E' lasciato morire di cancro in cella d'isolamento a Roma di Guido Guidi
E' lasciato morire di cancro in cella d'isolamento a Roma Senza assistenza sanitaria né morale E' lasciato morire di cancro in cella d'isolamento a Roma Due mesi fa era stato denuncialo per estorsione: voleva da un barista della birra, senza pagarla - Arrestato, trasferito da Regina Coeli a Rebibbia, era ancora in attesa di giudizio - Chiesta un'indagine Un Roma, 27 luglio, detenuto è morto nel carcere di Rebibbia e molti elementi sembrano giustificare, purtroppo, il grave sospetto che qualcosa nell'apparato burocratico non abbia funzionato al punto da privare il moribondo di quell'assistenza morale e materiale alla quale ogni uomo ha diritto. Un'avvocatessa, Maria Causarano, si è rivolta al procuratore della Repubblica perché un'indagine accerti se sia vero che un detenuto a Roma è morto «in condizioni indegne di un Paese che si dice civile e democratico» e se esistano delle responsabilità da punire severamente. Il detenuto è stato lasciato morire di cancro in una cella d'isolamento invece d'essere trasferito d'urgenza in un ospedale, come la logica e la pietà avrebbero dovuto imporre ai dirigenti del carcere romano. Si chiama Vinicio Pomponi la vittima di questo episodio, che sembra richiamare l'attenzione ancora una volta sulle condizioni di vita nei penitenziari italiani. Aveva 44 anni e da tre aveva perduto la voce: ammalato di cancro alle corde vocali, era stato sottoposto nel 1972 a larmgectomia. Viveva alla giornata, di espedienti, in una baracca a Ostia dove un giorno, poco meno di due mesi fa, venne denunciato per estorsione: il gestore di un bar l'aveva ac- cusato di pretendere che gli fosse servita della birra senza pagare. Il procuratore della Repubblica ritenne il reato così grave da giustificare l'ar- resto di Vinicio Pomponi che, considerato benevolmente nel suo ambiente poco meno di una «macchietta», si trascina va, secondo i medici, tra la vi- ta e la morte. Vinicio Pomponi fu arresta- to e tre settimane dopo giudi- calo: il pm chiese la sua con- danna a due anni (minimo della pena), ma nello stesso tempo propose che gli venisse concessa la libertà provviso- ria. Il tribunale invece di de-cidere, sospettando che Pom- poni fosse malato di mente e ignorando quale fosse il suo vero male, stabilì di sottoporlo a un'indagine psichiatrica. Perciò il dibattimento fu sospeso e lo sventurato passò dal carcere di Regina Coeli a quello di Rebibbia per essere messo a disposizione degli psichiatri. Poiché le sue condizioni peggioravano, la direzione lo trasferì da una cella comune in una d'isolamento perché non desse fastidio con i suoi lamenti agli altri detenuti. In questa cella Vinicio Pomponi è stato trovato morto la mattina del 24 luglio. L'episodio autorizza a porri numerosi e inquietanti interrogativi. Innanzi tutto: quando Pomponi fu arrestato il medico di Regina Coeli accertò che ave- va «una metastasi», come dire che era in condizioni gravissi- me, ma questo non ha impe dito che fosse costretto a la sciare un carcere dove è in funzione un «centro clinico» fih i più attrezzati in Italia e ! dove vengono ricoverati i de- i tenuti malati provenienti da tutti gli altri istituti penitenziari, per essere trasferito a. Rebibbia. Poi: perché il medi- ! co di Rebibbia non ha sentito 1 il dovere di disporre il ricove- j ro di Pomponi in un ospedale per cercare di strapparlo alla morte? Infine: perché di fron te all'aggravamento delle con1 dizioni di salute Vinicio Ponimoni non soltanto non è stato | j | j curato in qualche modo, ma è : stato chiuso in una cella di j isolamento dove ha potuto lamentarsi senza essere ascoltato da nessuno? Ma vi è qualcosa di più: il disinteresse medico per la sorte di questo sventurato è stato tale che il magistrato aveva convocato gli psichiatri per procedere all'indagine i sulle condizioni mentali del detenuto per lo stesso giorno 124 luglio 19751 in cui Pomponi è morto. Uno scandalo? Forse si, forse no: comunque, la procura della Repubblica ha deciso di aprire un'inchiesta perché ncn vi è dubbio che Pomponi, ammalato in condizioni gravissime e quasi morente, è stato trattenuto in carcere, privo di cure e d'assistenza. Guido Guidi
Persone citate: Maria Causarano, Pomponi, Vinicio Pomponi
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