L'«abbuffata» della regina

L'«abbuffata» della regina Vizi di gola raccontati al museo dei menù di Bolgheri L'«abbuffata» della regina Nella originale « galleria » sono raccolte circa quattromila carte scoperte in alberghi e ristoranti di tutto il mondo • Episodi storici vengono alla luce nei pranzi di personaggi famosi \ (Dal nostro inviato speciale) j Bolgheri, 16 agosto. Era un'antica « mucche ; ria » circondata dagli olivi 1 della Maremma livornese, og \ gi quella stalla è diventata I u" originale museo che avreb- i gastronomo 700 o un cuoco chilometri dopo Cecina, su-perato il lungo viale carduc-ciano dei cipressi « alti e schietti ». c'è Bolgheri. un gruppo di case rossicce un tempo appartenute ai nobili Della Gherardesca ed oggi abitate da una novantina di be mandato in giuggiole un Brìllat-Savarin raffinato dei civili contadini. Appena fuori il paese, proprio in questi giorni, è stato inaugurato il « museo del me- nù ». I suoi « pezzi » sono circa quattromila « carte » presentate dai migliori ristoranti ed alberghi di tutto il mondo. Ma ci sono anche menù consumati in occasione di incontri politici, di anniversari storici, di ricevimenti a livel lo reale. Chi ha voluto ed al tuato questo museo, unico in Italia e secondo in Europa (un altro è a Budapest), è Enrico Guagnini, presidente della stampa gastronomica internazionale e « commenda tore » o « cavaliere » in deci ne di Ordini culinari. Guagni ni ha peregrinato per mezzo mondo mettendo a soqqua- dro scaffali di vecchi alberghi, biblioteche di famosi gastronomi. Il suo paziente e lungo lavoro ha dato i frutti ed oggi nell'ex muccheria di Bolgheri su quattromila menù, circa cinquecento risalgono al 1S00. Originali o fotocopie si potranno ammirare sino al 30 agosto, giorno di chiusura del museo che, ampliato, riaprirà nella prossima stagione estiva. Per l'apertura ufficiale del museo, una nota casa torinese di vermuth ha collocato in una fila di bacheche una mostra itinerante di bicchieri che vanno dal mestolo romano al cono egiziano del VI secolo dopo Cristo, al « flute » da champagne inglese del '700. Un originale contorno per un museo unico. Un bimbetto fa pipì in un fiume: sotto il disegno una scritta avverte il visitatore che l'acqua talvolta può far male. Evviva allora il vino. E dai menù esposti si comprende che in fatto di bevute molta gente ci sapeva fare. Lepri, fagiani e cinghiali trovano sempre la loro morte nei grandi Bordeaux rossi di Francia o nei delicati bianchi del Reno. Gli umili vinelli di osterie non hanno dimora nel museo di Bolgheri. Visitando i pannelli dell'ampia sala, apprendiamo che in una sera del lontano 1869 la Famiglia Reale del Portogallo decise di mangiare una zuppa di tartarughe, maccheroncini alla purè di selvaggina, triglie alla maggiordomo e per finire gelatina all'arancio. Non certo da meno un pranzo servito nel palazzo di Windsor alla regina Vittoria. La sovrana inglese, in un giorno d'autunno, si mangiò un rombo lessato per poi passare ai pesci argentini fritti, alle allodole farcite al gratin ed infine ai budini di luccio. Altro menù da far impallidire Trimalcione quello offerto ad un migliaio di invitati in Toscana durante una festa da ballo ottocentesca. Si comin ciò con la testa di cinghiale per poi gustare i filetti di perniciotto e le pollastre al crescione. « Nel mio museo — ci tiene a sottolineare Guagnini — non ho dimenticato di omaggiare j grandi cuochi ». Lo abbiamo i potuto verificare. Su un pannello campeggia il menù preparato dal gran cuoco russo Demetrio Mavronikally in occasione della colazione offerta dal sultano turco al principe Gerolamo Napoleone, nel 1868. In tutto dodici portate con dominio di frittate ai tartufi e gelatine al maraschino. Curiosare tra quei menù significa anche tuffarsi in epi¬ sodi storici. Un esempio. Nel 1870, i tedeschi assediano Parigi. A Neuilly, i cannoni teutonici bombardano il jardin d'acclimatation, ossia lo zoo. Il direttore, piuttosto che veder morire le sue bestie, decide di regalarle ai più famosi ristoratori di Francia. Accade così che il ristorante parigino Voisin presenta al suo affezionato pubblico un menù di guerra dove si può scegliere un consommé di elefante oppure un secondo a base di zampe di leone bollite. Ma altre preziosità caratterizzano la « stalla » di Bolgheri. C'è un menù consumato a Londra dai massoni dì rito scozzese, c'è una lista di vini presentata ai ricchi clienti dal Negresco di Nizza, c'è infine una « carte » della « Ciòserie de Lillas », il ristorante di Montparnasse preferito da Hemingway. Continuando la passeggiata nel locale scopriamo che Nìxon al Quirinale mangiò radicchio di Treviso mentre il belga Baldovino preferì le trote del Lago Maggiore ed il bulgaro Zivkov, recentemente e sempre al Quirinale, fu entusiasta del tacchino farcito. Dalla storia al costume. In onore di Maurice Chevalier, un ristorante parigino, nel '62, offrì questa cena: scampi di Norvegia, nidi di rondine di Hong-Kong, asparagi verdi di Vallauris, fragole del Giappone, il tutto innaffiato da preziosi champagne e da un vin Porto del '37. che pare fosse stata un'annata eccezionale. Meno impegnativo e più casareccio, invece, il pranzo offerto dal quotidiano veronese l'Arena, VII aprile 1965, per il suo centenario: rìso e fasoi semifredo, paparele in brodo coi bisi. Edoardo Ballone SMjSp. ttJS&i* "jV-ffl04 Bioni AnttfajiL~ Bvan.PrticiutB huoni Salami-. ILPAVONE IL CAVA~tlNO. LA PBSA DEL F/EK Duct'cbtrto/o A^CKiShE^ s"°r" ^r""- cf&%& WSSSL^ W "tN ■ IB cori gusti Prittatiqe rustiche 'Zuppa delcontàdiqp Prosciutto al forqp Papato alla melaraqcia cVinp Chiat\ti Pruqello ^oqtalcixip