Il bimbo bruciato

Il bimbo bruciato Il bimbo bruciato Laura Fermi dice: Majorana aveva continuato a frequentare l'Istituto di Roma e a lavorarvi saltuariamente, nel suo modo peculiare, finché nel 1933 era andato per qualche mese in Germania. Al ritorno non riprese il suo posto nella vita dell'Istituto; anzi, non volle più farsi vedere nemmeno dai vecchi compagni. Sul turbamento del suo carattere dovette certamente influire un fatto tragico che aveva colpito la famiglia Majorana. Un bimbo in fasce, cugino di Ettore, era morto bruciato nella culla, che aveva preso fuoco inspiegabilmente. Si parlò di delitto. Fu accusato uno zio del piccino e di Ettore. Quest'ultimo si assunse la responsabilità di provare l'innocenza dello zio. Con grande risolutezza si occupò personalmente del processo, trattò con gli avvocati, curò i particolari. Lo zio fu assolto; ma lo sforzo, la preoccupazione continua, le emozioni del processo non potevano non lasciare effetti duraturi in una persona sensitiva quale era Ettore. Il ricordo è impreciso. Nessuna parentela tra Ettore Majorana e il bambino. La culla non aveva preso luoco inspiegabilmente. Il giovanissimo Ettore non si assunse — né poteva, appunto perché giovanissimo e considerando la struttura di una famiglia siciliana — il ruolo di investigatore, di coordinatore, di guida del collegio di difesa. Avrà, senza dubbio, « meditato » (espressione che ricorre nelle sue lettere quando parla di una qualche difficoltà da superare) sul problema: ma proprio nel porselo come problema è da credere riuscisse a vivere il caso con più distacco e minore ansietà degli altri familiari. Che poi delle sue deduzioni, della sua soluzione del problema, gli avvocati si avvalessero, è ilei tutto improbabile. Quasi tutti « principi del foro » — e l'unico che non lo fosse era Roberto Farinacci: ma la sua nullità professionale era ad usura compensata dalla temibilità politica — c'è da immaginarsi con quale freddezza o addirittura spregio avrebbero accolto ogni « profano » suggerimento. Nel ricordo di Laura Fermi si nota anche una certa indecisione a collocare nel tempo l'episodio: se prima o dopo il viaggio di Ettore in Germania. Ma appunto perché tutto si era concluso prima noi possiamo dire, sulle lettere dalla Germania oltre che sulle testimonianze dei familiari, che lo avvenimento, per quanto lungamente avesse tenuto in pena ed ansietà tutta la famiglia, non aveva lasciato in Ettore Majorana — come invece tendono a credere, con Laura Fermi, quelli che gli erano stati vicini nell'Istituto romano — traccia di turbamento, di squilibrio. Secondo alcuni degli amici — dice Edoardo Arnaldi — questo episodio avrebbe avuto un'influenza determinante sull'atteggiamento di Ettore di fronte alla vita: ma i fratelli, che ricordano tutti con chiarezza quel periodo, lo escludono nel modo più deciso; il che vuol dire che anche lui, Arnaldi, che pure è stato tra i pochi che continuarono a frequentare Majorana dopo il ritorno da Lipsia, non saprebbe sul suo solo ricordo affermare se quell'avvenimento aveva avuto o no influenza sulla più accentuata scontrosità e misantropia dell'amico. La tentazione ad avanzare l'ipotesi che queste imprecisioni, queste incertezze, abbiano una prolonda ragione e funzione, è piuttosto forte. Rifuggendo, coloro che gli furono vicini e « ricordano », dall'idea che Ettore Majorana possa, nella scienza che maneggiava e calcolava, nella scienza che «portava», aver visto (intravisto, previsto) qualcosa di terribile, qualcosa di atroce, una immagine di fuoco e di morte: ecco quel che a livello di coscienza e di competenza rifiutano di ammettere, che recisamente negano, riemergere in una specie di lapsus della memoria, in un vero e proprio qui prò quo, in un oscuro « questo per quello ». Si trovano così ad avvicinare Ettore Majorana ad una immagine che allude a « quell'altra »; ad una immagine che emblematicamente, simbolicamente, contiene « quell'altra ». Il bambino bruciato nella culla. L'immagine ha, per dirla con una espressione che si appartiene alla fisica nucleare e alle ricerche di Majorana, una «forza di scambio» incontenibile. E non soltanto per coloro che hanno vissuto la storia delle ricerche nucleari e ne sono stati segnati, ma anche per tutti coloro che si accostano alla vita tli Ettore Majorana, al mistero della sua scomparsa. Leonardo Sciascia ( continua )

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