Potremo curare meglio l'ansia di Ezio Giacobini

Potremo curare meglio l'ansia Scoperte sui tranquillanti Potremo curare meglio l'ansia Con la recente scoperta, da parte di due ricercatori italoamcricani, del meccanismo d'azione dei farmaci ansiolitici, si apre la possibilità di capire il substrato organico dei fenomeni ansiosi. Una nuova sostanza cerebrale implicala: il Gaba. A quasi vent'anni dalla scoperta delle proprietà farmacologiche delle benzodiazepine, e a quindici dalla loro introduzione in terapia come sostanze moderatrici dell'ansia (ansiolitici), come rilassanti muscolari (miorilassanti) e come antiepilettici, il loro meccanismo d'azione è rimasto un fitto mistero. In fondo, la cosa non deve stupirci in quanto è vera per una quantità di farmaci che usiamo ogni giorno. Si pensi ad esempio clic solo negli ultimi anni si è cominciato a intravedere una spiegazione dell'effetto terapeutico del farmaco più comunemente usato, l'aspirina. Poco dopo l'introduzione delle 1,4-benzodiazepinc, di cui le prime e più famose rappresentanti sono la clordiazcpoxide (Libitum) e il diazepam (Valium), queste occuparono senza difficoltà il primo posto tra le sostanze cosiddette tranquillanti. Primato che detengono tuttora, con un consumo annuo che si calcola ormai in tonnellate. Esse fecero la fortuna non solo dell'industria che le lanciò, ma anche di tutte quelle che si misero nella scia modificandone lievemente la formula senza variarne troppo l'effetto. Recentemente sono state al centro di una polemica che ha coinvolto il prezzo dei farmaci nei Paesi della Ccc, compresa l'Italia. Le benzodiazepine offrono una vasta gamma di applicazioni terapeutiche, tra le quali la più sfruttata è la sedativa-ansiolitica. II loro effetto più interessante è proprio quello di sollevare l'ansia senza avere, a dosi medie, un'azione sedativa troppo spiccata, tale da indurre sonno o apatia. Per questo si distinguono dai barbiturici, che hanno invece una debole azione ansiolitica e miorilassante, ma un'energica azione ipnotica. Per anni i clinici hanno discusso se si traiti veramente di un'azione «ansiolitica». oppure semplicemente di un effetto sedativo generale molto vicino alla sonnolenza. Contrariamente allo scetticismo iniziale, l'opinione più comune è attualmente quella che si tratti di un vero effetto specifico sull'ansia e l'agitazione. Inoltre, anche se con le varie benzodiazepine è possibile separare l'azione ansiolitica da quella miorilassante, i due effetti sembrano essere strettamente correlati tra loro e distinti da quello ipnotico-sedativo che esse posseggono in maggiore o minore grado. Benzodiazepine. barbiturici e alcol hanno però alcuni effetti comuni. Tra l'altro, interferiscono tra loro e si potenziano vicendcvolmenlc. rendendone l'uso simultaneo assai rischioso. Particolarmente pericolosa è la mescolanza alcol e benzodiazepine. che forma anche a piccole dosi (basta un bicchiere di vino da pasto con una sola pastiglia) una combinazione assolulamente controindicala per chi deve mantenere l'attenzione a un buon livello, come durante la guida. L'invitante reclame dell'industria farmaceutica ci presenta spesso le benzodiazepine come la soluzione (innocua) sia per la massaia frustrata sia per l'uomo d'affari nei guai. In effetti, il pericolo di diventarne dipendenti e addirittura tossicomani è assai maggiore di quanto possano pensare il pubblico e gli stessi medici. Poiché rappresentano la soluzione più facile sia per il medico che le ordina sia per il paziente che le usa, dobbiamo stare particolarmente in guardia e non abusarne. Negli Anni 50 per una pura coincidenza, quasi simultaneamente alla scoperta delle benzodiazepine, veniva isolata dal cervello una nuova sostanza chiamata Gaba (abbreviazione di acido gamma-aminobutirrico) ritenuta oggi una delle sostanze chiave della funzione cerebrale. Il Gaba è localizzato solo in detcrminate parti del cervello e rappresenta la principale sostanza «freno» del sistema nervoso. La sua azione si estrinseca a livello delle cellule nervose essenzialmente mediante due meccanismi: a) impedendo la liberazione di speciali «sostanze segnale» tra cellula e cellula; b) abbassando la probabilità che un impulso nervoso in arrivo possa scatenare una scarica nella cellula nervosa che lo riceve. In entrambi i casi l'effetto finale è quello di prevenire (inibire) il passaggio dell'impulso nervoso e quindi di agire da freno. Le recentissime ricerche eseguite nel laboratorio di farmacologia preclinica dell'Istituto nazionale della salute mentale degli Stati Uniti, diretto dal professor Erminio Costa (un farmacologo italiano emigrato in Usa da molti anni), dal Costa stesso e dal dottor A. Guidoni, altro farmacologo italiano di recente emigrazione, hanno alzato per la prima volta il velo sul mistero delle benzodiazepine. I risultati di Costa e Guidoni dimostrano chiaramente che l'effetto delle benzodiazepine si può spiegare mediante una loro azione specifica sul Gaba, facilitandone la naturale azione inibitrice che si svolge normalmenle nel cervello. Il diazepam, ad esempio, renderebbe molto più efficace l'azione del Gaba su specifici recettori cellulari del sistema nervoso centrale. Quest'azione delle benzodiazepine è stata dimostrata anzitutto sui meccanismi di pro¬ gscdGtufbtqcacbgqdslmarlcspsrGrnmg grammazione del controllo muscolare a livello del cervelletto, che rappresentano appunto una delle localizzazioni chiave del Gaba. Anche l'azione antiepilettica si svilupperebbe mediante un acccnluamento dell'azione frenante di diversi centri cerebrali normalmente sotto il controllo del Gaba. L'aspetto più affascinante di questa scoperta è però quello che tocca i meccanismi che sono alla base dei fenomeni ansiosi e che indica l'importanza del Gaba nella loro genesi. Le conseguenze pratiche e immediate di questa scoperta sono almeno due. Primariamente, se l'effetto sedativo generale (ipnotico) delle benzodiazepine è dovuto a un meccanismo diverso da quello ansiolitico e miorilassante, allora dovrebbe essere possibile sviluppare nuove sostanze più specifiche ancora che. agendo solo sul Gaba. sollevino l'ansia del paziente senza indurre alcuna sonnolenza e torpore. Secondariamente, il coinvolgimcnto del Gaba nel meccanismo dell'ansia rappresenta il primo piccolo spiraglio aperto su un sintomo così complesso e comune a tanti siali neuroliei e depressivi, e in ultima analisi forse la possibilità di giungere in futuro a spiegarne il substrato fisiologico e biochimico. Ezio Giacobini Professore di all'Università psicofarmncolocia del Connecticut

Persone citate: A. Guidoni, Guidoni

Luoghi citati: Connecticut, Italia, Stati Uniti, Usa