Castagner: correndo si fatica meno

Castagner: correndo si fatica meno Il trainer più giovane (34 anni) prepara un Perugia dinamico Castagner: correndo si fatica meno Ai suoi giocatori ha "raccomandato" esercizi atletici durante le vacanze: da 12 a 30 minuti di corsa continua tutti i giorni "Vorrei una squadra che copiasse il basket nel movimento e negli schemi" - Ha imparato da Heriberto Herrera: ritiro anche dopo la partita ■ Un amico umorista "convocato" per tenere allegri i giocatori, un dietologo da inserire nello "staff" medico Ilario Castagner, un Heriberto Herrera «razza Piave». E' nato a Vittorio Veneto, provincia eli Treviso, trentaquattro anni fa, è appena arrivato con il Perugia nell'Olimpo della serie A: ma si è già meritato il paragone con il tenacissimo Heriberto del Paraguay al quale assomiglia molto per parole, opere ed omissioni. Parole ed opere che significano lavoro per \ i giocatori, allenamenti intensi, accurati, dettagliatamente preparati ed eseguiti: che significano anche ritiri prima e dopo la partita, con alimentazione controllata. Omissioni che trascurano l'improvvisazione, la superficialità: il mestiere dell'allenatore è una cosa seria, faticosa anche. Però vale la pena farla bene, se uno ci crede. Perché le traiettorie di un pallone a pois sono bizzarre assai, perché la gente va troppo spesso dietro ai risultati immediati — e solo a quelli — ma in fondo il lavoro premia sempre, dà frutti che bisogna saper valutare. Dicono di lui: «E' un duro, anzi un tedesco». Più o meno come per Radice e magari Bersellini o Marchioro. C'è una sfumatura maligna nella definizione, tipicamente italica, una vena di presa in giro per la persona che lavora si impegna e suda — secondo i più stereotipati modelli teutonici — con uno stile assurdo nell'allegro mondo del pallone. Forse piace di più il paragone con Heriberto, perché lui, Castagner, ha imparato parecchio dal trainer paraguaiano, all'Atalanta: ha imparato prima a stimarlo e poi a considerare alla sua stessa maniera il lavoro quotidiano in campo. Per adesso Castagner è solo il più giovane allenatore della serie A: un personaggio un po' misterioso agli occhi del grande pubblico, un tecnico rivelatosi a tempi brevi centrando subito al primo anno la promozione con una squadra, il Perugia, nemmeno troppo quotata — un anno fa — a livello di serie B. E sicuramente sono in pochi, anche fra i « patiti » dei ricordi statistici, ad avere in mente il suo nome come calciatore: colpa di una carriera piuttosto breve, e dolorosa pure, condizionata da una frattura al ginocchio. Successe nel 1960: Castagner giocava nella Reggiana, in serie B, e uno scontro violento in una partita col Verona gli costò mesi di sosta forzata, gli impose una parabola precocemente discendente nella carriera. Così a trent'anni, dopo un'ultima stagione da calciatore nell'Atalanta, già era pronto per fare l'allenatoreo almeno Vaspirante-allenatore: un ragazzo della panchina« Subito dopo aver smesso di giocare al calcio — racconta oggi Castagner — ho cominciato a studiare a fondo questa materia così poco conosciuta: mi interessava approfondirla già da prima, appena ne ho avuto il tempo non mi sono risparmiato. E ho fatto subito delle considerazioni per me importantiper esempio mi sono reso conto che avevo commesso tanti errori, come gli altrcalciatori, dovuti a ignoranza0 impreparazione, mi sono accorto di avere sempre giocato con 5 o 6 chili di troppo rispetto al mio teorico pesoforma ». In questi giorni Castagneè in vacanza all'isola d'Elbasta sul mare quasi tutto igiorno, spesso sotto il mare perché la pesca subacquea il suo hobby. In questo clima di relax ci ha raccontato petelefono, sabato sera, le suesperienze e i suoi metodi dlavoro: una delle prime frasl'ha dedicata alla « capillarizzazione », alle conseguenze fsiologiche di una corsa effettuata senza debito d'ossgeno. Un particolare che chiarisce subito i toni del personaggio. E subito un altro: pe1 giocatori del Perugia ha preparato pure i « compiti dellvacanze», raccomandando unserie di esercizi atletici deseguirsi negli ultimi diecgiorni prima della ripresa del'attività, cioè dal 21 al 3luglio. « In pratica si trattdi sette allenamenti legger— spiega — comprendensempre la corsa continua: primo giorno per 12 minutsenza sosta, poi un aumentprogressivo sino ai 30 mnuti dell'ultimo giorno. Ipiù una piccola dose di ginnastica ». — E la preparazione prcampionato? « Sarà basata sul fondo, i un secondo tempo cureremo le, velocità. Quindi ancora corsa continua, per tutti, accelerando vi?, via il ritmo: anche 40 minuti di fila, ogni giorno. Per i miei giocatori non è una novità, facevamo cosi anche l'anno scorso ». — E i «nuovi»? Per esempio Agroppi come ha reagito? «Beh, mi è sembrato un po' preoccupato quando ci siamo parlati. Mi ha chiesto: ma correte forte? Gli ho spiegato i vantaggi di questa preparazione, bisogna allenarsi duramente perché l'allenamento serve ad allontanare la fatica. Ha capito, è un professionista serio. Penso che anche lui avrà fatto un po' di "compiti" durante le vacanze». — Per quanto riguarda la dieta? «Solo raccomandazioni generali, per non affaticare troppo il fegato: quindi niente fritti, cibi pesanti, o frutti di mare. Ho cercato di "responsabilizzare" i giocatori cosi come per il fumo. Però mi riservo di approfondire il discorso sulla dieta, spero di avere presto un dietologo nel¬ lo "staff" medico del Perù- ' già». — "Staff"? «Sì, attualmente i nostri giocatori sono seguiti e assistiti da un gruppo di cinque o , sei medici: c'è quello generico e poi ì vari specialisti. Però I manca il dietologo. E' imporI tante questo lavoro in équipe per un allenatore. Per esempio è stato il parere dei medi; ci a farmi scegliere il ritiro ■: obbligato anche dopo le parti! te: dopo lo sforzo della gara è j bene che il fisico non venga I affaticato nelle dodici ore successive. E alla domenica i sera in ritiro si può controlla- | re anche il bere ed il mangia- j re, per favorire il miglior re- ! cupero». Dalla preparazione fisica al- : la tattica, al comportamento j della squadra in campo. Pure \ qui risaltano le « idee moder- ' ne » dì Castagner. Dice: « Vorrei che la mia squadra copiasse il oasket: movimento continuo, gioco preparato con schemi anche se nel calcio è più difficile attuarli in spazi ampi. Noi ci proviamo almeno nelle azioni da fermo: ab¬ biamo 7 od 8 schemi per le punizioni dal limite, 3 o 4 per i calci d'angolo e le rimesse laterali. E poi il dinamismo: per difendere in nove o dieci e attaccare in quattro o cinque. L'anno scorso lo schieramento prevedeva in linea di massima un 1-1-2 3-4: un portiere, un «libero», due terzini, tre mediani di spinta, quattro centrocampisti - punte ». — Quest'anno tenterà qualcosa di nuovo? « Vedremo. Io cerco di aggiornarmi sempre, in tutto. Adesso aspetto che un amico di Bergamo, allenatore di pallacanestro, mi spedisca la sua tesi di laurea: voglio informarmi sul potenziamento muscolare degli atleti ». — E il « training autogeno »? « E' un tema interessante, so che Marchioro lo adotta. Io mi sono limitato, fin da quando giocavo, ai vari sistemi di respirazione e rilassamento, tipo yoga. E' un terreno molto vasto, può dare risultati validi. Però ci vuole tempo. Per adesso ho trovato un modo più semplice per tener alto il morale dei giocatori: invito sempre un mio amico di Perugia, un umorista, autore di testi per la Rai, un parlatore divertentissimo. Regala buon umore alla squadra. Anche questo serve, mi creda ». Antonio Tavarozzi La schedina Ilario Castagner è nato il IS dicembre 1940 a Vittorio Veneto (Treviso): è sposato con tre figli. • Ha iniziato la carriera di allenatore a 30 anni, nell'Atalanta, come collaboratore di Viciani e poi di Heriberto Herrera: dalla scorsa stagione ha assunto la guida del Perugia. • Come calciatore ha esordito nel Vittorio Veneto (quarta serie) da centravanti: a 18 anni è passato alla Reggiana in B, quindi al Legnano (1960-'61), al Perugia sempre in C (dal 1961 al 1961), quindi al Prato, al Rimini ed infine all'Atalanta.

Luoghi citati: Bergamo, Paraguay, Perugia, Perù, Treviso, Verona, Vittorio Veneto