Sono amici veri o finti? di Maurizio Caravella

Sono amici veri o finti? Moser e Gimondi, «capitani» degli azzurri Sono amici veri o finti? Un problema in più per il c.t. Martini, oggetto (ingiustamente) di critiche - Domani decisione per Bertoglio: Santambrogio e Paolini sperano nella promozione Adesso si sia davvero esagerando. Sembra che Martini sia colpevole di una lunga serie di misfatti: il titolare della Furzi lo accusa di » boicottaggio •■ nei confronti dei gruppi sportivi meno * influenti » ed i dirigenti della Magnillex parlano addirittura di malia; gli esclusi dalla squadra azzurra (e in particolar modo Conti e Panizza) proclamano di essere siali vittime di grosse ingiustizie; altri dicono che Bertoglio non meritava un posto in « nazionale » e che quindi sono stati usati due pesi e due misure. Insomma, Martini avrebbe sbagliato tutto. E invece non ha sbagliato nulla. 0 quasi nulla, a seconda dei punti di vista (perché anche nel ciclismo, è chiaro, su certe decisioni è dillicile trovare tutti d'accordo). Ma, quel che più conta. Martini ha agito in perfetta buona lede. Una buona lede che 1 suoi accusatori tentano di mettere in dubbio, ma senza riuscirci. Primo punto: presunto « boicottaqgio » nei confronti di alcune squadre « piccole ». £' una lesi assurda. La Furzi voleva Conti in azzurro, ma Conti si è messo ad andare forte dopo che le convocazioni erano state latte: troppo tardi, per protestare. La Magnillex aveva tre candidati: Basso, Perletto e Zilioli. Ma Basso si è dimenticato da troppo tempo di come si la a vincere, Perletto nelle » indicative » è andato in altalena. Il signor Magni dice: « Abbiamo speso cento milioni, quest'anno, per il ciclismo. Ci saremmo accontentati, ad esempio, di un posto da riserva per Zilioli ». Ma I pretendenti erano parecchi e, se fosse stato incluso Zilioli, sarebbe stato qualcun altro a protestare. Senza contare che Martini ha bisogno soprattutto di validi gregari, perché si rende perfettamente conto che ad Yvoir soltanto due azzurri hanno qualche possibilità di vittoria: Moser, innanzitutto, e poi Gimondi. Per la sua generosità, Zilioli un posto avrebbe anche potuto trovarlo In squadra. Ma Martini, escludendolo, non ha certo voluto boicottare la sua società. Secondo punto: ingiustizie nei confronti degli esclusi. Di Conti si è detto. Per quanto riguarda Panizza — e // discorso può valere anche per altri — Martini lia seguito una sua valutazione tecnica, suffragata tra l'altro dai risultati complessivi delle « indicative ». Della squadra di Panizza, d'altra parte, un elemento è entrato: Bellini, che è abituato a lare il gregario ed ha dimostrato di attraversare un ottimo periodo di forma. Bellini, per tutta la stagione, «lavora" per De Vlaeminck. Ma Martini lo ha incluso lo stesso. ha dimostrato di fidarsi di lui. Ed è convinto che sarà una fiducia ripagata bene. Terzo punto: Bertoglio. In effetti il vincitore del Giro d'Italia nelle « indicative » aveva fatto ben poco, al Giro dell'Umbria — la prova decisiva — si era addirittura ritirato. Martini — ammettiamolo — non ha avuto il coraggio di bocciare proprio il corridore che, al Giro, aveva salvato il nostro ciclismo da una » magra » clamorosa. Sperava che Bertoglio si riprendesse e invece la Maglia Rosa è stata addirittura costretta ad interrompere di nuovo la preparazione per una forte tonsillite. Ma se Martini ha latto questo errore — ammesso e non concesso che sia davvero un errore —, adesso ha tempo e modo di rimediare. Se domani, alla Coppa Bernocchi, Bertoglio dimostrerà di aver ritrovato la piena efficienza fisico-atletica, Ij decima maglia azzurra sarà sua. In caso contrario, verrà promosso Satambrogio, oppure Paolini. Le due riserve, avendo ancora la speranza di entrare fra i titolari dal buco della serratura, si stanno facendo una guerra accanita (è successo persino ieri al circuito di Chignolo Po). E' bene quindi che il dubbio su Bertoglio si chiarisca Ili fretta, perché la rivalità accesa (troppo accesa) tra Santambrogio e Paolini non contribuisce certo ad aumentare la serenità nel » clan » azzurro. Martini sapeva fin dall'inizio che. in qualsiasi modo avesse latto la squadra, avrebbe creato degli scontenti: le polemiche, quindi, erano talmente prevedibili da non stupire nessuno. Pero, ripetiamo, a tutto c'è un limite. E Martini, è ovvio, non vede l'ora di partire per il Belgio per lasciarsi le contestazioni alle spalle. Ma ad Yvoir. forse, sorgerà qualche altro problema. Corre voce, inlatti, che tra Moser e Gimondi (i due « capitani » della squadra) non corra buon sangue. Da una parte, un giovane che sale prepotentemente alla ribalta; dall'altra, una vecchia bandiera • che non ha alcuna intenzione di lasciarsi ammainare: la rivalità c'è. .ed è una rivalità grossa, inutile nasconderlo. Pare inoltre che Ira i due. in più di un'occasione, ci siano stati dei » dispetti » in corsa. Un corridore, che ovviamente preferisce mantenere l'anonimato, ci ha detto: « Fingono di essere amici, ma non lo sono. E chissà se ad Yvoir riusciranno a diventarlo ». Martini afferma: «Parlerò chiaro a tutti, non voglio una nazionale divisa in due blocchi. Voglio una squadra unita ». Parlerà chiaro: speriamo che basti. Maurizio Caravella

Luoghi citati: Belgio, Chignolo Po, Italia, Umbria, Yvoir