Moser e Gimondi Siamo soddisfatti
Moser e Gimondi Siamo soddisfatti Moser e Gimondi Siamo soddisfatti Felice: "Per me, comunque, è l'ultimo Tour" Parigi, 20 luglio. (c. v.) Moser e Gimondi sono stati gli alfieri italiani al Tour. L'uno alla prima esperienza, l'altro all'ultima. Come giudicano la loro corsa? Entrambi sono soddisfatti. Dice Francesco: « Se potessi rifare la corsa non cambierei il mio comportamento. E' troppo facile affermare ora che ho speso troppo: il mio traguardo era la maglia gialla, l'ho realizzato e dovevo impegnarmi al massimo per conservare il primato il più a lungo possibile; dopo, non avrei più potuto sperare di riconquistarlo con un Tour che si decideva sulle montagne ». Moser ha confermato infatti le lacune come arrampicatore. Sono lacune che non gli consentiranno mai di vincere un Giro o un Tour? Anquetil è del parere che egli possa migliorare. Pingeon afferma che se cambierà la posizione in bicicletta, in salita, ;>otrà avere un rendimento migliore; Merckx esclude invece che possa fare di più a causa del peso. Moser rivela poi di essere stato innervosito, nella tappa che precedeva la cronometro, da certi rimproveri e certe velate minacce di Merckx per una sua pretesa alleanza con Thevenet. Sulla rivalità che è scoppiata qui al Tour, Francesco dice: « Il fatto che Merckx mi tenga tanto in considerazione mi lusinga: continuerò a fare la mia corsa e non credo che lui gareggi per farmi perdere: gli piace troppo vincere! ». Per Gimondi, il bilancio della squadra non poteva essere miglioro: « Il nostro obiettivo era la maglia verde e qualche tappa: ne abbiamo vinte cinque, direi più del previsto. Quanto a me, visto come sono andate le cose, ho il rammarico di non aver fatto, a Pra Loup, il bis di Pau. Mi ero stremato per dare la caccia a Merckx». Gimondi fa comunque rilevare che a dieci anni di distanza dal suo primo vittorioso Tour, egli si è fatto onore risultando tra i migliori: con il quinto posto in classifica e con una vittoria parziale. « Alla vigilia non avrei certo osato sperare tanto: ma il Tour, severo come poche altre corse, per il caldo e per la battaglia, ha favorito le mie qualità di fondista. Quello appena finito è stato senz'altro il mio ultimo Giro di Francia: non intendo trascinarmi penosamente le gambe come Poulidor. Bisogna sapersi fermare in tempo». — Crede che Merckx, senza I guai che gli sono capitati, avrebbe vinto? « Non lo so: indubbiamente ciò che gli è accaduto, anche sul Puy de Dòme lo ha Innervosito, gli ha tolto psicologicamente qualcosa. Ritengo però che la sconfitta sia stata causata dal suo stesso temperamento indomabile: Eddy ha preteso di fare, a trent'anni, quel che faceva a venticinque. E ha sbagliato, in salita Thevenet gli è stato nettamente superiore e ha vinto con pieno merito ».
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