Le grandi voci della lirica di Massimo Mila

Le grandi voci della lirica LE NOVITÀ DISCOGRAFICHE Le grandi voci della lirica Dilaga il recupero delle grandi voci d'un recente passato. Nella già ricordata collana « Historical Archives » della Voce del Padrone [v. » La Stampa », 5 giugno) esce un disco (Emi 3C06517674M) dedicato al basso torinese Tancredi Pasero, di cui molti ricordano ancora con affetto la simpatica, virile personalità. Sono dodici pezzi registrati tra il 1941 e il 1944. Nessuno certamente appartiene ad un'opera registrata per intero; i direttori (A. Sabaino. Marzollo e L. Ricci) sono quelli che allora usavano per I 78 giri vocali, interamente subordinati alla vantaggiosa presentazione del cantante. E tuttavia, al di là degli atletismi mefistofelici (in Boito e Gounod), al di là d'una « Calunnia » e d'un « Vi ravviso, o luoghi ameni », un po' mancanti di quella finezza che il belcanto del primo Ottocento richiede, qualcuno di questi frammenti riesce a restituire la grandezza dell'interprete nelle sue parti più gloriose: soprattutto il grande monologo di Boris. E si scopre nel disco una insospettata vena mozartiana di Pasero in tre specimen vastamente indicativi: l'aria del catalogo di Leporello, l'aria della gelosia del Conte nelle Nozze e la nobilissima « Hallenarie - di Sarastro (In Italiano), nelle cui note gravi e nel cui registro medio il pastoso metallo della voce di Pasero si fa splendidamente valere. Ed ecco sorgere un'altra collana analoga, « Archivio italiano ». diretta per la Cetra da Franco Soprano. Essa si propone di utilizzare sotto un profilo di storia della vocalità le numerose matrici (invero non sempre impeccabili) che tale casa discografica aveva accumulato nella sua lunga e proficua colleganza con l'Eiar, e poi con la Rai. A tout seigneur, tout honneur, ed è ben giusto che il primo disco [Cetra LPO 2005) ci riconduca la voce di Ebe Stignani, mancata l'anno scorso In età di 70 anni, capostipite di quella Illustre schiatta di mezzosoprani italiani che si prolunga fino ai giorni nostri attraverso la Simionato e la Cossotto. Voce favolosa, di una estensione senza pari, che le permette in questo disco di cimentarsi con la parte sopranile di Norma (» Casta diva » e « Ah! bello a me ritorna »), e di conferire invece tutta la viscerale profondità necessaria alla tubante aria d'amore di Dalila. Forse l'interprete drammatica non era pari all'augusto splendore della voce, e tuttavia la Canzone del velo e « Oh don fatale » son qui a ricordarci che la parte di Eboli nel Don Carlo l'ha, ai nostri tempi, creata e stampata lei. L'aerea levità dei vocalizzi nella Canzone del velo trova riscontro in un'aria della Semiramide di Rossini, mentre due pagine di Gluck (specialmente « Divinità internai » dall'A/cesteì e » Ombra mai iu » dal Serse di Haendel (impropriamente designata come Largo) sembrano colate nel bronzo. Un ritorno quanto mai interessante è quello di Maria Caniglia (Cetra LPO 2006), uno di quei soprani verdiani di cui si dice si stia estinguendo la razza. Possedeva tanto lo scatto drammatico quanto lo spiegamento lirico del canto, un accento vibrato e pronuncia spiccata: anche attraverso singoli brani (ma probabilmente estratti da esecuzioni integrali delle rispettive opere) riesce a far vivere i personaggi verdiani di Leonora [Forza del destino] ed Elisabetta [Don Carlo]. In un passo della Francesca da Rimini di Zandonai, e in due della Fedora di Giordano (tra cui il raccapricciante finale) le è valida spalla il tenore Giacinto Prandelli. Il disco si avvale anche di eccellenti direttori (Marinuzzi, Guarnieri, Rossi e Previtali) alla testa dell'orchestra Rai di Torino; cosa che non si può dire invece del disco dedicato a Ferruccio Tagliavini (Cetra LPO 2007). Forse anche per questo esso si riduce ad uno show personale del tenore di grazia, squisito in Massenet [Manon e Werther], Bizet (/ pescatori di perle] e Cilea [L'Artesiana], là dove meglio si addice quella mescolanza « di sensualità ed elegia » giustamente rilevata dalla presentazione di Aldo Nicastro come qualità precipua della sua voce. Ma in Verdi, Bellini e Donizetti le carenze stilistiche dell'esecu¬ zione orchestrale si ripercuotono sull'interpretazione vocale. Un'altra collana della Cetra, » Opera 75 », pure diretta da Fran- j co Soprano, accoglie il recital cameristico che il soprano Leyla Gencer, accompagnata al pianoforte da Marcello Guerrini, ha recentemente eseguito in molti teatri, Scala compresa, dedicandolo alla memoria di Dino Ciani, il giovane pianista scomparso in un tragico incidente di macchina. L'alta signora della tragedia lirica si fa qui liederista (Cetra LPO 2003). con tutta l'insinuante finezza richiesta dall'operazione, e mette insieme un disco che, tra l'altro, è anche « un atto di cultura », come rileva Lorenzo Arruga nella presentazione: quattro melodie polacche di Chopin, tre ariette di Bellini, squisitissime, due romanze francesi (un po' spaesate) e un'arietta italiana (scintillante) di Donizetti, infine tre pagine dalle Soirées musicales di Rossini, tra cui la travolgente Tarantella, costituiscono un'istruttiva incursione in un angolo remoto del repertorio vocale ottocentesco. Massimo Mila

Luoghi citati: Eboli, Rimini, Torino