Quale futuro per il professore di Felice Froio

Quale futuro per il professore Conferenza a Ginevra Quale futuro per il professore Il ruolo dell'insegnante nella società di domani - Una severa analisi della preparazione «scadente» dei docenti italiani (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 28 agosto. Suddivisi in due commissioni, i quattrocento delegati alla conferenza internazionale dell'educazione cominciano a delineare la figura dell'insegnante di domani. Si confrontano le singole esperienze, si espongono i risultati di studi recenti, si tenta insomma di dare al maestro e al professore un volto nuovo, Molte delegazioni espongono con evidente compiacimento le realizzazioni delle riforme, mettendo l'accento sugli obbiettivi sociali e culturali che i rispettivi sistemi scolastici stanno attuando o si propongono di raggiungere. Con un discorso impostato alla sincerità, la delegazione italiana (il consigliere ministeriale Augenti, i professori universitari Izzo e Trombetta) ha esposto l'attuale sistema di reclutamento dei docenti ed ha illustrato le prospettive future. E' stato un atto di accusa alla politica scolastica italiana di questo dopoguerra. Dopo avere accennato alla nuova democrazia scolastica realizzata con i decreti delegati, il professor Izzo ha definito «scadente» la preparazione dei nostri insegnanti elementari, ricordando che i programmi degli istituti magistrali risalgono al 1923. «I maestri — ha detto — in Italia si formano in quattro anni di studi negli istituti magistrali, ai quali si accede dopo la scuola media, ossia dopo otto anni di corso. Essi non affrontano alcun esame d'attitudine all'insegnamento e ciò è grave. Questo sistema è stato molto criticato: gli si rimprovera di obbligare i ragazzi a scegliere troppo spesso la loro professione e di impartire una formazione insufficiente in quanto è troppo breve ed ha scarsi contenuti. I programmi sono del 1923, comprendono storia della pedagogia e psicologia, ma non comprendono scienze dell'educazione vere e proprie. Spesso sono assenti gl'insegnamenti della matematica moderna e della linguistica. Una proposta parlamentare di elevare d'un anno il corso dell'istituto magistrale non è passata». Per attenuare il quadro negativo, il professor Izzo ha aggiunto che c'è già una legge (i decreti delegati) che prevede la formazione dei maestri a livello universitario ed ha illustrato le future riforme: abolizione dell'istituto magistrale, creazione dell'istituto nazionale degli studi pedagogici e di istituti regionali di ricerca, di sperimentazione e di perfezionamento educativo coordinati con le università. Ma non ha potuto fare a meno di dire che anche «la formazione professionale dei professori è spesso inesistente». La figura del futuro insegnante (maestro e professore) s'intravede sia dal documento di base, sia da quanto stanno facendo alcune nazioni più avanzate, di cui sono stati già esposti i punti più importanti. Tutti riconoscono la necessità di dare agli insegnanti una prima formazione più solida e una formazione successiva che sia permanente, in modo che ci sia un continuo aggiornamento durante tutta la carriera scolastica. Ma questo implica una formazione iniziale capace di dare agli insegnanti il desiderio e la spinta di perfezionarsi sempre e, inoltre, impone alle autorità scolastiche l'impegno di attuare quest'educazione permanente organizzando un vasto e valido sistema d'aggiornamento da mettere a disposizione dei docenti nel migliore dei modi. C'è anche concordanza sulla necessità di richiedere per tutti gli insegnanti, anche quelli delle scuole materne ed elementari, j un titolo di studio universitario della stessa durata. Ma una moderna e valida preparazione professionale non basta. L'insegnante deve ricordare sempre i mutamenti avvenuti nella scuola e nella società, deve tenere conto che non è più l'autorità incontestata; egli diventa guida che aiuta i suoi allievi a sviluppare le loro capacità, le loro attitudini, ma nello stesso tempo deve essere capace di imparare dall'esperienza quotidiana, di fare se necessario j l'autocritica, di avere un contatto solido con i suoi alunni. Nel suo lavoro, il docente non può contare sulle sue esclusive forze, deve uscire dall'isolamento per collaborare coi suoi colleghi, coi genitori, con gli altri membri della comunità, e soprattutto con gli alunni. Non è mancato il discorso sulle condizioni economiche degli insegnanti. E' diffusa la preoccupazione per il loro scarso trattamento economico: sono mal pagati o hanno un trattamento inferiore a tutte le altre categorie di lavoratori intellettuali. Questo allontana i giovani dalla scuola. Felice Froio

Persone citate: Augenti, Izzo, Trombetta

Luoghi citati: Ginevra, Italia