"Una soddisfazione enorme ma una fatica da pazzi...,,

"Una soddisfazione enorme ma una fatica da pazzi...,, La corsa vista da un protagonista "Una soddisfazione enorme ma una fatica da pazzi...,, E' il secondo anno che partecipo al « Trofeo 3 Rifugi »: una soddisfazione enorme, ma una fatica pazzesca. Ieri, per le condizioni atmosferiche assolutamente proibitive, è stato ancora peggio delta prima volta. Al mattino, quando ci siamo svegliati, Marchionatti ed io eravamo indecisi se partire o no. Poi ci siamo lasciati tirare dagli altri. A questo punto i più pratici di queste cose hanno posto le premesse per un buon risultato: la scelta dell'equipaggiamento. Alcuni volevano vestirsi molto, altri poco. Hanno avuto ragione ì primi: se si era poco coperti il freddo bloccava la respirazione e gelava il sudore addosso, indurendo i muscoli. La prima parte della gara, dalla partenza al rifugio Barbara, è andata ab bastanza bene perché si era ancora freschi e c'era un lungo tratto in discesa. Poi incominciavano i guai. I sassi che di solito affiorano dai ruscelli e servono per guadarli, erano coperti di acqua. Bisognava entrarci dentro rischiando le storte e facendosi congelare i piedi. L'ultimo chilometro per raggiungere il Colle Manzol, poi, era un vero calvario: la pendenza è ripida, la neve copriva il terreno e non si vedeva dove mettere i piedi. Ogni passo era un rischio. In cima al Manzol c'era bufera, con vento e neve che tagliava la pelle. Alcuni hanno chiesto a quelli del posto di controllo di massaggiarli con alcool, ma quei poveretti stavano peggio di noi. Comunque ci hanno aiutato molto. A qualcuno dovevano tenere il bicchiere del tè perché non ce la faceva a reggerlo con le proprie mani. Altri si versavano la bevanda calda sui piedi per cercare di scaldarli. Di qui incominciava la parte più pericolosa: discesa ripida su pietraia coperta di neve. Io sono caduto tre volte. Marchionatti due o tre. Al Granerò, Marchionatti si è fermato. E come lui tanti altri. Quelli del soccorso li spogliavano, li massaggiavano con alcool e li mettevano a letto con un mucchio di coperte. Il medico di servizio, ad alcuni, ha dovuto fare iniezioni di cardiotonici e di coadiuvanti della circolazione perché non riuscivano a riprendersi. Io ho proseguito anche per il mio compagno: almeno uno dei due doveva arrivare al traguardo. Il tratto finale è più facile, ma non per questo meno pericoloso. Si corre dentro ai sentieri scavati dai ruscelli, larghi una trentina di centimetri e profondi altrettanto. Erano però pieni di acqua e non si vedevano le pietre né le radici né gli altri ostacoli. Anche qui molti cadevano. A me è andata bene. Giuseppe Zallio

Persone citate: Giuseppe Zallio, Marchionatti