C'è una "Soyuz,, di scorta di Bruno Ghibaudi

C'è una "Soyuz,, di scorta PREPARATIVI USA-URSS PER IL VOLO CONGIUNTO C'è una "Soyuz,, di scorta Se la prima dovesse incontrare difficoltà a raggiungere l'orbita prevista, da Baikonur scatterebbe un altro vettore con la seconda astronave - L'addestramento in comune degli equipaggi e le difficoltà della lingua: è stato elaborato un dizionario molto ridotto, privo di sfumature letterali, ma ricchissimo del gergo tecnico-scientifico - Lo stesso orologio per gli astronauti Roma, 13 luglio. Sono due le Soyuz che in vetta ad altrettanti missili vettori attendono il count doion su due distinte rampe di lancio al poligono sovietico di Baikonur. La prima è quella ufficiale, nella quale saliranno gli astronauti Leonov e Kubasov e che dovrà partire alle 14.20 (ora italiana) di martedì prossimo 15 luglio. La seconda è di riserva e in caso d'impiego porterà nello spazio il secondo equipaggio, formato da Fìlìpcherko e Rukavishnikov. Oltre a questi, altri quattro astronauti sono in lista di attesa per formare un terzo equipaggio (Dzanibekov e Andreyevi e un quarto (Romenenko e Ivancenkov). Tutti questi preparativi di macchine e di uomini dimostrano che i sovietici non vogliono assolutamente perdere l'occasione di compiere questa missione assieme agli americani. Nello stesso tempo però dimostrano pure che sulla sicurezza e sull'affidabilità delle Soyuz anche i sovietici nutrono parecchi dubbi. Nei voli in cui questa navicella è stata impiegata gli insuccessi sono stati piuttosto numerosi: l'ultimo è accaduto all'inizio di maggio, quando una Soyuz pilotata da Lazarev e Makarov ha dovuto atterrare quasi subito dopo il lancio, scendendo in maniera piuttosto fortunosa a circa 250 chilometri dal confine con la Cina. Qualora la prima Soyuz dovesse incontrare difficoltà a raggiungere l'orbita prevista oppure dovesse subire qualche guasto imprevisto, da Baikonur scatterebbe un altro vet¬ tore con la seconda astronave. Sul comportamento degli equipaggi sovietici la Nasa nutre invece minori perplessità. Leonov e Kubasov sono vissuti per molti mesi accanto ai loro colleghi americani, destando una favorevolissima impressione per la rapidità con cui hanno saputo adeguarsi ai metodi di allenamento di Houston. Tute di volo A metterli a loro agio ha contribuito fin dall'inizio la cessione delle tute di volo modello Apollo, delle quali i sovietici non possiedono l'equivalente. Più che di tute tradizionali si tratta infatti di vere e proprie astronavi in miniatura, capaci di garantire la sopravvivenza di un astronauta nello spazio con una sicurezza ampiamente superiore a quella offerta dalle tute sovietiche. Non per nulla le tute americane, formate da 22 strati di tessuti plastici diversi sovrapposti, costano circa 120 milioni di lire l'una. Un altro fatto che ha contribuito a favorire l'integrazione fra i due gruppi è stato l'apprendimento delle lingue. Appena gli equipaggi americani e sovietici sono stati designati, tanto la Nasa che l'Accademia sovietica delle scienze hanno rastrellato i migliori insegnanti di russo e di inglese e li hanno messi a disposizione — praticamente giorno e notte — degli astronauti. Per favorire l'apprendimento delle rispettive lingue è stato elaborato un dizionario molto ridotto, privo di sfumature letterali ma rie- chissimo del gergo tecnicoscientifico. In molti casi sono state coniate delle parole nuove, nate dalla contaminazione dei termini usati nelle due lingue. Per molte settimane gli astronauti hanno dedicato alle lingue più di sei ore al giorno, ricorrendo perfino ai « cuscini parlanti », cioè ad altoparlanti nascosti nei cuscini e che ripetevano le lezioni anche durante il sonno. Tanta cura non è senza ragione: nello spazio un dramma può compiersi in pochi secondi e un ritardo o un'imperfezione nel segnalare una situazione di rischio può rendere fatale un evento altrimenti rimediabile. Mentre gli astronauti si addestravano per conto loro, tanto negli Stati Uniti che in Unione Sovietica un gran numero di interpreti si impadroniva del gergo tipico dei centri di controllo spaziale. Saranno infatti loro ad affiancarsi ai tecnici per tutta la durata della missione, in modo da togliere qualsiasi dubbio sulla corretta interpretazione delle frasi che giungono dall'Apollo-Soyuz. Nostalgia Convinti che la riuscita di una missione come questa dipenda in buona parte dall'atmosfera e dalla cordialità umana fra gli equipaggi, i dirigenti della Nasa hanno fatto di tutto per far abituare gli astronauti sovietici al modo di vivere degli americani. Durante le loro permanenza a Houston, gli equipaggi sovietici sono stati aiutati a vincere la nostalgia da concertisti famosi come Van Cliburn, Sviatoslav Richter, Mietislav Rostropovich e altri. Chi voleva visitare gli Stati Uniti è stato accontentato, senza riserve di mete o di itinerari. E il fatto che al polso di tutti gli astronauti ci sia lo stesso tipo di orologio (svizzero) conferma anche in questo particolare il desiderio di migliorare i rapporti umani. Più contenute invece, com'era prevedibile, le aperture dei sovietici nei confronti degli americani. Fin dall'inizio non ci sono state difficoltà ad aprire agli uomini dell'Apollo le porte della « città delle stelle » sovietica, cioè il centro spaziale Yuri Gagarin situato ad una settantina di chilometri a Nord di Mosca e nel quale vivono abitualmente gli astronauti e le loro famiglie. Qui Stafford e colleghi hanno potuto allenarsi sui simulatori di volo, provare i cibi liquidi usati sulle Soyuz, discutere molti aspetti tecnici della missione. Nelle intenzioni dei dirigenti sovietici il poligono dì Eaikonur doveva però rimanere « off limits ». E cosi è stato, almeno fino alla fine dell'aprile scorso, quando le energiche proteste del comandante dell'Apollo sono riuscite a strappare un permesso per poche ore di visita. Certe diffidenze non si frantumano in pochi mesi, soprattutto quando l'attività spaziale di pace continua ad essere un paravento per applicazioni militari dalle quali dipende non soltanto la distensione di oggi ma anche la sicurezza di domani. Bruno Ghibaudi

Luoghi citati: Cina, Houston, Mosca, Roma, Stati Uniti, Unione Sovietica