Un secco "no,, dei militari alla nomina di Goncalves

Un secco "no,, dei militari alla nomina di Goncalves Per il comando supremo delle forze armate Un secco "no,, dei militari alla nomina di Goncalves (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 3 settembre. L'esercito portoghese ha definitivamente voltato le spalle al generale Vasco Goncalves. Il parlamentino militare, composto da 240 delegati in rappresentanza dì circa 100 mila fra ufficiali e soldati, s'è espresso a schiacciante maggioranza contro la nomina dell'ex primo ministro a comandante supremo delle forze armate. L'indicazione scaturita dall'assemblea in uniforme, conclusasi all'alba dopo 14 ore di accese discussioni, è doppiamente importante: elimina le perplessità affiorate sulla consistenza degli antigoncalvistì, confermando il prevalere dei moderati di sìnisti-a sullo schieramento allineato al partito comunista, e offre al presidente Costa Gomes un prezioso alibi con il quale motivare la sospensione del decreto di avanzamento concesso al generale «rosso». Il gruppo del maggiore Melo Antunes, l'ideologo della contestazione militare alla teoria del «potere popolare» dei seguaci di Goncalves, ha così ottenuto un'affermazione di principio che non mancherà di influire sulle trattative che il premier desi- guato Pinheiro de Azevedo sta conducendo da quattro giorni, per ridare al Portogallo un governo legalitario e soprattutto rappresentativo. La riunione di Tancos, importante base di paracadutisti 130 chilometri a nord di Lisbona, era presieduta dal generale Carlos Fabiao, capo di stato maggiore dell'esercito. Al suo fianco sedevano il generale Otelo Saraiva de Carvalho, capo del Copcon, e i comandanti delle tre regioni militari del Paese. Dei cinque alti ufficiali uno solo è ritenuto goncalvista. Si tratta del generale Eurico Corvacho, responsabile della piazza di Oporto, già al centro di aspre critiche rivoltegli dai suoi subalterni. La proporzione dì 4 a 1 ha rispecchiato fedelmente gli umori del resto dell'assemblea, che ha accolto con rumorose manifestazioni di dissenso, battendo ritmicamente i piedi per terra, l'intervento a sorpresa di Goncalves. Il generale ha fatto una breve autocritica, ammettendo di avere commesso «qualche» errore, si è poi scagliato contro la fazione di Antunes accusandola di fungere da «paravento alla restaurazione della destra reazionaria» e infine, visibilmente irritato, ha abbandonato la seduta per rientrare alla sua residenza di Cascais. Lì è stato raggiunto dalla notizia che l'assemblea aveva votato una mozione, consegnata stamane a Costa Gomes, con la quale si chiede l'annullamento della promozione («Non obbediremo mai agli ordini d'un capo di stato maggiore generale rifiutato dalla maggioranza dell'esercito»;. Al posto di Goncalves, di cui si suggerisce l'immediato pensionamento, i militari avrebbero proposto il generale de Carvalho. Vale la pena di ricordare che le designazione di Goncalves allo stato maggiore delle tre armi aveva suscitato fin dall'annuncio notevoli riserve negli ambienti della Nato. Per venerdì è programmata l'assemblea plenaria dell'Mfa, organo controllato finora dagli ufficiali radicali. La sua composizione non viene riconosciuta dai moderati, che minacciano di boicottarla se non sarà rinnovata. Dal plenario del Movimento delle forze armate dovrebbero comunque uscire gli elementi chiarificatori dell'atteggiamento politico delle tre armi,con un indubbio riflesso sulla composizione del governo. Questo, nelle premesse dell'ammiraglio de Azevedo, dovrebbe basarsi sull'accordo programmatico che socialisti, comunisti e socialdemocratici tentano di mettere a punto fra reciproche diffidenze. Mentre dunque ì partiti si affrontano sul terreno dei negoziati condizionati dallo svolgimento delle assemblee militari, il Portogallo vive giorno per giorno il suo dramma più autentico, lo sfaldamento progressivo dell'autorità in Angola, sul quale s'innesta il drammatico rimpatrio di trecentomìla profughi, inferociti per essere stati costretti ad abbandonare tutti i loro beni. Per il Portogallo, i desalojados sono già un problema di difficile soluzione. La massa degli sfollati che il ponte aereo riversa quotidianamente su Lisbona preme per ottenere un lavoro virtualmente introvabile, visto che i disoccupati sono già 700 mila, e non riesce nemmeno a cambiare i pochi escudos angolani portati con sé, ai quali le banche portoghesi non riconoscono più il corso legale. «Siamo stati traditi», è così diventato lo slogan scandito con insistenza dai pieds-soirs portoghesi, «ma ci vendicheremo al più presto». Piero de Garzarolli

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