Un contributo al rilancio

Un contributo al rilancio Un contributo al rilancio Con Ut presentazione dei due nuovi autocarri pesanti a due assi — il «170» e il «190», primi veicoli nati sotto il segno dcll'«Iveco» la nuova holding internazionale costituita all'inizio dell'anno — la Fiat ha dimostralo il costante sforzo, anche in un momento economico particolarmente difficile, teso a rendere la produzione sempre più competitiva su scala internazionale. Ha reso inoltre un contributo al rilancio dell'intera produzione nazionale, poiché è noto che il veicolo industriale rappresenta una importante piattaforma di partenza per Io sviluppo economico. Questi valori industriali ed economici sono stali messi in evidenza dall'ingegner Bruno Beccaria vicepresidente e amministratore delegato dcll'Iveco, nella conferenza stampa seguita alla presentazione dei due nuovi modelli. Con il «170» e il «190» non si è voluto operare un lancio per aumentare i prezzi («i nostri sano certamente allineati a quelli internazionali»), ma si è guardato a quello che potrà essere il mercato di domani. I veicoli industriali, infatti, seguono da vicino quello che è Io sviluppo economico dei Paesi. Ha ancora detto l'ingegner Beccaria che «in questo momento la caduta della domanda nei principali Paesi industrializzali è solo parzialmente compensata da quella dei Paesi emergenti» ed ha previsto che il settore dei veicoli industriali avrà ancora vita dura sino alla prossima primavera. «Poi — ha dichiarato — la situazione dovrebbe migliorare. Con i due nuovi modelli occupiamo un settore internazionale a mercato abbastanza ampio e questo dovrebbe rappresentare nuove possibilità di lavoro». Del resto, nell'ambito dcll'lvcco, sono previsti investimenti per centinaia di miliardi di lire e ciò permette di creare un prodotto ad elevato contenuto tecnologico c ad allo livello internazionale. Nei prossimi Irequattro anni gli investimenti saranno di oltre cento miliardi all'anno. I grandi costruttori di veicoli industriali si sono trovati, nel passato, di fronte ad una scelta: o rimanere su produzioni economiche o portarsi su livelli altamente qualitativi. «La Fiat — ha detto l'ingegner Beccaria — ha optato per la seconda soluzione, che è anche la più impegnativa. Questo, però, ha permesso di avere una esportazione pari alla richiesta interna e, in futuro, le vendite all'estero potrebbero addirittura sopravanzare quelle all'interno». Ciò rappresenterebbe un validissimo contributo ai nostri conti valutari. «Se non avessimo creato un prodotto di elevata tecnologia non avremmo potuto fare concorrenza a produzioni sofisticate quali, ad esempio, quelle della Francia e della Germania Occidentale e non avremmo potuto mantenere gli attuali livelli produttivi. La qualità dei nostri veicoli industriali — ha concluso Beccaria — ha avuto un grosso miglioramento e puntiamo ad essere fra i primi del mondo. L'enorme spesa degli investimenti viene cos'i ad essere largamente ripagata». II successo all'esportazione è, del resto, confermato dalle cifre: su 29 mila veicoli industriali fatturati nel primo semestre di quest'anno, e cioè 8600 in meno rispetto allo stesso periodo del 1974, quelli esportali sono stati 14 mila 750, 750 in più di quelli mandati all'estero nei primi sei mesi di un anno fa. La produzione italiana punta ai mercati internazionali. Su questa politica economica, industriale e commerciale gravano ancora, purtroppo, le incertezze derivate dal progetto comunitario sui pesi e le dimensioni degli autocarri. E' una grossa palla al piede per la nostra produzione di veicoli industriali, dove una regolamentazione non aggiornata impedisce alla produzione nazionale una giusta competitività. Con il «170» e il «190» l'Italia ha fatto un importante passo avanti anche in questa direzione, dando al settore dell'autocarro quell'impulso alla ripresa, estremamente necessaria. Renzo Vilìare

Persone citate: Beccaria, Bruno Beccaria, Renzo Vilìare

Luoghi citati: Francia, Germania Occidentale, Italia