Lucca senza granduca di Stefano Reggiani

Lucca senza granduca DOVE LA GENTE VOTA ANCORA DC Lucca senza granduca ' "separatista" anche verso il partito: Fanfani, potente in Toscana, qui conta poco nostro inviato speciale) I (Dal nostro inviato speciale) Lucca, settembre. Il granduca è Fanfani, tutta la forza della de toscana gli sta stretta intorno, attivisti e parlamentari, anche adesso che è senza segreteria e in luna di miele. Ma Lucca no. Per due motivi. Il primo è di indipendenza storica: i lucchesi con la Regione sono tempre stati in antagonismo. Quando si trattò, oltre un secolo fa, di votare l'annessione all'Italia, scesero compatti dietro lo slogan: « Meglio italiani che toscani ». Il secondo motivo è politico: i democristiani in Regione sono degli oppositori, a Lucca hanno la maggioranza assoluta, anche ora, dopo le elezioni del 15 giugno. Sostiene il sindaco; « Se non ci fosse stata l'ondata di insofferenza nazionale verso la de, qui avremmo anche guadagnato voti ». Una de che vince e che ha il potere insegue tattiche e sentimenti diversi da una che sta da sempre all'opposizione. L'isola bianca di Lucchesia ha problemi suoi, sue contraddizioni, un elettorato gelosamente separatista. Da qui nascono la curiosità e l'interesse politico che ci spingono dentro una cittadella dove i democristiani sono dal dopoguerra assediati senza pericolo, continuando ad avere la popolazione dalla loro. Nella provincia antitoscana in Toscana, la de ripete gli schemi della sua spartizione in correnti, delle lotte e delle rappresaglie, con una aggiunta determinante di furbizia e di senso pratico. Fino a qualche anno fa, infatti, per eccesso di ironia, la maggioranza si diceva fanfaniana. Ma che fan)'anioni erano? Divisi e poco convincenti, stavano insieme come un puzzle non incollato. Si ruppero in tre. qualcuno si dichiarò elusivamente forlaniano, qualche altro soprat- i tutto antibutiniano (Butini è il segretario regionale della de, sergente di Fanfani). Alla vigilia del 15 giugno, la sinistra ha preso il potere. La sinistra ha il 35 per cento del partito, e il partito ha 10 mila iscritti su 120 mila votanti. Nella sinistra c'erano soprattutto i ragazzi di Forze Nuove appoggiati dalla Base e dai pochi moro- \ tei raggruppati intorno a Maria Eletta Martini. Fu un colpo di forza che trovò consenzienti (ecco il tato pratico) tutti gli altri. Perfino un vecchio notabile locale come l'on. Biagioni, l'uomo più ! attaccato al potere della de lucchese, per venticinque anni sindaco di Castelnuovo in Garfagnana, giudicata an- ■ che a Lucca una Vandea, si I adattò prontamente e appog- I già la rivoluzione dei giova- I ni. Per tener fede ai principi I ha smesso di fare il sindaco, j Ragazzi-padri Adesso il presidente della Provincia è un giovanotto di 32 anni, l'avv. Bicocchi, somigliante al ministro Spadolini, e dunque bene avviato, quanto a phisique du ròle, nella carriera politica. Il j segretario del partito, Licheri, è un ex-contestatore, un \ insofferente che ha rischiato \ spesso l'espulsione. Sono come ragazzi-padri: la responsabilità li spinge improvvisamente alla prudenza e al recupero delle tradizionali e deprecate virtù lucchesi. Con la gestione dei giovani ravveduti il partito ha perso il 2 per cento dei voti e conservato quasi dapper- \ tutto la maggioranza assoluta. Ci sono 25 giunte monocolori su 35 comuni. In cin- I que centri la de è al potere I con le forze del centro-sinistra. Negli altri comuni ci sono giunte di sinistra. Tra i comuni rossi Viareggio, che conferma la vocazione dissenziente della Versilia. In j compenso i voti a Capanno- \ ri sono aumentati: 25 seggi SU 40. La de, con uno slogan a tutta prima sorprendente, aveva chiesto consensi « in nome del buon governo ». « In realtà — spiega il sin- ■ daco Favilla, giudicato dai suoi un forzanovista di cen- \ tro — la nostra amministrazione lucchese aveva lascia- I to poco spazio allo scontento e alle critiche sui pro'ole- : mi locali. Le delibere più j importanti sono passate con il voto degli altri partiti. ; Non ci sono stati scandali, non ci sono state gravi scorrettezze ». Certo è un bel vanto, rispetto allo sfondo italiano. La campagna elet- ! tarale è stata condotta con j particolare moderazione dal I pei; in toni molto polemici j dal psi, che aveva in lista \ anche esponenti del gruppo Stella Rossa. In un grande ' sforzo per « qualificarsi », la \ giunta de aveva municipaliziato, prima delle elezioni, i gas e trasporti: una chiamata di corresponsabilità verso \ le opposizioni. «L'elite intellettuale a Lucca — dice Favilla — è sempre stata espressa dai cattolici. Porse negli ultimi anni abbiamo vissuto di rendita e ce ne accorgiamo ora che il mondo cattolico si è incrinato, abbandonando le tradizionali fedeltà politiche e coltivando nuove inquietudini ». Alla fine, chi sono questi I I I j \ ■ \ I : j ; ! j I j \ ' \ i \ Alla fine, chi sono questi tenaci elettori de? Arrivando a Lucca da Pisa o da Viareggìo, si vedono in mezzo al verde delle colline tante villette, quale ancora da imbiancare, quale finita frettolosamente. La casa unifamiliare in campagna è l'ambizione, quasi sempre appagata, della maggioranza. Sono operai-contadini con la nostalgia dei campi (che lavorano dopo la fabbrica) e il piacere lucchese della segretezza domestica. Nella costruzione delle villette raramente interviene un'impresa edile. E' il proprietario che lavora il sabato e la domenica, assoldando qualche amico muratore e misurando la crescita della casa un mattone dopo l'altro. « Si fanno le case con i milioni che in città sarebbero appena sufficienti ad acquistare una stanza in un condominio ». E' un tessuto culturalmente omogeneo, tutta gente di Lucchesia. Non c'è stata immigrazione, non c'è stato confronto con altri modelli civili. « Chiamiamola anche arretratezza», concede Favilla. Ma c'è un vantaggio: « Rende gli uomini meno scontenti, più attaccati alla casa e alle istituzioni ». Il presidente del Banco del Monte di Lucca, Nieri, conduce con i suoi fratelli una costellazione di piccole aziende, dalla plastica agli alimentari. Suo nonno era agricoltore, lui dice di essere stampato sulla stessa matrice dei suoi operai e dei suoi impiegati. La teoria imprenditoriale lucchese vuole che si diventi padroni senza farlo pesare. « Prendiamo una famiglia tipo — dice Nieri in vena d'esempi —. I vecchi genitori con la pensione, la casa propria e un pezzetto di terra. Ci sono tre figli. Le due donne lavorano, una alla Cucirini, l'altra da me. Il figlio è impiegato in una ditta di mobili. Ebbene, in casa entrano circa 600 mila lire, escluse le pensioni dei vecchi. Non c'è affitto da pagare e si mangia con i prodotti dell'orto e del pollaio ». Addirittura un quadro di sobria abbondanza, una economia di lusso sparagnino, che sollecita la stabilità sociale e dà forti depositi alle banche. Tutti i maggiori istituti di credito italiani hanno aperto una sede a Lucca: fanno gola anche le rimesse degli emigrati, che si costituiscono in patria un capitale di ritorno buono per la vecchiaia. « Allo sportello bancario di una piccola frazione della Garfagnana ci sono sei o sette miliardi di depositi ». I titolari di questa parsimoniosa ricchezza pendono verso la de. « Qui da noi, se uno investe venti vuol dire che ha da parte quaranta ». La paura di rischiare ha privato la Lucchesia del boom, ma ora attutisce la recessione, anche se ci sono gravi preoccupazioni per il settore tessile. Che parte hanno avuto i preti in questa fedeltà al voto bianco? Che parte la componente cattolica? Una parte notevole, ammettono tutti; ma poi si comincia a discutere sul tipo di cattolicesimo che si addice a Lucca. E' un cattolicesimo protestante che rispetta le gerarchie, ma soprattutto gli affari. Del retto c'è una forte parentesi di conversioni protestanti e di emigrazioni religiose nella storia cittadina. Il prof. Renzo Papini sta in un piccolo studio fuori Porta Elisa. Abita con molti libri ed un padre di cetito anni («lucidissimo»). Presiede quel che resta dell'Azione cattolica lucchese. « Le parrocchie sono ormai indipendenti nelle loro attività. C'è stato qualche tempo fa un movimento denominato Persona e Comunità, singolare anticipo di Comunione e Liberazione ». Ma adesso i giovani cattolici che fanno? « Una parte va nei gruppi extra parlamentari». E l'altra parte? « So di molti diciottenni che hanno votato per il partito comunista. L'avanzata dei comunisti anche a Lucca si deve per l'appunto ai diciottenni ». E il clero ha abbandonato del tutto la de? In pratica torse no. ma ufficialmente sì. Spiega il presidente della provincia. Bicocchi: « Con monsignor Bartoletti, oggi segretario della Gei, si compi l'opera di disimpegno dalla politica. Il vescovo attuale Agresti l'ha consolidata ». Sospira il sindaco Favilla: « Certo, abbiamo perduto un appoggio. Ma chi può dire che una politica troppo scopertamente favorevole a noi non sarebbe controproducente e dannosa? ». In realtà la componente cattolica assiste la de come garanzia storica. In Lucchesia la Resistenza l'hanno fatta anche i parroci: ne sono caduti cinquantadue. uccisi dai nazisti. Ed è una credenziale che frutta ancora. In una casetta di montagna, sopra Cutigliano verso l'Abetone, sta in vacanza, o in ritiro, l'onorevole Maria Eletta Martini, la più nota democristiana della provin- democristiana della provincia. Ha avuto aspri scontri con Fanfani, che racconta volentieri. Quando si preparava il referendum lei con altri colleghi si adoperò per raccogliere un pacchetto di proposte legislative utili a scongiurare il confronto. Fanfani le respinse bruscamente. « E' stato il suo più grave errore, il partito ha perso di netto il dieci per cento dell'elettorato e non lo ha recuperato ». Perché Fanfani ha fatto questo errore? « Perché non aveva capito la gente. Perché tutti i più importanti dirigenti democristiani non conoscono la gente, non vanno in tram, non ascoltano le massaie. Parlano solo tra loro, in un inutile balletto ». "Faccio la colla" La signorina Martini non voleva essere rieletta. Diceva: « No, no, nella de non ho più fiducia, non vedo prospettive per questo partito ». La pregarono, insistenti. Non capita tutti i I giorni fra i democristiani. Lei accettò per non sembra- I re una traditrice, come aveva accettato con disciplina (forse troppa) la scelta del referendum. Il padre di Maria Eletta fu per tanti anni sindaco di Lucca, un notabile della vecchia guardia, uno sturziano. Lei adesso che cosa fa a Lucca? « Faccio la I colla. Tengo unite le corren- ! ti. Sono pessimista sulla de nazionale, ma ottimista su quella locale. Il rinnovamen- ; to deve partire dal basso ». Vogliamo discutere con ■ l'onorevole democristiana le \ ragioni politiche della fedel1 tà bianca di Lucca. Lei spie| ga che almeno fino alla crìI si generazionale del '68 la I de lucchese è stata la natu\ rate rappresentante dei suoi ; elettori, è stata « popolare ». E lo è tuttora nei comuni | della provincia dove il sin| daco oltre che capopopolo, se ne ha le doti personali. ' è delegato alle vertenze di la! voro. L'occupazione delle fabbriche, la requisizione, quando il lavoro è in peri. colo, diventano una pratica ■ quasi di normale amministrazione per un sindaco di Lucchesia. Tuttavia, dice l'onorevole. j ad un certo punto la presenza in fabbrica non basta i più. Occorre uno siane più. Occorre uno slancio ideologico, cioè una caratterizzazione del partito in senso progressista, o, per dirla con la tradizione, « popolare ». La Martini soffre per l'ipoteca degli elettori moderati che costituiscono la base del partito a Lucca. Il rapporto diretto col moderatismo per lei è un grave errore. Si capisce: « I moderati, magari malvolentieri, votano sempre per noi, bisogna occuparsi degli altri, stare al passo con i giovani ». Non teme la nascita di un partito a destra della de? « Ah, magari ». Spera in una coalizione conservatrice tra pli e psdi. Una de popolare renderebbe vano il compromesso storico: « Solo la destra del partito avrebbe interesse a un accordo di vertice, una spartizione di potere ». Col pei, come alcuni suoi amici lucchesi, vuole accordi separati, volta per volta, sui singoli problemi. « Come si è sempre fatto, senza scandali ». Che cosa dicono della Martini gli elettori più prudenti? « E' una persona per bene. Ha un difetto solo: parla come uno di sinistra ». S'è capito che il voto bianco di Lucca è composito, fatto anche di riserve e di scaltrezze. Sul fondo contadino e paesano, sull'adesione disinteressata, sembra prevalere la tempra mercantile della città, con il calcolo della convenienza e il confronto dei vantaggi. Nota per la parsimonia, addirittura per l'avarizia, la maggioranza dei lucchesi risparmia anche in politica, nemica dei cambiamenti troppo I bruschi e sospettosa di quel! la forma di dissipazione che sono alle volte le rivoluzioni e le riforme radicali. I giovani che hanno conquistato la de cercano di modernizzare l'impresa cambiando banca, ma usando gli stessi, sudati capitali. E' un'operazione di ricambio interno il cui meccanismo sfugge alla de nazionale, anche se può farle gola. Dice Papini con maturato stupore: « Credo che ci siano due de. Per inI tenderci, quella napoletana ' e quella lucchese». La de na! poletana non paga nemme! no gli interessi ai sottoscrittori. Stefano Reggiani