Altri scontri a Bastia Feriti, roghi e arresti di Alfredo Venturi

Altri scontri a Bastia Feriti, roghi e arresti Dopo l'assalto al fortino di Alistro Altri scontri a Bastia Feriti, roghi e arresti (Nostro servizio particolare) Parigi, 23 agosto. Nuovi rinforzi di polizia sono stati mandati, per via aerea, in Corsica, e dall'isola mediterranea vengono le testimonianze di una gravissima tensione. «Il popolo corso è in stato di legittima difesa», ha detto Max Simeoni, fratello del dirigente autonomista arrestato ieri. La notte scorsa, poche ore dopo che si era concluso il sanguinoso assalto all'azienda vinicola occupata il giorno prima dagli autonomisti, alcune centinaia di giovani hanno percorso le vie di Bastia, la seconda città dell'isola, distruggendo le vetrine delle banche, circondando minacciosamente la Sottoprefettura, scontrandosi con gli agenti dei Crs (Corps républicaines de sécurité, i reparti francesi di pronto intervento) e con i gendarmi mobili. Ci sono stati incendi, arresti, numerosi feriti. La decisione del principe Poniatowski (che in questi giorni esercita oltre ai poteri di ministro dell'Interno quelli di primo ministro e ministro della Difesa, per l'assenza dei due titolari), di mandare i suoi uomini all'attacco dell'improvvisato fortino di Alistro, non soltanto è costata la vita di due agenti, ma ha anche procurato agli autonomisti quello che nell'isola molti considerano un successo. Soltanto il capo dei com-1 mandos, Edmond Simeoni, si è costituito dopo l'assalto: gli altri cinquanta militanti dell'Azione per la rinascita della Corsica sono potuti uscire tranquillamente dall'edificio, con le loro bandiere bianche | ornate della testa di moro \ bendata, con le loro armi, con i loro antichi canti di vittoria e con raffiche di giubilo sparate in aria. Dice il sottoprefetto di Bastia, comandante dell'operazione, che gli agenti avevano l'ordine di verificare l'identità di tutti coloro che occupavano lo stabilimento. «Siamo stati giocati», ammette, e spiega che gli autonomisti si sono potuti allontanare approfittando del fatto che gli agenti erano turbati per la morte di due dei loro. Ma com'è possibile, si chiede la gente, che dopo trenta ore di assedio gli assediati siano potuti filtrare attraverso lo schieramento di un migliaio di uomini, cantando e sparando aria? Non tutti in Corsica approvano l'uso della violenza, che l'Are ha scelto dopo il suo ultimo congresso, in particolare c'è un diffuso turbamento per la morte dei due agenti: ma ben pochi sono disposti ad approvare la decisione governativa dì usare così pesantemente la forza. Non c'erano vite in pericolo, nello stabilimento occupato: nessuna minaccia a carico dei quattro ostaggi. Era chiaro che gli autonomisti si proponevano, in un primo tempo almeno, nient'altro che un'azione dimostrativa in grande stile, che richiamasse l'attenzione del Paese sul problema generale di quest'isola sottosviluppata, su quello particolare di uno «scandalo del vino» che è andato avanti fra lentezze procedurali e nell'indifferenza ufficiale. E' stato soltanto dopo che attorno all'edificio si sono schierate centinaia di agenti in assetto di guerra, con due blindati armati di mitragliatrice, che i commandos hanno catturato i quattro ostaggi. Ma c'era ancora materia per negoziare, ed era abbastanza facile prevedere le possibili conseguenze negative di un assalto contro gente così freddamente determinata. Commenta Le Monde che l'attacco ordinato da Poniatowski aveva due scopi: strangolare l'autonomismo corso, riaffermare l'autorità dello Stato. Ebbene, sono due bersagli mancati: l'autonomismo isolano è più forte di pri nma, e l'autorità dello Stato è \precipitata nel ridicolo quan- jdo i «ribelli» sono usciti allo \scoperto da vincitori. \Il ministro Poniatowski è j bersaglio di molte polemiche. I partiti di sinistra e i sindacati parlano di «intempestivo intervento delle forze di polizia», un deputato comunista, Leroy, proclama che la Fran- eia «dev'essere sbarazzata di questo principe pericoloso». La stampa e i gruppi più vicini al governo avanzano, pur fra ricorrenti insistenze sulla necessità del negoziato e di una «politica per la Corsica», un argomento chiave: se si cede nell'isola, non si farà che incoraggiare altri fermenti simili, come quello dei Bretoni, quello degli Occitani, quello dei Baschi. Alfredo Venturi

Persone citate: Bastia, Edmond Simeoni, Max Simeoni

Luoghi citati: Corsica, Parigi