Parigi abbraccia il suo nuovo idolo

Parigi abbraccia il suo nuovo idolo In mezzo milione per Thevenet Parigi abbraccia il suo nuovo idolo (Dal nostro invialo speciale) Parigi, 20 luglio. Un francese ha ricevuto dalle inani del Presidente della Repubblica l'ultima maglia gialla del Tour tra gli applausi entusiasti di un'enorme folla che sugli Champs Elisées ha rinnovato la grande festa popolare del 14 luglio. E' Bernard Thevenet il protagonista di questa festa, un ventisettenne ex contadino della Borgogna che ha riportato indietro di otto anni gli sportivi francesi, al 1967, l'anno di Roger Plngeon, l'ultimo connazionale profeta in patria. Il trionfo di Thevenet esalta dunque i francesi, ma trova pure adeguato riconoscimento in chi non ha motivi nazionalistici a far velo al suo giudizio. Bernard ha compiuto un'impresa che mai nessuno era stato capace di portate a termine: ha infranto la tirannia di Eddy Merckx sul Tour, una tirannia che il fuoriclasse belga aveva esercitato senza mezze misure vin cendo le cinque edizioni del Giro di Francia cui aveva partecipato. Un campione sconfitto, dimostrandosi vulnerabile come tutti gli uomini, può ritrovare tuttavia un calore di simpatia che gli sembrava negato. Merckx, battuto sul piano sportivo, ha invece vinto la sua battaglia sul piano umano mostrando estrema dignità e profonda dedizione al proprio mestiere anche nelle giornate avverse. Questo doveva essere il Tour del record per Eddy Merckx il quale aveva raggiunto su cinque partecipazioni alla «grande Boucle» il prestigioso traguardo delle cinque maglie gialle, toccato solo da Jacques Anquetil. Il campione del mondo usciva da una primavera travagliata che lo aveva visto rinunciare all'ultimo momento per una seria indisposizione al Giro d'Italia. A Charleroi, alla partenza del Tour, Inseguiva ancora la forma pedalando ed aveva, come si è detto, tutti contro: l'ambiente «sentiva» la possibilità del rovesciamento di una dittatura, Gli avversari — Fuente, Ocafia, Thevenet, Zoetemelk, Moser, Gimondi — erano agguerriti e numerosi come non mai. Al fuoriclasse belga restava per «addomesticare» gli scalatori, favoriti da un tracciato irto di montagne, un'arma sola: quella di trasformare ognuna delle tappe di pianura che portavano verso I Pirenei in una classica in linea tirata a tutta andatura. La prima set-, limona del Tour, sotto l'impulso possente di Eddy Merckx al quale ; l'identità di intenti ha fornito temporaneamente in Francesco i Moser un formidabile alleato, si è trasformata perciò in una folle corsa al limite di rottura che ha ingolfato molti motori. José Fuente, la «capretta» spagnola che avrebbe potuto sulle montagne costituire un diversivo, magari guastando con i suol impetuosi attacchi i piani tattici degli autentici protagonisti della lotta contro Merckx, è saltato in aria già al primo giorno, finendo ingloriosamente fuori tempo massimo. Luis Ocafia, l'ultimo dei grandi rivali di Eddy al Tour, ha consumato ogni sua risorsa in una disperata resistenza in pianura per poi arrendersi, malato e rassegnato, dopo i Pirenei. Merckx, che dopo la cronometro di Merlin Plage aveva gettato la maschera vestendo ufficialmente l'insegna del primo della classe che il giovane impetuoso Moser aveva conquistato con una temeraria galoppata nel prologo di Charleroi, si è trovato dopo queste due rese clamorose, faccia faccia col suo vero avversario: Bernard Thevenet. Sul Pirenei, il campione del mondo ha giocato in difesa, accontentandosi di amministrare saggiamente il suo vantaggio in classifica e limitando la portata della sua prevedibile sconfitta sul traguardo in salita di Saint Lary Soulan. Anche II Puy de Dome, un altro trabocchetto per la Maglia Gialla, lo ha visto ancorato ad una tattica risparmiatrice che gli ha consentito di cedere il minimo terreno ad un Thevenet che saggiamente impostava solo un duello diretto con lui senza lasciarsi influenzare dagli scatti di Van Impe, interessato soltanto al successo di tappa. Dopo II riposo di Nizza il verdetto restava affidato alle Alpi e Merckx, cui la prontezza nel rispondere agli scatti di Thevenet sull'inedita salita del Col de Champs aveva ridato la fiducia nelle proprie doti di scalatore, ha deciso di abbandonare la prudenza, di dar retta al suo temperamento, di gettare la maschera rischiando l'affondo decisivo per mettere k.o. il rivale. Tutti ricordano l'attacco improvviso di Merckx sugli ultimi tornanti del Col d'Allos, la sua allucinante discesa a novanta all'ora. Merckx però aveva preteso troppo da se stesso, forse aveva sottovalutato le conseguenze di quel pugno traditore sferratogli da uno spettatore sul Puy de Dòme: ha perduto il Tour per una clamorosa crisi in quella tappa In cui si era illuso di vincere. GII ultimi tre chilometri dell'arrampicata verso Pra Loup — un nome che costituirà certamente uno del ricordi più negativi della carriera di Eddy — sono stati per il belga un duro calvario. In quei tre chilometri egli si è visto prima superare da Gi ni ondi, poi ha visto arrivare l'elegante sagoma di Bernard Thevenet lanciato verso la vittoria e in quel momento si è reso conto di aver passato la maglia gialla a chi l'avrebbe portata fino a Parigi. La resa senza lotta non era però nel costume del campione del mondo. Eddv ha attaccato ancora il giorno dopo nella discesa dal Col de Vars, ma si è reso conto in pieno del suo isolamento quando si è trovato praticamente imbavagliato da compagni di fuga — Zoetemelk, Martinez, Galdos — che non volevano saperne di collaborare. Dopo questa fiammata Eddy è andato incontro al suo destino: sull'lzoard si è spento di nuovo, mentre l'inesorabile superiorità di scalatore portava Bernard Thevenet sul traguardo di Serre Chevallier a consolidare forse definitivamente il suo primato. La sorte si accaniva ancora su Merckx provandolo duramente con una banale caduta che, provocandogli una frattura alla mascella, avrebbe convinto qualsiasi altro alla rinuncia. Ma Eddy non ha voluto arrendersi. Merckx qui è caduto, ma è caduto in piedi riacquistando con la sua stoica sofferenza, con la lezione di attaccamento al proprio mestiere fornita a tutti, simpatie che sembravano perdute. Non ha vinto, ma è stato ancora una volta un grande protagonista di un grande e drammatico Tour, ampiamente degno delle sue tradizioni di corsa spietata e crudele. Un Tour cui la presenza italiana ha fornito più di quanto ci si aspettasse, anche se Francesco Moser ha dovuto rinfoderare cammin facendo molte delle illusioni creategli dal suo giovanile entusiasmo. Il trentino è stato bocciato come si temeva dalle montagne — troppe per lui, come per Merckx — ma è stato l'unico a mostrarsi capace nella prima settimana di far corsa parallela con una locomotiva umana come Eddy, traendo il massimo profitto da quell'occasionale alleanza: ha incominciato in maglia gialla vincendo il prologo di Charleroi, ha tenuto le insegne del primato per cinque giorni fino alla cronometro di Merlin Plage. ha vinto un'altra tappa, è finito al settimo posto in classifica pur pagando duramente il proprio noviziato sulle arcigne salite dei Pirenei e delle Alpi, dopo aver visto frenate le sue virtù di discesista dalla rovinosa caduta giù dal Soulor. Francesco ha ventiquattro anni, ha il tempo dalla sua e troverà il modo giusto — come è successo a suo tempo ad Anquetil — se non per vincere le montagne, almeno per ammansirle. Battaglin. come si sa, è sparito di scena dal Tour senza mai entrare nel vivo della lotta, vinto dal suo morale fragile ancor prima che dall'infortunio che lo ha messo k.o. Quanto a Gimondi, la sua carta di identità — 33 anni tra due mesi — avrebbe giustificato anche un avvio al Tour in tono dimesso. Felice ha vinto la prima tappa dei Pirenei, è stato terzo dietro Merckx e Thevenet nella cronometro di Auch, secondo dietro allo scatenato francese sul traguardo in salita di Pra Loup. Che si voleva di più da un «vecchietto »? «Chapeau», come dicono i francesi: tanto di cappello. Gianni Pignata ini YChll ! 1ÌI | ' Parigi. Thevenet sorride, Merckx cerca di imitarlo: ma per Eddy è molto difficile, stavolta

Luoghi citati: Charleroi, Francia, Italia, Nizza, Parigi, Serre