Egiziani e israeliani firmano L'Urss e gli Usa si astengono di Paolo Garimberti

Egiziani e israeliani firmano L'Urss e gli Usa si astengono Rapida Egiziani e israeliani firmano L'Urss e gli Usa si astengono Isolamento sovietico (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 4 settembre. Dopo una laboriosa gestazione protocollare della cerimonia, che ne ha fatto temere per alcune ore un rinvio o lo spostamento in un'altra sede, l'accordo interinale tra Israele ed Egitto è stato finalmente firmato nella « Sala del Consiglio » del Palazzo delle Nazioni, alle 17 come previsto (le 18 in Italia), senza la presenza di sovietici ed americani. Il colpo di scena della rinuncia americana — decisa soltanto alle 13, dopo lunghe discussioni all'hotel Intercontinental tra il sottosegretario di Stato Afred Atherton e i rappresentanti delle Nazioni Unite, dell'Egitto e d'Israele — ha costretto i funzionari delle Nazioni Unite, registi della cerimonia, a mutarne all'ultimo momento lo scenario, già modificato una prima volta ieri sera, quando i sovietici avevano fatto sapere che rifiutavano di assistere alla firma di un accordo che essi disapprovano (per che apre le porte alla presenza americana nel Sinai e allontana le prospettive di riconvocazione della Conferenza di Ginevra) e del quale sono stati informati a cose fatte (Kissinger, stavolta, non ha ritenuto opportuno, né necessario, di consultarsi preventivamente con Grò myko, come aveva fatto nelle precedenti occasioni). Il previsto tavolo a forma di pentagono — al quale, insieme con i delegati delle Nazioni Unite, d'Egitto e d'Israele, avrebbero dovuto prendere posto americani e sovietici quali copresidenti della Conferenza di Ginevra — è stato così sostituito con tre tavoli separati in mogano scuro, piazzati al centro della severa «Sala del Consiglio» decorata con grandi arazzi, che rappresentano la collaborazione tra gli uomini di tutte le razze e la liberazione dell'umanità dal giogo secolare della schiavitù e del sorpruso. La cerimonia, durata dodici minuti esatti, s'è svolta in un silenzio impressionante. Il generale Ensio Siilasvuo, comandante in capo delle forze dell'Onu in Medio Oriente, è giunto nella «Sala del Consiglio» qualche minuto prima delle 17 ed ha atteso in piedi l'arrivo delle due delegazioni. E' entrata per prima quella egiziana, composta da tre militari ed un civile, poi quella israeliana, della quale facevano parte due civili e un militare. Egiziani ed israeliani hanno stretto la mano al rappresentante dell'Onu, ma si sono ostentatamente ignorati per tutta la cerimonia: non si sono scambiati neppure un sorriso, o un cenno da saluto. Pur nella sua brevità ed austerità, la cerimonia è stata carica di simbolismi e di taciti «messaggi» diplomatici. Tra gli egiziani ha firmato per primo il maggiore generale Tana El Magdub, poi l'ambasciatore alle Nazioni Unite di Ginevra Ahmed Osman. Tra gli israeliani, la prima firma è stata apposta da Mordekhay Gazith, capo di gabinetto del primo ministro e ambasciatore designato a Parigi, e la seconda dal generale Heral Shaffir. Il capo delle forze dell'Onu Siilasvuo ha infine controfirmato, come «testimone», cioè con un ruolo paragonabile a quello di un notaio, i tre documenti (l'accordo vero e proprio, gli «annessi» e relativi alla commissione mista israelo-egiziana, che dovrà mettere a punto sul terreno i particolari dell'accordo, e le «mappe» che definiscono le nuove linee di demarcazione nel Sinai). La rinuncia americana a presenziare alla cerimonia viene interpretata a Ginevra come un gesto di buona volontà verso l'Unione Sovietica, come un tentativo di salvare, almeno nelle forme se non nella sostanza, quella cooperazione diplomatica tra le due superpotenze in Medio Oriente, cominciata quando ancora tuonavano i cannoni della guerra del Kippur e continuata, ancorché tra molti alti e bassi, fino a quest'ultima missione di Kissinger, la decima in poco meno di due anni. Astenendosi dall'assistere alla firma dell'accordo, gli Stati Uniti hanno voluto evitare di sottolineare troppo il successo di Henry Kissinger e di umiliare l'Unione Sovietica, che, pur essendo co-presidente della Conferenza di Ginevra (nel quadro della quale va collocato formalmente l'accordo), non ha giocato alcun ruolo, neppure indiretto, nelle trattative. Il 31 maggio 1974 — quando nella stessa sala del Palazzo delle Nazioni ginevrino venne firmato l'accordo interinale siro-israeliano — l'Unione Sovietica presenziò alla cerimonia, insieme con gli Stati Uniti, sebbene anche quell'accordo fosse stato reaizzato da Kissinger. Ma, mi faceva notare un giornalista di Al Ahram con il quale assistevo alla cerimonia di stase- Ii I j 1 jI ra, in quell'occasione l'Unione Sovietica aveva avuto parte j attiva, magari più formale che sostanziale, nelle trattati-1 ve. Kissinger, prima di inizia-1 re la spola tra Damasco e Ge- j rusalemme, si era incontrato i con Gromyko, il quale a sua ; volta si era recato in Siria j per discutere con il presiden- ; te Assad. Stavolta, l'Unione j Sovietica e stata ignorata da- ; gli americani e messa davanti ! al fatto compiuto dagli stessi egiziani (sebbene esista tra I Mosca e il Cairo un trattato I di amicizia contenente preci- • se clausole di consultazione I politica) proprio quando è j stata elaborata una intesa che ! autorizza la presenza di «con-1 trollori» americani nel Sinai. | Nonostante i riguardi prò- ! tocollari americani, la ceri-1 monia odierna ha denunciato i gli insuccessi della politica | sovietica in Medio Oriente, j Innanzitutto i limiti della di- ' plomazia del Cremlino, che i non ha rapporti diplomatici | con Israele, mentre gli Stati Uniti hanno relazioni con tutti i Paesi mediorientali; e poi le lacune politiche, in primo luogo l'incapacità d'i Mosca di I stabilire rapporti di autentica1 fiducia con gli «alleati» arabi, Questi fattori, sommati, han no impedito e impediscono all'Unione Sovietica di svolge re in Medio Oriente un'azione analoga a quella svoltavi da Kissinger, Cacciata così dalla porta, l'Unione Sovietica tenta di rientrare dalla finestra facen do leva sul malcontento di al Cuni Paesi arabi per l'accordo stipulato tra Egitto e Israele I <in questi due ultimi giorni c'è stato un intenso scambio di messaggi tra Mosca e i pa- ; ìestinesi, tra il Cremlino e la ; Siria). Ma, in concreto, l'Urssjnon ha alternative da propor- ! re all'azione americana se non la ripresa della Conferen- ; za di Ginevra, che peraltro ; non sembra ben vista da al-1 cuni Stati o organizzazioni. arabe. j Paolo Garimberti |