Ormai la pista in Italia non offre più da vivere
Ormai la pista in Italia non offre più da vivere La vera causa delle sconfitte a Rocourt Ormai la pista in Italia non offre più da vivere (Dal nostro inviato speciale) I Liegi, 25 agosto. | Continua l'astinenza forzata dei i pistards azzurri che dal 1971, l'an-\ no dell'ultima affermazione del t quartetto degli inseguitori al velodromo di Varese, non riescono più ad agguantare una maglia iridata. In cinque giorni di gare sulla decrepita pista di Rocourt abbiamo dovuto accontentarci della medaglia d'argento dello sprinter dilettante Giorgio Rossi e del -bronzo- dell'inseguitore Pizzolerrato. uno stradista che porta nell'inseguimento la sua dote migliore, cioè la resistenza allo siozo e la prontezza nei recuperi, ma non è un autentico specialista ed ha precisi limiti, oltre i quali non può andare. C'è II rischio che il nostro bilancio debba chiudersi cosi, anche se nel momento in cui mi accomodo per l'ultima volta nella tribuna stampa del velodromo di Liegi — se si può chiamare tribuna il deposito di cartaccia e di lereiume in cui gli organizzatori belgi ci hanno lasciato affondare per cinque giorni — non posso ragionevolmente nascondere un certo fiducioso ottimismo in una conferma del 'bronzo" di Attilio Benfatto nel mezzofondo professionisti, né negare che mi darebbe soddisfazione massima un brillante piazzamento del «ragazzini» dell'inseguimento a squadre: Costa ha lavorato sul serio, guardando alle Olimpiadi del 1976, ed II quartetto, appena abbozzato e già arrivato ad un livello di risultati notevole, costituisce la tangibile prova della validità del suo lavoro. Anche se il deluso «chilometrista- Ferruccio Ferro ha fatto in proposito dichiarazioni piuttosto polemiche che non so condividere, è chiaro che le ragioni del declino della pista Italiana non dipendono da deficienze dei tecnici, né Guido Costa per i dilettanti, né tanto meno Guido Messina per i professionisti, che ha avuto a disposizione in maglia azzurra uomini che certamente non hanno grosso peso nel ciclismo italiano. Ma II declino purtroppo esiste, ed in talune specialità appare addirittura inarrestabile, senza un futuro. La clamorosa figuraccia collettiva degli sprinters professionisti, tolti di mezzo già nei quarti di finale da avversari che sulla carta — ad eccezione del danese Pedersen — erano mediocri quanto loro, né è la prova più evidente. Ci siamo alfidati a Giordano Turrini, 33 anni, a Luigi Borghetti, 32 anni, ad Ezio Cardi — più giovane ma non migliore degli altri due — perché questo è tutto quanto ci resta (i tre azzurri, stasera, hanno completato tra l'altro la loro figuraccia collettiva facendosi battere nella finale per il quinto posto da Cutting). Le ragioni di questa progressiva estinzione dei pistards sono molte, ma si possono condensare in una sola: la pista non dà più da vivere, soprattutto in una Nazione come la nostra, dove I velodromi vanno in rovina e dove l'attività invernale è praticamente Inesistente. Come si può pretendere che un Cardi, che ha solo 27 anni, progredisca gareggiando in pratica solo nei campionati Italiani, come si può pretendere che qualcuno del migliori dilettanti chieda la licenza professionistica, avendo davanti l'esempio di Giordano Turrini, che strappa a fatica un magro stipendio alla Brooklyn? Il giorno della definitiva sparizione dei professionisti dalla pista, quando i pochi esemplari ancora sulla breccia avranno rinunciato, non è tuttavia troppo lontano anche perché, se In Italia si piange, altrove non c'è molto da ridere. I nostri sprinters, per la prima volta negli ultimi vent'anni sono stati esclusi dalle semilinali, ma anche il Belgio è virtualmente sparito dalla scena dello sprint, l'Olanda resiste col solo Loevesjin mentre accanto a Pedersen e ai solisti australiani balza alla ribalta addirittura un giapponese. DI autentico fuoriclasse, in questi campionati sulla pista di Rocourt, se ne è visto uno solo, ed è un professionista: l'olandese Roy Schuiten, venticinquenne, per le seconda volta consecutiva campio ne del mondo dell'inseguimento L'allievo di Peter Post ha proba bilmente nelle gambe il record dell'ora e, dopo un assaggio in settembre al Vigorelli. si recherà a fine ottobre in Messico per tentare di far meglio di Merckx. Gianni Pignata
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