Nizza: la vera atletica è quella degli inglesi

Nizza: la vera atletica è quella degli inglesi Nizza: la vera atletica è quella degli inglesi (Dal nostro inviato speciale) Nizza, 18 agosto. Onori all'atletica della Germania Est. trionfatrice nella Coppa Europa di atletica (maschile e femminile), ma senza dimenticare che in campo maschile con un pizzico di sfortuna in meno avrebbe vinto l'Unione Sovietica che alle vittorie nel salto triplo, nell'alto, nei 100 metri e nel giavellotto ha aggiunto una serie di discreti piazzamenti, rimontando nella seconda giornata una posizione, sino ad insidiare i leaders. Come sempre, negli occhi degli spettatori rimangono di una manilestazione gli ultimi episodi, ma non va dimenticata la prima gara di corsa — sabato — quando Gavrilenko è caduto sulla quinta barriera dei 400 ostacoli, infortunandosi al punto da non poter neppur procedere al passo per garantire almeno il punticino dell'ottavo classificato. Gavrilenko (record stagionale 49"5) sarebbe finito molto probabilmente terzo alle spalle di Pascoe e Nallet, per cui avrebbe portato sei punti in più alla sua squadra, togliendone uno alla Germania dell'Est per il conseguente scivolamento di Mayer dal quarto al quinto posto. Con un arrivo del genere — più che probabile — // punteggio finale diventerebbe Urss 115. Germania Est 111. Ed anche a voler togliere il punto forse « regalato » a Borzov con la vittoria su Mennea nei cento metri, il vantaggio è sempre per i sovietici (che possono pure lamentarsi della caduta di Mamontov nei 5 mila metri). DOPO BORZOV — La constatazione porta a sottolineare come una manilestazione lunga e nervosa vada considerata non solo in base alla classifica finale, ma analizzando gara per gara. Certo, cadere in pista è una colpa, ma in atletica il letto è abbastanza raro e non si può non sottolineare la buona prova complessiva dei sovietici, anche se ancora alle prese con grossi problemi di « ricambio ». Lo stesso Borzov, in una intervista concessa alla vigilia delle gare, ha detto: » Non vedo fra i giovani uno come me ». Dichiarazione che non è un atto di Immodestia, ma una constatazione pura e semplice. L'atletica sovietica si augura che Borzov resista e ritrovi lo smalto dei giorni migliori (e sarebbe interessante poter conoscere di settimana in settimana la preparazione che Borzov sosterrà di qui alle Olimpiadi di Montreal!. FOSTER — La fredda ricerca di punti portata avanti di gara in gara dalla Germania Est e dall'Unione Sovietica non ha entusiasmato (anche perché dillicile da seguire, pur con tabelle alla mano) quanto la splendida interpretazione del¬ l'atletica leggera data dai britannici, i quali sono veramente rimasti i soli a dare l'impressione di « vedere » lo sport in modo antico, ovvero giusto. Gioia di primeggiare, ma pieno rispetto della libertà personale. Hanno vinto sei gare, più di tutti (tre sole la Germania Est che pure ha primeggiato nella graduatoria finale): ma si sono classificati solo quarti. A loro non importa nulla di curare l'equilibrio di squadra, se una specialità non ha atleti di buon livello vuol dire che al momento non piace non è seguita, e basta. Non è dramma per nessuno. Vanno in giro per il mondo senza troppi accompagnatori ufficiali: Poster — insegnante di educazione fisica — l'anno scorso ha portato a Roma in occasione dei campionati europei un gruppetto di suoi allievi che si sgolavano per lui sulle gradinate. JENKINS — A Nizza hanno vinto gli 300 con Ovett. i 5 mila con Poster, i 400 ostacoli con Pascoe, il peso con Capes, i 400 piani con quel fenomeno di Jenkins (ricordate, il vincitore di Fiasconaro ad Helsinki), la 4 x 400 ancora con una travolgente volata finale del biondo Dave. Ed alla fine hanno impiovvisato balletti di gioia, hanno portato la bandiera nazionale di corsa sulla pista, sono accorsi a salutare i loro tifosi riuniti a gruppetti sulle gradinate. Sono rimasti i soli ad interpretare l'atletica come un'impresa gioiosa, non come sofferenza. Noi purtroppo siamo di altra pasta. Gli azzurri non si divertono neppure quando vincono, l'importante per molti dell'ambiente è attizzare il fuoco di qualche polemica. ABETI — E' vero che il mondo della nostra atletica leggera è una mini-polveriera sempre innescata, ma è pure vero che alcune esche potrebbero essere spente con l'uso del buonsenso. Ripetuto che l'ultimo posto non è affatto disonorevole, precisato che un atleta al posto di un altro non avrebbe cambiato radicalmente la situazione, restano alcuni misteri. Cominciamo da Abeti, il nostro migliore quattrocentista, sostituito da Borghi (perché campione d'Italia? ma allora I 100 ed i 200 doveva farli Abeti » tricolore » a Firenze e non Mennea). Viene il dubbio che Abeti sia uno che non ha santi in Paradiso, ed è stato un vero peccato vederlo impegnato solo nella penosa staffetta 4 x 400 dove si è preso anche una botta in faccia da un avversario. E non si capisce neppure perché non sia stato messo in pista un giovane (Cantoreggi magari) al posto di Fontanella ferito ad un piede. Se uno fa la riserva, e resta in tribuna quando la riserva serve, può anche pensare che l'atletica è una cosa strana. Bruno Perucca