Dalla crisi alla paralisi di Sandro Viola

Dalla crisi alla paralisi Dalla crisi alla paralisi Fossero venute dieci giorni fu, le dimissioni di Vasco Goncalves avrebbero rappresentato un assestamento, una chiarii icazione delle vicende portoghesi. Dieci giorni fa, la caduta del primo ministro avrebbe avuto infatti un significato piuttosto netto: il prevalere, nel movimento militare, della tendenza «moderata» di Ernesto Melo Antunes, la convergenza tra «moderati» a «nazional-populisti» (De Carvalho) in funzione anticomunista, e la possibilità di varare un governo di «sinistra tecnocratica», appoggiato dai vasti strati sociali (forza di alleanza elettorale senza vero connotato ideologico, e anzi con umori da blocco moderato) che si ricono- scono nel ps di Mario Soares. Oggi è diverso. Non solo ledimissioni di Gongalves non ba-stano più a chiarire, a renderegovernabile la situazione a Li-sbona (che in queste due ultime settimane s'è più deteriorata e intorbidata di quanto non fosse accaduto nei quindici mesi pre-cedenti), ma il fatto che Gon- calves sia divenuto capo di sta- io maggiore delle tre armi seni- bra avvicinare l'intero quadroportoghese — invece che alla«pausa di riflessione» invocata da Costa Gomes — a un punto di rottura violenta. Cosa possono significare in-latti i «pronunciamenti» di varie unità del Nord contro il loro co- : mandante regionale, generale Corvacho (gongalvistu di sicura fede) se non un rifililo dell'autorità del nuovo capo di stato maggiore? Come devono essere interpretate le parole del comandante della Regione del Centro, generale Charais (secondo il quale l'esercito non è disposto ad accettare Goncalves al vertice della gerarchia militare), se non come il profilarsi di una situazione pre-golpista, con i generali che si pongono, ciascuno nella propria regione, come «signori della guerra» ormai defilati da qualsiasi autorità centrale? Chi può dirimere — con quale prestigio e garanzia di impania lità — il confronto già in atto nella capitale tra la 5" divisione goncalvista (appoggiata da reparti della polizia militare) e il comando del Copcon? Contro uno sfondo cosi con '"/so. è difficile immaginare il governo dell'ammiraglio Pmhei ro de Azevedo mettersi al lavo ro per affrontare con una qual che efficacia gli innumerevoli problemi che la rivoluzione por toghese si trova di fronte, e che sono uno più urgente e difficile dell'altro: dalla sommossa nel Nord all'Angola (problema questo, biforcuto: pericoli di congolizzazione nell'ex colonia, e patria il rientro di 500 mila «spostati»), dalla crisi economi ca ala spaccatura nelle forze "rinate. Questo cumulo di scadenze sarebbe stato gravissimo per qualsiasi governo, anche per quello che stava per formare il generale Fabiao, e che pure avrebbe goduto d'una serie di vantaggi: la presenzi! di tecnocrati capaci, l'appoggio delle forze politiche di maggioranza, e magari un atteggiamento favorevole da parte dei governi occidentali, che con la caduta di Goncalves non avrebbero più avuto la motivazione politica che ha loro permesso, sino a questo momento, di sottrarsi al l'obbligo di aiutare l'economia portoghese, n nuovo governo nasce quin- di, più che debole, paralizzato. In discussione non è la persona] lità di de Azevedo. Per chi ha 1 seguito i fatti di Lisbona dal loj ro inizio, l'ammiraglio presenta un pregio notevole: di tutti i \ leaders dell'Mfa egli è infatti coj lui che ha parlato di meno, che ; meno ha giocato (come i Rosa Coulinho, i De Carvalho e tanti altri) con le parole, e perciò senza alcuna responsabilità nello scatenamento del verbalismo oltranzista di Lisbona, certo uno dei mali che più ha nuociuto alla giovane rivoluzione. Ma il problema, a questo pun- j lo, non riguarda più le persone: 1 è obiettivo, sta nei fatti e nei \ rapporti di forze. Chi sostiene il sesto governo provvisorio? La maggioranza dette forze armale, a quanto sembra, no. I partiti politici maggioritari nemmeno, a giudicare dalle prese di posizione dei socialisti e dei centristi. Ciò significa che il cambio di governo non risolve il vuoto di potere, il drammatico suspense politico in cui Lisbona vive da due mesi, e che la crisi non è ri- j salta. Anzi, è sempre più grave | Sandro Viola

Persone citate: Azevedo, De Carvalho, Ernesto Melo Antunes, Goncalves, Mario Soares, Vasco Goncalves

Luoghi citati: Angola, Li-sbona, Lisbona