Altri rapiti sono stati eliminati e gettati nella fossa dì Cristina di Piero Cerati

Altri rapiti sono stati eliminati e gettati nella fossa dì Cristina Agghiaccianti ipotesi dopo l'arresto della banda Altri rapiti sono stati eliminati e gettati nella fossa dì Cristina Gli inquirenti temono che la cava sia la tomba dei sequestrati di Como, Varese e Novara per i quali è stato pagato il riscatto, ma non sono stati restituiti - Il 29 luglio i carabinieri si recarono in casa dello Gnemmi: nella camera accanto c'era Cristina Intervista con il ministro Beale: la nuova legge sui sequestri (Dal nostro inviato speciale) Novara, 4 settembre. Da domani si torna a scavare nella discarica dov'è stata trovata Cristina Mazzoni per cercare i corpi di altre persone rapite dalla stessa banda. Lo ha confermato il procuratore generale della Repubblica Carlo Reviglio della Veneria. Motivo ufficiale delle ricerche è questo: i rapiti di Como, Varese, Novara, pur essendo stati pagati i riscatti, non sono stati più ritrovati: « Temiamo di scoprire i loro corpi nella discarica », ha detto l'alto magistrato. In serata il procuratore di Novara, Marcello De Felice, ha emesso un «mandato ili per- quisizione» nella cava: l'opera di ricerca è affidata ai carabinieri e ai vigili del fuoco. Nella notte si svolge un vertice degli inquirenti in questura. Forse è giunta la confessione di Giuliano Angelini, arrestato per il sequestro Mazzottl, il quale avrebbe gettato nel febbraio scorso un altro ostaggio tra i mucchi di rifiuti. L'accusa all'Angelini è stata fatta da un altro rapitore di Cristina, Libero Ballinari, in carcere a Mendrisio (Svizzera). Il Ballinari avrebbe rivelato al comandante della polizia cantonale che l'Angelini, la sera del 31 luglio, quando Cristina era già morta, gli disse: « Vai a gettare il cadavere nella discarica di Varallino, ne ho già buttato uno io a febbraio e nessuno l'ha mai trovato ». La discarica è una voragine piena di liquame e di rifiuti, troppo vasta per essere setacciata con la speranza di ottenere qualche risultato. Se l'Angelini parlerà, potrebbe disegnare la piantina del posto in cui ha gettato il cadavere. Come ha già fatto il Ballinari per Cristina Mazzotti. Chi è la nuova presunta vittima? Potrebbe essere De Micheli: almeno due dei rapitori di Cristina sono implicati nel sequestro dell'impresario, il Milan (riconosciuto dalla voce nelle registrazioni) e lo Spadaro; l'Angelini era coinvolto in alcuni traffici, conosceva il Milan, forse venne associato anche a quell'impresa. Sino al novembre di quest'anno ha abitato in una villa presso il Varallino, conosceva la cava-discarica, potrebbe aver ricevuto a suo tempo l'incarico di far sparire il corpo. La sua presenza nella banda che rapì Cristina è forse dovuta a questa precedente «esperienza». Egli infatti ha ammesso di aver ricevuto un ordine, nel marzomaggio, di preparare una «prigione»: doveva servire soltanto per Cristina o è vera la notizia che era previsto il rapimento dell'industriale Guido Borghi? Stucchi, Riboli, De Micheli, Mazzotti e poi altri ancora: pagati i riscatti, sarebbero stati eliminati, su questo la Criminalpol della Lombardia non ha dubbi. Ma rifacciamo la tragica storia di Cristina Mazzotti alla luce delle nuove testimonianze. La sera del 1° luglio, nella boscaglia di Castelletto Ticino, giunge un'auto: sopra vi sono il Milan, lo Spadaro, Achille Gaetano, suo fratello e Cristina Mazzotti. Angelini e la sua amica, Loredana Petroncini vedono la ragazza e si stupiscono: « Attendevamo un uomo », dicono. « Mettetela nella cella e silenzio », rispondono i quattro (di qui e dal fatto che la famiglia Mazzotti non è ricca a miliardi nasce l'ipotesi di uno scambio di persona: è un'ipotesi errata e vedremo perché). Incomincia l'orribile prigionia della ragazza, mentre i banditi aprono le trattative con la famiglia. Milan, Spadaro e Vittorio Campino telefonano ai genitori di Cristina, inviano biglietti, creano una parola d'ordine (il marsigliese), mandano le testate di un quotidiano firmate dalla ragazza per provare che è ancora viva. La Criminalpol è però sulle loro tracce: partendo dai sequestri De Micheli, Stucchi e Riboli è riuscita a identifi-1 carli. Li fotografa nelle cabine telefoniche, li insegue | (lo Spadaro va a Firenze, gli altri girano mezza Italia: I quindi hanno denaro a disposizione), ma non ha le prove per accusarli. La fami-1 glia Mazzotti sa a che punto j sono le indagini e scongiura i di non interferire perché teme che la ragazza venga uc-1 cisa. ! Le trattative continuano. Cristina vive in una cella do- j ve c'è aria per dare ossigeno i a mezzo polmone (le misure i sono della polizia scientifica), non la fanno mai uscire, nem-1 meno di notte. Il 26 luglio i genitori della ragazza sono pronti a pagare il riscatto, chiedono però una prova per sapere se la figlia è ancora viva. Cristina deve dire qual è l'ultimo acquisto fatto alla Rinascente e qual è il dolce preferito da Johnny oppure, secondo un'altra versione, qual è il nome della moglie di John, un suo amico. I banditi interrogano la ragazza che però non connette più: da ventisei giorni è sottoter¬ ; ; | I | I ra, respira male, forse è curata con farmaci che l'hanno gettata in uno stato di estrema prostrazione, da qualche giorno inoltre rifiuta il cibo. Per farla rinvenire, viene I fatta uscire dalla prigione e | portata nell'alloggio sopra-1 stante della cascina di Castelletto Ticino. Qui si riprende. | La notte dopo, con un'auto, è trasferita a Galliate, in casa di Luigi Gnemmi e Rosa Cristiano. Ora può rispondere Piero Cerati (Continua a pagina 2 in seconda colonna) Eupilio. Il padre di Cristina Mazzotti, al centro, sorretto dagli zii della ragazza uccisa (Telefoto « Associated Press »)