Tutti gli uomini del golpe

Tutti gli uomini del golpe OGGI AD ATENE SI APRE IL "PROCESSONE., A 24 UFFICIALI Tutti gli uomini del golpe Il popolo greco giudica coloro che per sette anni oppressero il Paese - Il vero protagonista è Giorgio Papadopulos, l'uomo forte del regime - Accanto a lui saranno alla sbarra, tra gli altri, il torturatore Joannidis, il moralizzatore Pattakos, il "cervello" Makarezos - La condanna prevista è la pena di morte, ma sarà eseguita? - Predisposte eccezionali misure di sicurezza (Dal nostro inviato speciale) Atene, 27 luglio. Il «processone» — come lo chiamano qui ad Atene — avrà inìzio domattina. E' un dibattimento unico nella storia moderna, non paragonabile per molti aspetti al famoso processo di Norimberga, dove furono vincitori stranieri a processare il nemico vinto. In questo caso invece è il popolo vittima a giudicare i suoi oppressori. La risorta democrazia ellenica chiama a render conto gli uomini che nella notte dal 20 al 21 aprile 1967 violarono il giuramento e, con un ammutinamento militare che costò in tutto due vittime (delle quali una colpita da una pallottola sfuggita per errore ad un fucile che si credeva scarico) si impadronirono fulmineamente del potere, i• rovesciando l'ordine costitu- , zionale e instaurando una | dittatura di fatto che si prò- I trasse per più di sette anni e quali tre latitanti (uno di fini nella vergogna di Cipro e nell'abiezione dei campi di detenzione. Gli imputati sono venti- quattro, tutti ex ufficiali, dei questi, l'ex ministro dello Sport, Kostantin Aslanidis, è in Italia e aspetta l'estradizione), ma il vero protagonista è uno solo, Giorgio Papadopulos, l'uomo forte del regime, il colonnello ora cinquantaseienne che si arrogò tutte le cariche. Fu a volta a volta, o contemporaneamente, reggente, presidente della Repubblica, primo ministro, ministro della Difesa, ministro degli Esteri, ministro dell'Educazione; fini scavalcato da ufficiali ancora più estremisti di lui e fu messo da parte dal suo rivale. Dimitrios Joannidis. Anche Joannidis è imputato. I due uomini si odiano, nemmeno si salutano quando si incontrano nei corridoi o a prender aria nel cortile della modernissima prigionefortezza di Korydallos, alla periferia di Atene. Sui due, e sui loro complici ufficiali superiori che aderirono alla Giunta, grava l'incubo della pena di morte. Gli esperti legali dicono che la condanna capitale è pressoché scontata (e come sarebbe possibile altrimenti, con imputazioni come alto tradimento e insurrezione armata contro lo Stato?) ma che difficilmente verrà eseguita. Salvo, dicono, che per Joannidis, sul quale pesano anche tremende accuse di torture da lui suggerite, come capo della polizia, e che deve rispondere inoltre della fallita avventura di Cipro, quando si tentò di rovesciare Makarios e annettere l'intera isola alla Grecia. Ma non tocca certo noi anticipare giudizi. Abbiamo riportato queste voci per dovere di cronaca. Tra gli altri personaggi eminenti che domani compariranno ammanettati in quella che fu l'ala femminile del carcere, c'è Stylianos Pattakos, che fu ministro dell'Interno ed al momento del golpe era l'ufficiale più alto in grado tra i congiurati, maggior generale. Il più estroverso degli autoproclamatisi « salvatori della patria», l'uomo dal cranio pelato come una palla da biliardo che posava ad amico dei popolani, stringeva mani e dava cordiali pacche sulla spalla ai giornalisti, dichiarava guerra alle minigonne e ai capelloni, voleva moralizzare tutto e fu coinvolto in una serie di scandali. Come Papadopulos, del resto, che non riuscì a destreggiarsi bene tra moglie ed amica e fece sorridere (di nascosto) la pettegola società ateniese. E c'è Nikolaos Makarezos. l'uomo dotto della Giunta, il cervello dell'economia, che si teneva sempre in secondo piano ma fu in realtà il pianificatore del colpo di Stato. Tutti ufficiali d'artiglieria, tutti reduci dalla campagna d'Albania contro l'Italia, tutti anticomunisti viscerali. Poi ci sono i grandi opportunisti. Zoitakis e Spandidakis. Il primo, comandante del Terzo corpo d'armata, non sapeva nulla del colpo eversivo (classificato dai congiurati come «piano Prometeo» e rivolto in teoria a soffocare una rivolta comunista, poi trasformato, perfezionato e reso esecutivo come «piano Yerax», che vuol dire avvoltoio) ma si adeguò stibito e trasmise ai coman- danti periferici gli ordini de cisivi. Spandidakis è il con servatore d'estrema destra che vedeva con aperto favo re l'accentramento di tutto il potere nelle mani del re e te meva sopra ogni cosa le elezioni. Odiava Papandreu, l'allora ottantenne domina lare del Parlamento, come il fumo negli occhi. Era monarchico, ma quando dovet te accettare ordini dalla Giunta, anziché dal sovrano, anche luì aderì immediata mente e accettò anzi di con durre le trattative volte a persuadere re Costantino che doveva fare buon viso a cattivo gioco. Costantino tentò dì ribellarsi sei mesi più tardi, ma il suo proda ma ai greci lanciato da Salo nicco non fu ascoltato da nessuno. Fu un tentativo da operetta, il re dovette pren dere la via d'un esilio non troppo amaro a Roma. E c'è, infine, fra gli impu- tati più notevoli, Costantino | Papadopulos, fratello del dittatore. Al momento del colpo era vicecapo di Stato maggiore della Marina. Fu il più pronto ad agire, furono i suoi marinai ad impadronirsi degli edifici pubblici più importanti, stazioni radio, centri postali e così via. Fu anche lui a preparare le liste degli avversari politici che dovevano essere arrestati all'istante, a tìtolo preventivo. Dall'altra parte siederanno cinque giudici, presieduti da John Deyannis. Saranno ascoltati forse 150 testimoni d'accusa e un centinaio a difesa. Tutti i giornali dedicano all'avvenimento titoli su tutta la pagina: «I dittatori di fronte al popolo» oppure «Alla sbarra gli uomini dell'aprile» oppure «L'ora dell'espiazione»; il tono è duro ma non aspro nella forma. La gente guarda alle prossime giornate con un certo distacco, discorre del passato con una certa serena ironia. Ma si teme, da parte delle autorità, qualche tentativo di colpo di mano, Per questo, e anche per i torbidi avutisi nei giorni scorsi, il governo ha preso misure di sicurezza eccezionali, la regolarità del dibattimento deve essere assicurata ad ogni costo. Postazioni di carri armati attorno all'edificio del tribunale (che è lo stesso palazzo di Korydallos), mitragliatrici sui tetti. pattuglie in perlustrazione sulle strade di accesso, elicotteri in volo nel cielo. Tessere, controtessere, fotografie, e bolli per i giornalisti. Ma nell'aula ci sono appena cinquanta posti, non è stabilita nessuna precedenza, si farà a chi arriva prima. Per i ritardatari, c'è stato assicurato, ci sarà la possibilità di seguire il dibattito attraverso la televisione a circuito chiuso con traduzione simultanea. Speriamo bene. Umberto Oddone