Papà Dostoevskij non fu ucciso di Lia Wainstein

Papà Dostoevskij non fu ucciso Papà Dostoevskij non fu ucciso Ristabilita la verità: il padre dello scrittore non morì per mano dei servi della gleba Al crollo dei miti, frequente nella nostra epoca, si aggiunge adesso una clamorosa rivelazione che, pur concernendo fatti avvenuti or è più d'un secolo, è tale, tuttavia, da suscitare ampi echi. Fino ad oggi, infatti, gode di straordinaria fortuna, soprattutto in Occidente, una versione sulla morte del padre di Dostoevskij, Mikhail, secondo la quale egli, per il suo carattere tirannico di alcolizzato e i continui maltrattamenti, sarebbe stato assassinato nel corso di un alterco da quindici servi della gleba. Grazie alle bustarelle distribuite dai colpevoli agli inquirenti, il delitto sarebbe rimasto senza conseguenze. Questa truce e poco fondata versione venne diffusa, strano a dirsi, da cronisti apparentemente attendibili quali A. Dostoevskij, fratello minore dello scrittore (nelle sue memorie) e dalla figlia di quest'ultimo, Ljubov', nel 1920. Mentre alcuni testi autorevoli — alla fine dell'Ottocento l'encicopledia Borkgauz i Efron nella voce « Dostoevskij » di ben 18 colonne, gli storici della letteratura Mirsky e Slonim, la Grande enciclopedia sovietica (1972) — mantenevano sul delitto un cauto silenzio, il principale biografo sovietico di Dostoevskij, Leonid Grossman, pur nutrendo qualche dubbio sulla veridicità del fatto, gli at¬ e ù , o o e a e l e i l a a i e . i i — n e r lt¬ tribuiva notevole importanza. A proposito di Dostoevskij padre l'ufficiale Breve enciclopedia letteraria scriveva addirittura nel 1964: « Avendo egli acquistato nel 18311832 una piccola tenuta nel governatorato dì Tuia, usava trattare con durezza i contadini; venne ucciso nel 1839 dai suoi servi della gleba ». Il sensazionale particolare sembra poi aver esercitato un'irresistibile attrazione su diversi studiosi occidentali, da J. Neufeld, tradotto in russo nel 1925, a Freud, che vi si ispirò per il suo saggio Dostoevskij e il parricidio (1928) suscitando altre interpretazioni in eh:..ve psicanalitica, tra cui Dostoievski le coupable di Dominique Arban (1953). Le numerose illazioni e i confronti tra lo scrittore e certi suoi personaggi (Ivan Karamazov, Raskol'nikov) contribuirono a creare la leggenda della cupa atmosfera domestica che avrebbe pesato sulla sua gioventù. Ora, trascorsi 136 anni, il seducente castello sta crollando, minato alla base da una più critica indagine, svolta dal sovietico Gennadij Fjodorov, che da anni studia il materiale d'archivio sull'infanzia di Dostoevskij. Sono così venuti alla luce dei documenti inoppugnabili che, nel capovolgere completamente le valutazioni riabilitando sia il proprietario terriero Mikhail Dostoevskij sia i suoi servi della gleba, aprono all'analisi letteraria affascinanti e sterminate possibilità di nuove interpretazioni. Due certificati, stesi indipendentemente l'uno dall'altro da due medici della regione di Tuia, parlano infatti di un colpo apoplettico. Eliminata dunque la versione sui rapporti conflittuali con i contadini, sulla crudeltà e l'alcolismo presunti di Dostoevskij padre, Fjodorov pone invece in rilievo gli aspetti drammatici della sua vita, soprattutto le disagiatissime condizioni economiche. Ricevendo egli, dopo dieci anni di lavoro nell'ospedale dei poveri Mariinksaja di Mosca appena mille rubli all'anno — quando per la sola educazione dei figli maggiori in buone scuole ne occorrevano più di duemila — Dostoevskij era costretto ad integrare il magro stipendio con visite private. L'epistolario della famiglia descrive una vita di stenti; spesso mancava il foraggio per il poco bestiame, in casa vi erano sei cucchiai in tutto, mezza libbra di tè già costituiva un degno regalo del marito alla moglie. Ci viene presentato insomma un ritratto diverso da quello invalso, e il suo riflesso, se figura nelle opere del figlio, va probabil¬ mente cercato in personaggi finora trascurati. Rimane da spiegare l'origi-1 ne di una così singolare e prò- j tratta diffamazione. Fu cau- \ sata, secondo Fjodorov, oltre che dalla credulità con cui i due discendenti memorialisti accolsero voci non provate, da un lungo processo con un litigioso proprietario terriero loro vicino. Costui, mosso dal desiderio di danneggiare i Dostoevskij avrebbe, come dimostrano i documenti ora scoperti, indotto un suo parente ed un ufficiale a riposo a formulare vaghe accuse di omicidio contro i contadini. In questo modo i suoi avversari sarebbero stati disonorati dalla morte infamante del padre e insieme rovinati definitivamente dall'inevitabile deportazione dei loro servi. Un'inchiesta durata 16 mesi, ma evidentemente ignorata da A. Dostoevskij e da Ljubov', provò la totale infondatezza delle accuse. Ristabilita la verità storica e promosso il padre al rango di personaggio rispettabile, edificante e degno di commiserazione — un avvenimento cui la Literaturnaja gazeta dedica un'intera pagina — rimane da chiarire perché mai venne concesso tanto credito ad una versione così lontana dalla realtà, mentre il mistero dell'arte dostoevskiana appare più insondabile di prima. Lia Wainstein

Luoghi citati: A. Dostoevskij, Mosca