La pista, una specialità in decadenza

La pista, una specialità in decadenza Il velodromo di Rocourt riapre domani per i mondiali La pista, una specialità in decadenza Tecnici bravi (Costa e Messina) ma scarso materiale umano • Speranza per gli azzurri di ripetere le medaglie conquistate nel '74 a Montreal: due d'argento e altrettante di bronzo (Dal nostro inviato speciale) Liegi, 18 agosto. La gloriosa pista di Rocourt che visse anni fa gli epici duelli tra Fausto Coppi e Schulte nell'inseguimento, riaprirà i battenti mercoledì per ospitare l'edizione 1975 dei campionati del mondo. I tempi non sono più quelli del «campionissimo», la pista, in Italia e nel mondo, langue ormai al margini del ciclismo, vivendo una sua vita vegetativa che non offre ricambi ai pochi veri campioni che sentono ancora il fascino dei velodromi. Si ha l'impressione, parlando di questi campionati del mondo, di non assistere ad un avvenimento di attualità, ma ad una specie di nostalgico -revival», ad una riunione di nobili decaduti che ricordano i tempi di carrozze e maggiordomi ora che girano in tram e si lavano i piatti. La crisi, anche se meno avvertibile all'estero che da noi, è generale: un vero campione guadagna bene soltanto correndo su strada ed anche l'attività seigiornistica mondiale, limitata ad una » casta » assai chiusa di specialisti, cerca di aprire le sue file ad assi già affermati nelle prove stradistiche. come Merckx, Gimondi, ed altri, più che cercar di creare dei nuovi campioni in proprio. In Italia, la triste fine del velodromo olimpico di Roma — ormai diventato un rudere, inagibile da anni e chissà per quanto tempo ancora — e l'adattamento del glorioso nastro magico del Vigore ! I i per ospitare le corse dei cani, dicono chiaramente a quale punto siamo, nonostante i volonterosi e sbandieratissimi sforzi della federazione ciclistica, rimasti più che altro a livello di conferenze-stampa, senza mai affrontare il male in profondità. A Rocourt la rappresentativa azzurra si presenta con qualche modesta ambizione, se non a)tro perché la crisi comune non pone gli altri concorrenti in condizioni migliori delle nostre. Da Montreal 74 siamo tornati con l'argento di Ferro (chilometro) e di Pizzoferrato (inseguimento) ed il bronzo di Rossi (velocità) tra i dilettanti e con il bronzo di Attilio Benfatto nel mezzofondo professionisti. Risultati che si possono ripetere od anche migliorare, non tanto per meriti specifici degli azzurri di oggi (che sono, grosso modo, ancora quelli di ieri) quanto, ripetiamo, perché anche il resto del mondo, salvo la possibilità di qualche inattesa rivelazione, punta sempre sugli stessi cavalli, che hanno ciascuno un anno di più sulle spalle. La Francia ripresenta il sempiterno Morelon, che non è più quello di un tempo, mentre il campione uscente della velocità dilettanti, il cecoslovacco Tkac potrebbe trovarsi a disagio su una pista lunga come quella belga. Ra- gionevoli speranze dunque per Giorgio Rossi e così per gli inse- guitori Pizzoferrato e Masi e per il «chilometrista» Ferro, che rinnoverà il suo duello con il sovietico Rapp. Gli azzurri dilettanti, affidati alle cure di Guido Costa, hanno comunque la tranquillità di chi sa di non lavorare per un traguardo immediato. Quando il discusso ma validissmo et. ha ripreso le redini dei nostri pistards dopo un periodo di «rotta» con la nostra Federciclo, ha apertamente dichiarato di guardare alle Olimpiadi di Montreal come al vero traguardo per giudicare il suo lavoro. Costa ora ammette che qualcosa di più rispetto all'anno scorso si è ottenuto, anche se i nomi nuovi nella lista degli azzurri (tra cui il siciliano di Torino. Licciardello) sono estremamente pochi. Per Guido Messina, responsabile dei professionisti, le prospettive non sono altrettanto serene. Il tecnico torinese ha potuto lavorar poco e male, alle prese con un materiale umano sempre più scarso, e con la riluttanza delle case e degli stessi corridori a distogliere il loro impegno dalle prove su strada per dedicare una certa applicazione alla pista. Messina può contare, nella velocità, sui veterani Turrini e Borghetti e sul giova- ne ma discontinuo Cardi, un trio che può puntare sull'anziano bo lognese per un arrivo in zona-me daglie, ma senza maggiori ambi zioni. Nell'inseguimento, Messina ha a disposizione non (come ai tempi suoi e di Coppi) degli autentici specialisti o dei supercampioni. ma degli stradisti di mezza tacca e dagli orizzonti ovviamente limitati, come Bazzan, Fraccaro ed Algeri. La carta migliore finisce con l'essere il 1 iffuto Attilio Benfatto, che sia pure in mezzo a molte difficoltà si è dedicato con una certa costanza al do. arrivando l'anno scorso Montreal al traguardo della medaglia di bronzo, che egli potrebbe bissare anche a Rocourt. Il primo degli azzurri a giocarsi un titolo sarà comunque Ferruccio Ferro, che compirà il disperato sforzo del «chilometro» mercoledì, nel corso della prima serata dei mondiali. Per ora, nel clan azzurro, a Rocourt da domenica sera, si pensa solo a rifinire gli allenamenti e la preparazione del materiale, mentre i dirigenti del ciclismo internazionale sono impegnati, come al solito, nella serie dei congressi e nelle numerose pause turistiche che fanno parte ormai del corredo di ogni campionato del mondo. Gianni Pignata ™Z..° n^ !