Sempre pronti in elicottero i samaritani della montagna di Gigi Mattana

Sempre pronti in elicottero i samaritani della montagna Gli equipaggi della Scuola alpina di Aosta Sempre pronti in elicottero i samaritani della montagna In quasi duecento diffìcili missioni di soccorso, il Rai ha recuperato 103 feriti - Unica ricompensa: la riconoscenza (ma non sempre) (Dal nostro inviato speciale} Aosta, 22 agosto. E' un piccolo angolo di verde nascosto dagli alberi a pochi chilometri da Aosta con le sue ciminiere e le sue orde di turisti: qualche reticolato, alcuni alpini e quattro uomini in tuta di volo pronti giorno e notte accanto a un elicottero. Non è una base supersegreta dell'esercito, è la sede dei nuovi samaritani della montagna, di chi ha fatto del soccorso alpino la principale attività, quasi una ragione di vita. Nato nel 1971, il Rai (reparto aviazione leggera) della Scuola militare alpina di Aosta ha compiuto in questi anni 185 missioni di soccorso, ha trasportato 103 feriti, di cui molti si sono salvati grazie all'intervento dell'elicottero, e recuperato 28 salme; il reparto ha ricevuto l'Ordine del cardo, encomi di ogni ge- j nere e la medaglia d'argento j al valor civile su iniziativa ' della Regione valdostana. «La burocrazia fra noi è una parola sconosciuta — di- ce il colonnello Di Dato della Scuola Alpina — quando si ri- ceve richiesta di soccorso da parte delle guide o di un pri- vaio, l'equipaggio di guardia in quel momento non ha biso- gno dì attendere ordini superiori, in piena autonomia può decidere se partire, e lo fa sempre, anche se le condizioni atmosferiche superano i limiti normali di sicurezza». Il Rai attualmente ha in organico sei Agusta Bell 205, macchine con una buona capacità di carico e alti margini di sicurezza, che hanno segnato un record posandosi e ripartendo a 6500 metri di quota durante la spedizione italiana all'Everest; i piloti però sono soltanto otto e vengono costretti a turni pesanti. «Le capacità d'impiego dell'elicottero — dice il maggiore Alessandro Borsotti, 42 an- ni, di Varese, comandante del reparto — sono state forse mitizzate. D'accordo che per mette operazioni prima im possibili, ma in montagna in- cantra anche molte difficoltà: con le alte temperature ha prestazioni inferiori, non può volare di notte, deve evitare la nebbia e i temporali, con vento intorno ai 40 nodi è un problema tenerlo in aria» Sfogliamo la raccolta delle relazioni sui soccorsi finora effettuati e vediamo che in ben pochi casi il tempo era favorevole al volo; l'estate scorsa per salvare un alpinista ferito sull'Herbetet e che una notte all'addiaccio avrebbe condannato a morte, l'elicottero rientrò ad Aosta alle 21,30, nel buio più completo. E i limiti di sicurezza, allora? «Semplice — risponde Borsotti — li superiamo. Le norme da rispettare per un volo operativo o di trasferimento vengono tranquillamente ignorate quando si tratta di salvare qualcuno. E finora ci è sempre andata bene». Se il numero di chi va in montagna è in costante aumento lo è altrettanto quello degli inesperti: in luglio e agosto la media di soccorsi del reparto cresce verticalmente, fino ad avere tre elicotteri in volo contemporaneamente: i velivoli privati hanno una sorta di tassametro che segna 7 mila lire ogni minuto di volo, quelli militari invece sono completamente gratuiti e i piloti giungono addirittura a rifiutare la forma di fontina offerta dai due contadini salvati dopo che il trattore, ribaltandosi, li aveva feriti gravemente. Non lavorano per lucro, ma almeno la riconoscenza di chi è stato strappato alla montagna dovrebbe essere una bella ricompensa. «Su oltre cento persone salvate — continua il maggiore Borsotti — alcune hanno scritto, due sono venute di persona a ringraziarci, tutti gli altri non si sono mai fatti vivi. D'altra parte il motto del reparto è dovunque e comunque e noi abbiamo cercato di non farlo restare una parola d'ordine vuota di significato, di adeguarci allo spirito: encomi, premi, non sono nel conto, se si deve salvare qualcuno si va. Sempre». Ma a parte la consapevolezza di fare bene il proprio lavoro e anche più di quanto è richiesto — concludiamo — lei sapeva bene che, specie in montagna, i salvatori spesso sono ignorati e c'è una sorta di astio verso di loro, testimoni di errori e imprudenze. Era preparato a questa mancanza di riconoscenza quando è stato trasferito qui? «Non sono stato trasferito, ho scelto io di venire». Gigi Mattana

Persone citate: Alessandro Borsotti, Borsotti, Di Dato

Luoghi citati: Aosta, Varese