"Moser, lo prometto: non tradirò,, di Maurizio Caravella

"Moser, lo prometto: non tradirò,, Bellini, gregario di De Vlaeminck, rassicura il suo capitano di un giorno "Moser, lo prometto: non tradirò,, Franca spiegazione tra i due corridori: ora Francesco si fida di più • Santambrogio, retrocesso a riserva per i mondiali, si sente preso in giro: «Non so neppure se andrò in Belgio» - Polemiche per la promozione di Bertoglio - Alla Magniflex si parla di «mafia» - Una squadra con una punta (Moser), una mezza punta (Gimondi) ed un battitore quasi libero (Battaglin) - Grosse rivalità in seno alla «nazionale» (Dal nostro inviato speciale) Perugia, 10 agosto. Adesso Moser si fida un po' di più. Peri mondiali aveva chiesto tre gregari » personali » e Martini glieli ha concessi, però non tutti della sua squadra: oltre a Poggiali e Simonetti, ha affidato il compito di aiutare Francesco a Bellini, che per tutta la stagione corre per quel De Vlaeminck che sul circuito di Yvoir sarà uno dei » nemici » più pericolosi della nostra nazionale. Logico che Moser, all'inizio, non fosse del tutto tranquillo: fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. E allora ha fatto a Bellini più o meno questo discorso: -Devi assicurarmi che non farai degli scherzi: devi promettermi che. quel giorno, ti dimenticherai di essere un gregario di De Vlaeminck. lo non voglio nemici in casa. Chiaro?'. Chiarissimo, e Bellini ha subito garantito fedeltà assoluta: per lui De Vlaeminck, quc' giorno, sarà un nemico, come per tutti gli altri azzurri. -Mi è sembrato sincaio — dice Moser —. adesso sono più tranquillo. £' vero, avrei preterito tre gregari della mia squadra, ma se uno di loro non si tosse dimostrate all'altezza de! compito la responsabilità sarebbe stata mia: per questo non ho insistito ». Un problema in meno, insomma, per Martini. Purtroppo, però, per il et. ne restano parecchi altri. Uno riguarda Santambrogio, che era sicuro della maglia da titolare e invece ora si trova improvvisamente riserva, senza capire perché: 'Martini — spiega — aveva dichiarato dopo la Tre Valli Varesine che ne avrebbe voluti tanti corridori come me in nazionale: ne ha uno e lo lascia luori. Durante il Tour il segretario dell'Ucip. Massaretti, mi aveva detto: fai un bel Giro di Francia e non avrai problemi. A San Damiano lo stesso Martini mi aveva latto capire che un posto per me ci sarebbe stato sicuramente: non mi aveva chiesto dei risultati, si era soltanto raccomandato che mantenessi la torma D'altra parte, da un gregario non si può pretendere la vittoria a tutti i costi. Comunque, se me lo avessero chiesto, ci avrei provato. Ero tranquillo, sicuro. E adesso mi sento preso in giro ». Santambrogio, che l'anno scorso a Montreal fu il migliore degli azzurri, minaccia di non recarsi neppure in Belgio: « Con che spirito andrei, ora, come riserva? Al posto mio potrebbe andare un giovane, e per lui sarebbe una promozione: per me invece si tratta di una bocciatura che non mi aspettavo e che non credo di meritare. Ripeto che nessuno mi aveva chiesto dei risultati, in queste ultime corse. Ma anche ammesso che tosse indispensabile mettersi in mostra, perché allora è stato promosso Bertoglio. che nelle " indicative " non ha fatto assolutamente nulla? Ieri, al Giro dell'Umbria, l'ho visto io scendere di bicicletta e ritirarsi: non riusciva neppure più a reggersi in piedi. E allora? ». Santambrogio si sente » tradito » e non ha tutti i torti, se gli erano state fatte veramente — come lui sostiene — cer¬ te promesse. Ma, a quanto ci risulta, la colpa — se di colpa si può parlare — della sua esclusione non è né di Martini, né del dott. Massaretti. I due sarebbero stati messi in minoranza dagli altri componenti della commissione tecnica — che per ragioni geopolitiche volevano almeno cinque squadre rappresentate in nazionale — e sarebbero stati quindi costretti ad avallare una decisione che non approvavano (o che non approvavano del tutto). Un altro problema riguarda Bertoglio. che dopo l'arrivo del Giro dell'Umbria ha candidamente dichiarato: ■ Sono azzurro anch'io? Benissimo: non ci speravo quasi più ». Martini ha sempre dichiarato che sarebbero entrati in squadra i corridori più in forma, aggiungendo però che a parità di condizione con altri pretendenti, Bertoglio avrebbe avuto un punto a favore. Un discorso giustissimo, visto che Bertoglio ha vinto il Giro d'Italia e questa è una nota di merito che, in una valu¬ tazione globale, non si può certo trascurare. Ma Bertoglio non è affatto in forma, anche ieri nel ■ test » decisivo si è ritirato. La sua convocazione lascia perplesso persino lui, figuriamoci che cosa ne pensano quelli che, sudando, sono arrivati ad un passo dalla promozione. Se Bertoglio fallirà ad Yvoir — com'è probabile, nel caso che le sue condizioni non migliorino, — sminuirà il valore della sua maglia rosa e renderà un pessimo servizio alla causa azzurra. Le proteste vengono anche da Paolinl (« Sono stato bocciato a causa di una foratura al Giro dell'Umbria: è giusto? »), da Conti e dalla Magniflex al completo, che in segno di protesta per essere stata totalmente esclusa dalle convocazioni ha deciso di ritirarsi dall'attività. I candidati erano tre: Perletto, Basso e Zilioli (quest'ultimo, che In Umbria ha corso molto bene, con la sua esperienza avrebbe potuto essere il « regista » della squadra). Alla Magniflex qualcuno parla addirittu- ra di » mafia »; la commissione tecnica viene messa apertamente sotto accusa. Speriamo soltanto che i dirigenti del gruppo sportivo toscano, dopo una riflessione più serena, tornino sulle proprie decisioni e decidano di non abbandonare il ciclismo. Sarebbe una perdita molto dolorosa. Le polemiche e le recriminazioni, comunque, non devono stupire più di tanto: i posti da titolare sono soltanto dieci e qualsiasi decisione di Martini vivrebbe inevitabilmente provocato dei malumori. Il criterio con cui è stata fatta la squadra è questo: Moser è indiscutibilmente il numero uno (e lo ha confermato in pieno anche a Perugia), quindi si è pensato —■ giustamente — di «proteggerlo» con tre gregari, che saranno Poggiali, Simonetti e Bellini; Gimondi è il » numero due » della nazionale (anche se ufficialmente, per non urtare la sua suscettibilità, Martini continua a considerarlo • capitano » come Moser) ed avrà al suo fianco Fabbri e Cavalcanti. A Battaglin non si potrà certo chiedere di fare il gregario: diciamo che sarà il battitore » quasi libero » della formazione. I compiti di Bertoglio e Riccomi non sono ancora definiti nei dettagli, ma probabilmente Martini li utilizzerà soprattutto nella prima parte della corsa, per controllare eventuali fughe a sorpresa. D'altra parte, non si pretende da tutti e dieci gli azzurri di arrivare fino in fondo: sarebbe un'utopia. Un gregario che abbia fatto In pieno il suo dovere per duecento chilometri, contribuendo così a non costringere a sforzi inutili Moser e Gimondi, potrà anche ritirarsi, se proprio non avrà più energie da spendere. Perché, è chiaro, a quel punto toccherà ai » big • muoversi. L'ultimo problema riguarda la grossa rivalità tra Moser e Gimondi che esiste, e sottovalutarla sarebbe un grosso errore. Il lavoro più difficile, insomma. Martini deve ancora farlo. E se ne rende conto. Maurizio Caravella Gimondi quando era in maglia iridata: riuscirà a fare il bis? Moser si è conquistato sul campo il ruolo di «capitano»