IL TOUR NON HA GETTATO LA MASCHERA

IL TOUR NON HA GETTATO LA MASCHERA Merckx per ora è al comando, ma saranno le prossime salite a decidere tutto IL TOUR NON HA GETTATO LA MASCHERA Il campione del mondo ha dimostrato di essere sempre imbattibile in pianura, ma per lui dieci tappe di montagna potrebbero essere troppe - Il suo avversario numero uno è diventato il francese Thevenet - Cominciano giorni diffìcili anche per Moser - Oggi il Soulor, domani il Tourmalet e anche PAspin (Dal nostro inviato speciale) Auch, 6 luglio. Eddy Merckx osserva il profilo aguzzo, a denti di sega, delle prossime tappe pirenaiche del Tour e non nasconde una certa perplessità. Nella prima settimana del Giro di Francia, oggi in meritata sosta ad Auch, il campione del mondo ha tenuto pienamente fede al suo ruolo, confermandosi imbattibile in pianura. Il «mostro» ha sfruttato al massimo sia l'accidentato percorso della prima giornata in Belgio, sia l'occasione favorevole delle due tappe a cronometro di mercoledì a Merlin Plage e di ieri da Fleurance ad Auch, per mettere una certa distanza tra sé e quegli avversari che, in montagna, passeranno al contrattacco per contendergli la maglia gialla. Il bilancio per il fuoriclasse belga è senz'altro favorevole, non consente alcuna recriminazione poiché non ve stato, da Charleroi a qui, nessun episodio nel quale Eddy abbia dovuto lamentarsi della fortuna, né il ritmo folle che 10 stesso Merckx ha Imposto alla corsa ha fatto apparire segni di logorio nella possente macchina atletica del dominatore del Tour. Merckx, per gli effetti determinanti delle due cronotappe, ha ora 1 '39" di vantaggio sul nostro Francesco Moser, 2'20" su Bernard Thévénet, che ha pagato la sorpresa della prima giornata belga ma è stato all'altezza del campione del mondo nella sfida contro il tempo, 2'29" sul piccolo connazionale Pollentier, poco più di tre minuti sul vecchio, irreducibile Gimondi, tornato a battersi all'altezza dei tempi migliori proprio ieri, sull'accidentato percorso della cronotappa di Auch. E, quel che più conta per Merckx, la sfida contro il tempo ha ricacciato inesorabilmente indietro un altro terzetto di rivali particolarmente temibili in salita: per reperire i nomi di Zoetemelk, Ocana e Van Impe — per non parlare del nostro Battaglio, che sta ancora cercando di ritrovare se stesso — bisogna risalire oltre la decima posizione della graduatoria, con distacchi a cavallo dei cinque minuti. Tutto secondo i piani, dunque, ma Merckx, guardando il profilo del Tour, è egualmente perplesso. Sono troppe dieci tappe di montagna, tra Pirenei, Puy-de-Dòme ed Alpi, quattro delle quali con arrivo in quota, per consentirgli la sicurezza di portare la maglia gialla fino alla passerella finale di Parigi, all'ombra significativa dell'Are de Triomphe. Per chi, come lui, riconosce apertamente di essere sempre all'altezza del suo prestigio come «uomo della pianura», ma di aver perduto parecchio, rispetto al passato, quanto a possibilità di far da protagonista anche in salita, la minaccia di Bernard Thévénet, divenuto ormai 11 «numero uno» tra i suoi nemici, è decisamente imminente. E nemmeno i cinque minuti e rotti di ritardo di Zoetemelk, Ocana e Van Impe potrebbero essere troppi, se l'olandese, il franco-spagnolo ed il piccolo belga ritrovassero, sul tornanti dei Pirenei, la condizione indispensabile per proiettarsi nella concentrica offensiva contro la Maglia Gialla. Merckx attende insomma i Pirenei per un freddo giudizio su se stesso. Il «test» importante non è tanto quello di domani, nella tap pa che conduce a Pau. quanto quello di martedì sull'impervio tracciato da Pau a Salnt-LarySoulan. La prima delle due tappe pirenaiche infatti presenta come unica difficoltà l'arrampicata a 1445 metri del Col du Soulor, la cui dislocazione, a circa sessanta chilometri dal traguardo, è però tale da consentire ampi recuperi Il giorno dopo, invece, il programma prevede — praticamente senza fasi di recupero — la scalata al Tourmalet (metri 2113), al l'Aspin (metri 1480) e l'arrivo alla quota 1680 della stazione sciistica del Pla-d'Adet, sopra Saint-LarySoulan. Lo scoglio grosso è que sto, un arrivo in salita che la Maglia Gialla attende con una certa preoccupazione, per avere la mi sura di se stesso. Sui Pirenei il Tour getterà la maschera, consen tendo di scoprire se questo Merckx 1975 potrà essere battuto o meno. I problemi di Merckx, nel momento in cui il Tour riposa aspettando i Pirenei, sono anche quelli di Moser. Il ciclista trentino ha superato più che dignitosamente questa prima settimana di corsa, entrando perfettamente nel clima agonistico del Tour, così aderente al suo temperamento di coraggioso lottatore. Francesco non ha potuto, nelle due «cronometro», reggere al ritmo di un campione come Merckx, ina il suo secondo posto in classifica, convalidato dalla fattiva collaborazione al «colpo di mano» della prima giornata, dalla vittoria di tappa ad Angoulème (oltre al successo iniziale nel prologo di Charleroi) e da sei giornate in maglia gialla appare pienamente meritato. Ora però la scena cambia, il leader della Filotex è costretto a battersi in un ambiente per lui decisamente ostico, su montagne crudeli, che lo costringeranno ad una disperata difesa. Bartolozzi, il suo direttore sportivo, non sottovaluta queste grosse insidie, ma dice: «La vera lorza di Francesco sta nella sua giovinezza, che gli consente di recuperare presto gli sforzi e nel suo temperamento, che non conosce la rassegnazione». Siamo in Guascogna, la terra dei moschettieri: l'ambiente suggerisce quindi per Francesco il ruolo del D'Artagnan della situazione, con la speranza che i Pirenei non siano per lui scomodi come un duello con le guardie di Richelieu. II bilancio italiano, alla vigilia della montagne, si chiude con note confortanti sul vecchio Gimondi, con considerazioni meno positive sul giovane Battaglin. La prova del bergamasco, sui 37 chilometri della sfida contro il tempo da Fleurance ad Auch, è stata un ccpMtnrgscr capolavoro, redditizio al punto da consentirgli di portarsi al quinto posto in classifica, a 3'22" da Merckx. Anche Felice sarà costretto a difendersi sulle salite, che non sono più il suo terreno preferito, e dovrà temere soprattutto gli arrivi in quota, da sempre il suo tallone d'Achille. Ma l'ex campione del mondo offre sempre la garanzia di un «motore» che gira regolare, senza perdere colpi e che può consentirgli di restare a galla con la massima dignità in una maratona di resistenza come il Tour. Diverso è il discorso per Battaglin, ancora turbato dal fantasma j di un Giro d'Italia fallito nel mo| do che sappiamo, ancora alla ri: cerca di una condizione morale j che lo aiuti a ridar nerbo ai suoi | muscoli. Il veneto ha pagato un inevitabile tributo nelle due «cronometro» ed ha fatto pure le spese dell'offensiva di Merckx e Moser nella prima giornata. Il suo handicap di 5'17" in clasi sifica ha accentuato la sua sfidu! eia in se stesso, obbligando il suo '• «mentore» Luciano Pezzi ad un 1 difficile drogaggio psicologico per ì evitare che il fragile Giovannino i da Marostica si spenga da solo, come una candela al vento, ancor I prima di esser definitivamente | battuto. Battaglin non deve lasciarsi suggestionare dal chiodo fisso di una classifica compromessa, il suo traguardo deve essere quello di giocare il tutto per tutto alla prima occasione. Poiché i suoi mali sono soprattutto psicologici, dipende da lui cercare la giornata-sl. la pepita d'oro che potrebbe farlo ricco proprio nel momento in cui si sente ormai sul lastrico. Gianni Pianata