L'edilizia sta morendo

L'edilizia sta morendo Denuncia dei sindacati alla vigilia del contratto L'edilizia sta morendo Gli occupati del settore (che comprende laterizi, cementi, cantieri) dimezzati dal '63 I soli edili, in Torino, scesi da 70 mila a 25 mila - « Entro dicembre ci sarà posto appena per 15 mila » - Scarsa efficacia delle misure d'emergenza - « Occorre una svolta » o - | oli edili del Piemonte, riunli ti nella federazione unitaria a i , e a . (Cgll, Cisl e UH) dei lavoratori delle costruzioni, hanno discusso Ieri sui problemi della categoria (è In scadenza 11 contratto di lavoro), cercando d'Individuale uno sbocco alla crisi che da troppi anni ormai grava sul settore. Dal dibattito (si fc svolto nel salone dell'Iacp, in corso Dante) è emerso un quadra dai risvolti drammatici: mentre da un lato mancano ca- ]se, ospedali e scuole, dall'altro I cantieri stanno chiudendo perché I plani di lavoro si sono esauriti. Migliala di lavoratori hanno come prospettiva immediata la disoccupazione. « E' 11 nostro momento più duro dal dopoguerra a oggi — commenta amaro Arnaldo Fiammotto (Cisl) —. O ci sono Interventi efficaci, subito, o per noi è il collasso ». La paralisi dell'edilizia ha origini complesse. Dipende dalla recessione generale, dalle restrizioni creditizie, dall'immobilismo del Governo o dall'incapacità delle amministrazioni locali di darsi piani d'intervento efficaci. Da qui il rallentamento dell'attività, il blocco delle assunzioni, prima, e poi i licenziamenti. Pietro Crestani (Cgil) ha citato dati allarmanti. Nel '63, in Piemonte, i lavoratori occupati nei cantieri, nelle aziende del cemento, dei laterizi e dei manufatti erano oltre 150 mila. Oggi sono poco più di 80 mila. Un crollo del 50 per cento. Nessun'altra categoria ha conosciuto un fenomeno simile. A Torino il quadro è particolarmente nero. Dal '63 al '75 gli occupati sono scesi da 92.350 a 36.750. Fra essi, gli edili 12 anni fa erano 70 mila circa, oggi sono poco più dì 25 mila. I sindacati temono che a fine anno soltanto 1415 mila saranno sicuri di poter lavorare ancora per qualche mese. E' crollato anche il numero dei cantieri. A Torino e provincia ne sono aperti 1300. Fino all'anno scorso erano 4700. Le licenze continuano a scendere. Nel '63 ne sono state concesse per costruire 127 mila vani, nel '73 per 38 mila; quest'anno i vani realizzabili sono soltanto 803. Per contro, aumenta la necessità di nuove abitazioni. E' un'autentica fame di case che da anni ormai determina tensione e grave disagio. La situazione nelle altre province della regione non è migliore. A Vercelli (6000 occupati) e a Cuneo (7500 occupati) l'attività edilizia è quasi ferma; a Novara (gli occupati sono scesi da 9000 a 6500 fra il '72 e oggi) non riesce a decollare l'edilizia pubblica; ad Alessandria (nello stesso periodo diminuzione da 9000 a 7000 unità) il nucleo degli edili occupati è concentrato nella costruzione dell'autostrada; ad Asti (diminuzione degli edili, in due anni da 5 mila a 3 mila) non esistono più imprese che abbiano almeno 100 operai. «Siaino al collasso — èstato detto — e le conseguenze sono imprevedibili». Se sì fermano i cantieri non lavorano i laterizi, il settore del ferro e quello del legname. Ma ci sono conseguenze anche per la meccanica, la siderurgia e la chimica. «Per sperare in un rilancio — ha detto Crestani — occorre una svolta degli indirizzi economici e nella ricerca. Occorre una maggiore incisività dell'intervento pubblico, che in passato è stato pressoché assente, toccando una punta massima del 7 per cento». Di recente il Governo ha varato alcuni misure straordinarie a livello nazionale. Grazie a queste disposizioni, il Piemonte potrà utilizzare circa 350 miliardi per I pmI 4r; mpPlpndctvvldccdtmalbluplcrthcanslmcfhpuzrafscasntfgcaiadsldqabvul'edilizia abitativa, le scuole e al-1 otri settori. Questa cifra, però, è ben lontana dal reale fabbisogno. Nemmeno se utilizzata subito — secondo i sindacati — potrebbe da un lato garantire uno sviluppo concreto dei livelli occupazionali e dall'altro permettere la costruzione d'un numero sufficiente di abitazioni. «In Piemonte mancano poco meno di provvedimenti slrraqcdmilioni di vanti I pd'emergenza ne 1 I permetterebbero la costruzione in minima parte. E il resto?». Gli edili fanno conto anche sui I 43 miliardi previsti da una legge regionale che, bloccata dal com- ; missario governativo, dovrebbe passare ora con alcune modifiche. Per molto tempo ancora, tuttavia, l'edilizia dovrà contare solo sui privati. La cui iniziativa, però viene frustrata dai costi vertiginosi, dalle restrizioni del credito. E' necessario cambiare rotta, concludono i sindacati. Nel dibattito di ieri si sono levate molte voci. Hanno parlato Teresio Giverso (Uil) e il segretario nazionale della Federazione lavoratori delle costruzioni Giancarlo Palachini. «Occorre una politica della casa e del territorio detto —-. Senza questo strumentoogni iniziativa rimarrà inutile». I sindacati hanno chiesto l'eli- , è stato i minazione della speculazione sulle aree {«La casa è un servizio socia- le, non un'operazione economica basata sul profitto»); nuovi modi di costruire, una diversa organizzazione del lavoro, garanzie in materia di costi e di formazione dei prezzi, il risanamento dei centri storici, l'eliminazione del cottimismo. Tutte strade che, assieme, potrebbero portare all'auspicata svolta. Ma richiedono urgenza. L'ammalato è grave e ogni ritardo può provocare conseguenze imprevedibili. Renato Romanelli I lavoratori occupati nell'edilizia sono scesi, in dieci anni, da 150 mila a 80 mila

Persone citate: Arnaldo Fiammotto, Crestani, Giancarlo Palachini, Pietro Crestani, Teresio Giverso