Un operaio morto e sei feriti per uno scoppio alla Dalmine

Un operaio morto e sei feriti per uno scoppio alla Dalmine Sciagura negli stabilimenti di Bergamo Un operaio morto e sei feriti per uno scoppio alla Dalmine La vittima, 42 anni, lascia la moglie e tre figli - L'esplosione è avvenuta nella "centralina per lo smistamento dell'ossigeno" forse per un ritorno di fiamma - Inchiesta (Dal nostro corrispondente) Bergamo, 19 agosto. Un'esplosione ha distrutto questa mattina un capannone situato all'interno degli stabilimenti della Dalmine, nel quale vi erano tutte le tubazioni dell'ossigeno: un uomo, travolto dal crollo, è morto all'istante, altri sei hanno dovuto ricorrere alle cure dei medici, due con lesioni abbastanza gravi. La vittima è Luigi Ubbiali, di 42 anni, domiciliato ad Azzano San Paolo, sposato e padre di tre figli, il quale stava trasportando delle bombole di ossigeno (necessarie per la ricarica delle tubazioni) per conto della Siad. All'ospedale Maggiore di Bergamo sono inoltre ricoverati, nel reparto rianimazione, Giovanni Battista Restelli, di 56 anni, di Bergamo, e Federico Maffioletti, di 53 anni, da Stezzano. Altri quattro feriti hanno riportato lesioni giudicate guaribili fra i sei e i dieci giorni, e, dopo essere stati medicati nell'infermeria dello stabilimento, sono tornati a casa. Il sinistro è avvenuto alle 8,40. Il capannone distrutto dallo scoppio è chiamato «centralina per lo smistamento dell'ossigeno», gas che viene utilizzato per i forni Martin ove avvengono le colate. Si ritiene che, per cause non ancora completamente precisate, si sia verificato un ritorno di fiamma da uno di tali forni, che ha fatto saltare in aria la «centralina dell'ossigeno». L'Ubbiali, che si trovava all'esterno, accanto al furgoncino con le bombole, è stato colpito da alcune schegge; altri sei lavoratori sono stati investiti dall'esplosione; due, come s'è detto, sono in condizioni piuttosto gravi. Lo spostamento d'aria ha mandato in frantumi vetri e tegole per un raggio di alcune centinaia di metri. Per fortuna, non è stato seguito da incendio. Immediatamente sono accorsi verso il capannone distrutto operai e dirigenti, e lo stesso presidente, ingegnere Gianangelo Giavazzi, che si sono prodigati nell'opera di soccorso. L'Ubbiali è stato trasportato in infermeria: ma era già morto per lesioni multiple al capo e in altre parti del corpo. Nel frattempo erano sopraggiunti i vigili del fuoco del comando di Bergamo, i carabinieri, il prefetto, il questore e il sostituto procuratore della Repubblica, dottor Giancarlo Battila. Ha avuto inizio la faticosa opera di rimozione delle macerie. Si temeva che sotto i detriti potessero esservi altre vittime: per fortuna i timori sono poi risultati infondati. I sei feriti hanno ricevuto i soccorsi. La magistratura, l'azienda e l'Ispettorato del lavoro hanno avviato le necessarie indagini al fine di ricostruire ogni particolare e appurare le eventuali responsabilità del caso. Sarebbe stato effettivamente un ritorno di fiamma da un forno, il numero 6, a provocare l'esplosione. Al riguardo, comunque, è stato precisato che proprio la settimana scorsa erano state eseguite opere di manutenzione generale e si era anche accuratamente revisionato l'impianto della «centralina dell'ossicino ». In seguito allo scoppio, il reparto dell'acciaieria ha dovuto sospendere l'attività. In segno di lutto, il consiglio di fabbrica ha disposto la sospensione del lavoro per due ore a ogni turno. Il reparto, che occupa circa 600 dei 700 dipendenti della Dalmine, potrà riprendere a funzionare, salvo imprevisti, nella giornata di domani. u. g. ! | | I

Persone citate: Federico Maffioletti, Gianangelo Giavazzi, Giancarlo Battila, Giovanni Battista, Luigi Ubbiali, Ubbiali

Luoghi citati: Azzano San Paolo, Bergamo, Stezzano