Il "padrino,, latitante del delitto Ceretto inizia la solita battaglia dei memoriali

Il "padrino,, latitante del delitto Ceretto inizia la solita battaglia dei memoriali Raffaele La Scala: "Non so niente, ero a Locri con testimoni,, Il "padrino,, latitante del delitto Ceretto inizia la solita battaglia dei memoriali Accusato ieri da Cosimo Metastasio: "Guidava l'auto degli incappucciati che hanno portato il cadavere dell'industriale" Raffaele La Scala detto « il padrino », 37 anni, accusato del sequestro-omicidio del'industriale Mario Ceretto di Cuorgnè, latitante, s'è fatto vivo con il sostituto procuratore della Repubblica di Ivrea attraverso l'avvocato, Guido Mazzone di Locri. Il legale ha presentato un memoriale a discarico. Dice l'avvocato: « Raffaele La Scala dal 3 maggio al 26 maggio è stato sempre a Locri e non in Piemonte. Risulta da documenti ufficiali in quanto, avendo il La Scala dei precedenti, i carabinieri del luogo hanno tenuto d'occhio sia lui che la sua auto. Controllato quasi giornalmente. Pertanto è " difficile " che abbia potuto trovarsi con i tre incappucciati di cui purla quel Cosimo Metastasio nella cascina di Caggegi, e a viso scoperto, lui solo. Quel Metastasio dovrebbe essere sottoposto a perizia psichiatrica se sostiene cose dei genere », « Raffaele La Scala ha il solo torto di essere assente — continua l'avvocato che abbiamo raggiunto telefonicamente nel suo studio di Locri —. Ed io mi sono fatto premura di suggerire ai fratelli ed alle sorelle che abitano qui a Locri di consigliarlo a costituirsi. Luì non vuole perché dice che prima di poter dimostrare la sua inno¬ vici corridoi del Tribunale di Ivrea. Cosimo Metastasio « Incatenato come un cane » ha trovato ad attenderlo in lacrime i suol bambini. Lui si ir mosso impacciato. Non poteva abbracciarli. Si <■ chinato e II ha baciati. « Non mi fate vedere cosi dal mici figli ». Innocente o colpevole, non Importa: questo diritto, Cosimo Metastasio l'aveva. E l'aveva¬ no soprattutto, di non vedere cosi II loro babbo, 1 suol bambini. Quello che si is fatto dopo — lasciargli abbracciare I figli in una stanza guardato a vista ma senza «ferri» — si sarebbe potuto fare prima. Con un po' di offesa al regolamenti, forse; ma con tanto rispetto umano di più certamente. Nella foto: Metastasio con I figli. cenza finirebbe per restare in carcere un anno e più. Poi si sentirebbe fare le scuse, ma intanto... ». « Ho rivolto un invito al giudice istruttore ed al sosti luto procuratore Gumina perché vengano a Locri a controllare l'alibi del La Scala perché se risultasse, come risulta a me, che era a Locri da atti ufficiali dovrebbe venire considerato estraneo, Se non fosse assente il dottor Gumina lo avrebbe già dovuto prosciogliere ». Raffaele La Scala, comunque, resta fino a questo momento uno dei maggiori indiziati, insieme con Giovanni Caggegi. La sua posizione si è aggravata dopo le accuse che ieri ha lanciato Cosimo Metastasio. Secondo Metastasio, Raffaele La Scala era l'uomo al volante dell'auto che con tre persone si fermò la mattina del 24 maggio, due giorni dopo il sequestro, davanti alla cascina Caggegi. « Non posso dire chi erano le altre tre persone — ha detto — perché erano incappucciate. Ma Raffaele La Scala era seduto al volante ». Ha poi insistito nel non ricordare altro, ma si è fatto tornare alla memoria un nome, quello di un certo « Sebastiano di Locri » che non è riuscito ad identificare meglio. Di Locri è anche Giovanni Caggegi. Di lui ha detto: «Caggegi è andato a Locri a reclutare gli uomini che hanno compiuto il sequestro. Lo ha confidato anche a Cosimo Ruga, la persona che il 23 maggio presentai al Caggegi facendola passare come " mio fratello". Caggegi mi ha anche confessato di aver organizzato il sequestro con Raffaele La Scala, e che il rapimento del Ceretto è stato il terzo sequestro compiuto dall'organizzazione ». Quali sono gli altri? Metastasio non l'ha detto. Ma appare chiaro che esistono tre settori uniti e distinti nel nome della « mafia »: quello del racket dell'edilizia (perché la matrice mafiosa del delitto Ceretto è ormai certa); quello del racket dei Tir rubati confermato dal continuo ritorno di nomi di componenti delle due branche e quello del racket dei rapimenti o « anonima sequestri ». La organizzazione attinge gli uomoni dai vari settori con compiti precisi e di « specializzazione », ottenendo in questo modo una attività a compartimenti stagni che ne garantisce la segretezza. Mario Ceretto si trovava in urto con la mafia che spadroneggia a Cuorgné: anche questo è fuori di dubbio. A parte l'attività della SAL che produce solai e laterizi ed è la più importante della zona, Ceretto aveva anche una vasta attività edilizia vera e propria. Una delle sue imprese, finanziata pare dall'industriale Trione suo socio ed amico, ha costruito un intero quartiere residenziale a Cuorgnè, il « condominio Giachetti ». Aveva avuto anche delle noie. Ceretto era stato denunciato per « irregolarità edilizie » ed era stato anche attaccato pubblicamente nel dicembre del 1972, dall'ex vice sindaco Giuseppe Cinotto, con pesanti accuse sull'esistenza di una mafia locale e di connivenze amministrative. Ceretto ne era uscito però completamente pulito. Anche su questi retroscena e sui « nemici » che inevitabilmente si era fatto i carabinieri svolgono indagini: un sequestro punitivo, con un riscatto che ripagasse dei taI glieggiamenti respinti è an! cora infatti l'ipotesi più va| lida. Se si fosse trattato solI tanto di estorcere del denaro I al Ceretto sarebbe stato molj to più comodo rapirgli una ! delle figlie, lasciando a lui liI bero il compito di trovare il I denaro per pagare il riscatto.