità data dall'abbinamento co/i la Lavazza. Ora che guida la tazzina da caffè Leila ha un potere contrattuale assai maggiore nei confronti della casa britannica e i risultati dovrebbero crescere proporzionalmente all'impegno che la March stessa produrrà nel fornirle un mezzo sempre più competitivo. Lei dice timidamente: «Sono contenta che mi abbiano riconfermata». // suo sponsor, l'industriale, replica con cortesia: «L'abbiamo ingaggiata puntando più che altro sulla curiosità. Adesso ci siamo resi conto di avere una carta vincente in mano». Sono riconoscimenti che contano, specialmente per una ragazza che si era vista creore contro un comitato piloti riuniti per impedirle di gareggiare a Indianapolis. Del resto Regazzoni le fece perdere un contratto pubblicitario, e De Adamich, si proprio l'Andrea soprannominato «De Adagich», pontificò dall'alto: «...quella è un'eccezione, poi nemmeno tanto brava, ma le donne sono inferiori fisicamente e psicologicamente...». A tutta questa levata di scudi Leila non ha mai opposto altro che il suo sorriso schietto e i risultati In corsa. «Vorrei che qualcuno mi venisse a dire in faccia qualcosa, lo non mi credo una suffragata, ma a quel punto penso potrei essere presa come leader, perché gli pianterei un pugno in faccia». La frase sorprende, dà una immagine diversa della ragazza che conoscevo, ma lei subito incalza: «Son cose che ho dentro da tanto. Prima non le dicevo soltanto perché ero più timida. Adesso ho imparato a passare avanti, oltre la timidezza e mi sento tanto più libera». Poi prende il microfono In mano e con pronuncia quieta, soltanto la 'erre" arrotolata all'alessandrina, chiama accanto a sé il suo sponsor, Lauda. Brambilla. Fittipaldi. Fa il suo discorsino, gioca bene il proprio ruolo e i colleghl accanto, in quel momento almeno, la accettano in pieno. Soltanto quando ritorna al tavolo I sbuffa contenta per un compito | ingrato ormai superato, «...qualcosa come asciugar le posate quando in casa s'era finito di mangiare». Giorgio Viglino

Persone citate: Brambilla, De Adamich, Fittipaldi, Lauda, Lavazza, Leila Lombardi, March, Regazzoni

Luoghi citati: Indianapolis, Inghilterra, Monza