Mai così male gli sprinter azzurri

Mai così male gli sprinter azzurri Turrini, Borghetti e Cardi a picco: nessuno in semifinale Mai così male gli sprinter azzurri Ai mondiali una figuraccia per i velocisti che non ha precedenti negli ultimi vent'anni - Clima ostile per i nostri corridori - Qualche speranza di medaglia fra gli stayers (anche Avogadri in finale con Benfatto) e nell'inseguimento a squadre (Dal nostro inviato speciale) Liegi, 24 agosto. Il torneo della velocità professionisti, cui si affidavano le speranze italiane di arricchire il magro bilancio di medaglie in questi campionati del mondo di ciclismo su pista, è finito per il terzetto azzurro Turrini-Cardi-Borghetti con un amaro scivolone collettivo nei quarti di finale. Una figuraccia senza precedenti negli ultimi vent'anni: anche dopo la fine dell'epoca d'oro di Maspes e Gaiardoni l'Italia era sempre riuscita ad arrivare alle semifinali, quasi sempre — salvo l'anno scorso a Montreal — in zona medaglie. Gli sprinters professionisti costituiscono ormai una sparuta ed anacronistica setta di superstiti di un tempo glorioso. I veri campioni non ci sono più, nomi nuovi non ne spuntano. Restano a tenere in vita un torneo che non ha più ragione di esistere questi pochi veterani di lunga carriera, cavalli bolsi ormai che le prenderebbero regolarmente dai dilettanti se l'Uci si decidesse all'unica soluzione logica, cioè al rilascio di una licenza unica per la pista. In questa «troupe» di sorpassati, Turrini e Borghetti (ed anche Cardi, per il quale la relativa giovinezza non è certo un'attenuante) hanno finito col dimostrarsi ancor più sorpassati degli altri. Gli sprinters azzurri avevano già faticato assai, ieri sera, per superare lo scoglio del primo turno eliminatorio: Borghetti, il meno quotato dei tre, era riuscito a far fuori l'ex campione del mondo Van Lancker per una grossolana scorrettezza che era costata la squalifica al belga, ma Turrini si era fatto ricacciare nei recuperi dal giapponese Abe ed Ezio Cardi aveva seguito la stessa sorte per merito dell'americano Cutting, Arrivati alla finale dei recuperi con Van Lancker, Turrini e Cardi erano riusciti ad eliminare il belga in modo rocambolesco, con una volata vinta regolarmente da Turrini su Cardi ma poi arbitrata in modo cervellotico dalla giuria dei campionati. Cardi era stato squalificato, su segnalazione del giudice di curva, per una presunta scorrettezza ai danni di Van Lancker. In seguito ad un reclamo da parte di Guido Messina e all'attenta visione del film dello sprint, che aveva escluso ogni dolo da parte dell'italiano, Cardi era stato riqualificato ma gli azzurri, rei di aver provocato l'esclusione dalla gara del campione di casa Van Lancker, si erano venuti a trovare in un ambiente impensabilmente ostile. Ciò ha forse influito in modo decisivo sul loro rendimento nei quarti di finale disputati oggi, in cui il pubblico, scarso ma turbolento, ha fatto ogni volta il tifo per gli avversari degli azzurri, mostratisi comunque largamente inferiori al loro pur modesto standard di rendimento. Ezio Cardi ha dato via libera al campione del mondo uscente Peder Pedersen, senza nemmeno poter accennare ad impegnarlo e ripetendo, in ciascuna delle due manches, lo stesso errore, all'uscita dalla penultima curva, che lo ha consegnato indifeso all'avversario sulla dirittura finale. I Turrini, il più bersagliato dal pubblico per certi inutili gesti di scherno fatti ieri sera, ha ceduto altrettanto nettamente all'australiano Nicholson, che non è certo un fulmine di guerra ma almeno ha un po' di forza nelle gambe e non si affida, come l'anziano bolognese, ad un motore ormai sfiatato. Turrini ha fatto le cose per benino, cercando di sfruttare al massimo la sua esperienza; ma, nei confronti dell'avversario, si muoveva al rallentatore, patetico quasi nella sua impotenza. Inevitabile quindi la doppia sconfitta, senza la minima possibilità di discussione. Gigi Borghetti, almeno, si è battuto fino all'ultimo, contro l'altro australiano Clark, bat¬ tendolo abilmente nella prima prova, cedendo di misura nella seconda, al termine della quale ha protestato invano per una presunta scorrettezza del rivale che, in verità, dalla tribuna, non ho proprio potuto notare. Nella «bella» il milanese, costretto dal rivale a girare al largo nell'ultima curva, non è riuscito più, sia pure per pochissimo, a rimontare. E con lui le speranze italiane di recitare in questo campionato un ruolo non troppo indegno di un glorioso passato sono definitivamente crollate. Passano quindi alle finali il campione del mondo uscente Pedersen, gli australiani Nicholson e Clark e, per la prima volta nella storia dei campionati, un giapponese, Abe, che ha eliminato Cutting. La maglia iridata della velocità professionisti, che viene assegnata domani sera come ultimo « numero » della riunione conclusiva di questi campionati, insomma non ci riguarda più. Qualche scampolo di speranza, almeno a livello di piazzamento, ci resta nelle altre due specialità che concludono domani sera il loro cammino: il mezzofondo professionisti e l'inseguimento a squadre dilettanti. Tra gli stayers, Walter Avogadri, classificandosi terzo nel recupero di oggi, ha raggiunto in finale Attilio Benfatto, con la possibilità di dargli una mano a cercar di riacciuffare la medaglia eli bronzo già toccatagli l'ermo scorso a Montreal. Il favorito è il campione del mondo uscente, l'olandese Cornelius Stam, ma i tifosi belgi puntano moltissimo su Julien Stevens, ex gregario di Merckx, che si è dedicato da poco, sotto la guida dell'ex campione del mondo Verschueren, all'attività dietro motori. Con due colossi del genere contro cui lottare e con 1 tedeschi Kemper e Pfeffgen che possono essere minacciosi outsider, sarà già un grosso impegno per Benfatto cercar di confermare Montreal. Nelle prove del quartetto, i ragazzini azzurri Saronni-De Candido - Bisacchi - Cipollini (due dei quali largamente minorenni) sono riusciti a battere nettamente la Gran Bretagna nei quarti di finale e domani sera cercheranno lo spiraglio verso la finale — forse impossibile, ma non si sa mai — contro i campioni del mondo uscenti della Germania Federale. Il tempo sui quattro chilometri del poker azzurro — 4'41"98 — non è stato trascendentale e solo un miracolo potrebbe consentire a Saronni e compagni di far fuori i fortissimi tedeschi. Ma la possibilità di giocarsi almeno la medaglia di bronzo con i perdenti dell'altro accoppiamento tra Urss e Germania Orientale è senz'altro concreto. Gianni Pignata Liegi. Turrini, dopo la sconfitta: sperava in una medaglia, ha dovuto arrendersi già nei quarti di finale (Telcl'oto)

Luoghi citati: Germania Federale, Germania Orientale, Gran Bretagna, Italia, Montreal, Urss