La transizione alla democrazia di Maurice Duverger

La transizione alla democrazia Su Portogallo e Italia La transizione alla democrazia di Maurice Duverger Tutti sanno che la democrazia pluralistica non può funzionare che nei Paesi dove stato raggiunto un certo livello di sviluppo economico, culturale e politico. Se il Portogallo fosse in Asia. Africa o America Latina, nessuno pretenderebbe che esso raggiunga questo livello. Dal momento che si tratta di un Paese europeo, si tende, al contrario, ad applicargli le stesse categorie intellettuali delle altre nazioni occidentali. Ma esso resta più vicino al Terzo Mondo per il sottosviluppo economico, la dominante agraria, il debole innesto di idee liberali, l'influenza di una religione arcaica, l'assenza di inquadramento politico moderno. Su queste basi, la democrazia pluralistica non potrebbe funzionarvi che in modo ristretto e formale, come in India o a Ccylon, prima che questi Paesi scivolino verso la dittatura. Essa probabilmente sarebbe qui anche più fragile, perche non apparirebbe come un regime che succede a una dominazione straniera, ma come un governo debole che succede a una dittatura nazionale di cui le classi privilegiate conservano la nostalgia. Le elezioni del 25 aprile hanno falsalo le prospettive, creando l'illusione d'una maturità dei cittadini che non corrisponde alla realtà. Per la prima volta che l'utilizzavano, si sono ben serviti del suffragio universale. Hanno potuto farlo perché le grandi forze reazionarie della Chiesa, della proprietà fondiaria, del capitalismo, si trovavano ridotte al silenzio o alla prudenza. Esse hanno già cominciato a rialzare la testa nel Nord, con le manifestazioni contadine contro le sedi comuniste. Il partito socialista non protesta contro di loro, perché perderebbe molti dei suoi elettori se, anch'esso, fosse posto all'indice dai vescovi. Si coglie qui il meccanismo che rende la democrazia fragile nei Paesi di questo livello. Anche nelle nazioni sviluppate, gli elettori sono sensibili alla pressione esterna, ma in una misura molto più limitata. La formazione e l'inquadramento politico dei cittadini danno al voto una certa autonomia e stabilità, senza le quali la democrazia pluralistica non può funzionare. La coscienza civica non è un fenomeno spontaneo, una virtù innata nel cuore degli uomini, non più che la coscienza di classe. Senza di lei, il popolo si riduce allo stato di massa disarticolata, che può essere facilmente manipolata. Una gran parte degli elettori portoghesi permane ancora in questa situazione, che caratterizza i Paesi sottosviluppati. Il fatto che il Paese sia stato sottomesso per mezzo secolo a una dittatura paternalistica e soffocante aggrava gli effetti normali del sottosviluppo e rende più difficile il funzionamento di una democrazia pluralistica. * ★ Questo non significa che si deve accettare senza beneficio d'inventario la teoria della «dittatura transitoria», questo sostegno d'acciaio che permetterebbe alla fragile pianta democratica di mettere radici e di fiorire poi liberamente, senza ostacoli. Essa è stata applicata per troppo poco tempo nella sua forma giacobina, perché la si possa giudicare. Ma si applica da abbastanza tempo sotto la forma della dittatura del proletariato perché le conseguenze appaiano chiaramente. Cinquantotto anni dopo la Rivoluzione d'ottobre, il sistema sovietico non sembra vicino a generare, in Urss, istituzioni liberali. Esso ha contribuito a sopprimere lo sfruttamento economico dell'uomo sull'uomo, ma non ha fatto progredire per nulla la coscienza sovietica né diminuito l'oppressione dello Stato. Il partito unico, la polizia politica, il settarismo ideologico, non sono adatti a condurre alla democrazia pluralistica. Questi fattori possono aiutare prima (ma a quale prezzo?) ad aggregarne certe condizioni accelerando lo sviluppo economico, ma tendono poi. con le loro stesse strutture, a paralizzare l'evoluzione verso la libertà politica che questo sviluppo renderebbe possibile. Il problema della transizione verso la democrazia non si pone nei termini semplici e brutali di Saint-Just e di Lenin. Non si inculca la democrazia con il terrore e- il monolitismo. Non si realizza una formazione ed un inquadramento politico cercando di far funzionare il pluralismo per mezzo di una dittatura. Un regime transitorio deve riunire un'autorità che permetta le riforme necessarie, una stabilità che garantisca contro gli sbalzi d'umore di un corpo elettorale ancora invertebrato, ed un pluralismo che dia sbocchi progressivamente al gioco democratico. Si potrebbe dimostrare che il bonapartismo ha assolto più o meno una funzione di questo tipo nella Francia del diciannovesimo secolo. Non se ne dedurrebbe alcun esempio per il Portogallo di oggi, che si trova in un contesto assai differente. A questo proposito, è più interessante l'esempio dell'Italia all'epoca della Liberazione. Anch'essa usciva da una lunga dittatura di destra, senz'aver mai vera¬ mente praticato la democrazia. Sebbene più avanzata nell'insieme, anch'essa aveva delle vaste zone sottosviluppale e arretrate. Anch'essa era dominata a quel tempo da un clero conservatore, tranne qualche eccezione. Ciononostante, la democrazia pluralistica ha potuto installarsi a Roma, grazie a tre elementi fondamentali: l'accordo dei grandi partiti per governare insieme, la saggezza dei comunisti che hanno giocato la carta democratica, l'equivalente buonsenso dei democristiani, che si sono nettamente staccati dal fascismo e dai suoi accoliti. Quando la guerra fredda ha messo fine a questo sistema, l'inquadramento politico era divenuto abbastanza forte perché il pluralismo potesse mantenersi. * ★ All'inizio della sua rivoluzione, il Portogallo ha più o meno riportato, con o senza consapevolezza, l'esempio dell'Italia liberala. I comunisti si sono dimostrati meno ragionevoli. La democrazia cristiana c la destra hanno sofferto di complotti spinolisti e di una insufficiente epurazione. Le elezioni sono state troppo precipitose, ed hanno ubriacato i socialisti, facendo credere loro che avrebbero potuto dominare il gioco politico. Soprattutto, il Movimento delle forze armate ha diffidato troppo dei parlili e ha lasciato loro lo stretto necessario per vivere, dimenticando che sono il fondamento necessario di ogni democrazia pluralistica. Malgrado ciò, il regime transitorio ha ben assolto il suo ruolo, finché si è basato su un elemento essenziale de] modello italiano: la partecipazione al potere di tutti i partiti politici. Certo, essi non esercitavano a Lisbona un'influenza così grande come a Roma dopo la Liberazione, perché restavano (Copyright N.Y. Revlcw of Books, Opera Mundi e per l'Italia La Stampa) sotto la tutela dell'Mfa. Ma questa tutela troppo stretta corrispondeva, in parte, al sottosviluppo più grande del Portogallo, il quale comporta una maggior difficoltà d'acclimatazione al pluralismo. L'insieme costituiva un regime mezzo autoritario e mezzo democratico, assai ben adattalo alle esigenze della transizione. La rivoluzione è in crisi da quando quest'«unione sacra» è andata in frantumi, nel governo e nell'Mfa. Le possibilità di stabilire la democrazia in Portogallo dipendono in larga misura dalla sua ricostituzione e dal suo mantenimento in un tempo abbastanza lungo, indipendentemente dai risultati elettorali: quest'ultimo elemento permettendo soltanto di evitare il gioco «al rialzo» che spezzerebbe il pluralismo prima che nasca e che abbia una forza sufficiente. 1 partiti associati dovrebbero anche prendere tutte le decisioni fondamentali con un compromesso unanime, soprattutto sulla riorganizzazione dell'economia, sulla Costituzione, etc. Occorre che l'insieme dei giocatori arrivi ad intendersi sulle regole del gioco, prima di poter veramente incominciare la partita. * •* Nessuno può dire se il Portogallo riuscirà a ritornare sulla via dalla quale si è sfortunatamente allontanato. Se non lo farà, lo sviluppo della democrazia pluralistica resterà molto compromesso. Non si deve dimenticare, d'altra parte, che il suo sviluppo è reso molto più difficile che negli altri Paesi dello stesso livello, perché un gran numero dei nuovi dirigenti di Lisbona vogliono instaurare il socialismo contemporaneamente alla democrazia. Ci si può chiedere se essi non commeilano anche un errore di olraiegia che li condanna allo scacco. I miraggi «gauchistes» rischiano di far smarrire nel deserto coloro che li seguono. Alcuni Paesi sono riusciti a costruire la democrazia pluralistica, altri sono riusciti a costruire il socialismo. Ma nessuno è riuscito fino a questo momento a instaurare l'una e l'altro, e neanche ha osato lanciarsi in una simile impresa. Per oltrepassare un sì vasto oceano, essi non possiedono, per il momento, né barca né vela. Ancora a quel proposito, sembra più efficiente il modello italiano, la cui riuscita è dipesa largamente dalla decisione dei comunisti di non passare alla costruzione del socialismo che dopo la lappa della democrazia borghese. Le rivoluzioni non sopportano che si inseguano due lepri per volta, soprattutto quando queste lepri hanno finora seguito due direzioni divergenti; anche se si può sperare che esse un giorno si congiungano. Copyright di « Le Monde » e pcr l'Italia de « La Stampa » Lenin, di Levine

Persone citate: Lenin, Levine