Il futuro del grande motore Diesel è legato alla ricerca scientifica

Il futuro del grande motore Diesel è legato alla ricerca scientifica Il futuro del grande motore Diesel è legato alla ricerca scientifica Questo motore, che offre la maggiore economia di esercizio, è progettato in Italia fin dal 1906 - Un rallentamento del processo di innovazione preoccupa la « Grandi Motori Trieste» (Fiat e Iri) perché può compromettere l'indipendenza tecnologica italiana Il motore Diesel è la inacciaila die, a parità di energia meccanica fornita, consuma la minore quantità di combustibile e consente, quindi. la maggiore economia di esercizio. Per questa qualità è logica la preferenza data al motore Diesel, soprattutto nel campo navale, il suo maggior settore di applicazione. L'anno scorso su 1010 navi rda 2000 tonnellate in poi) entrate in servizio. SS0 erano motonavi (con potenza complessiva di circa 10 milioni di cavalli), le restanti erano turbonavi con potenza di circa 4 milioni di cavalli. La preferenza si è ulteriormente accentuata con il caro-petrolio che ha aumentato la quota di spesa del combustibile sul costo totale di gestione. Negli ultimi ventanni il motore Diesel ha triplicato la sua potenza specifica e i livelli oggi raggiunti sono il risultato di una evoluzione j in atto da circa SO anni. L'industria mondiale del grande motore Diesel è caratterizzata dalla presenza di poche aziende « licenzianti » e di numerose aziende « licenziatane ». Le attività di ricerca e progettazione sono svolte dalle prime, quelle di fabbricazione dalle seconde. Tra le industrie di punta perché in possesso di un proprio « know-hoiv » originale, vi è la « Grandi Motori Trieste ». A questa azienda, infatti, con il piano del Cipe per la ristrutturazione della nostra industria cantieristica, sono state trasferite le esperienze e le attività della Fiat. dell'Ansaldo e dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico (Crda) ed in particolare il « know-how » nazionale sviluppato dalla Fiat Grandi Motori in 70 anni di attività. Costituita nell'ottobre del 1966 in partecipazione paritetica tra la Fiat e Viri, la Grandi Motori Trieste ha il compito di razionalizzare e potenziare l'industria italiana del motore Diesel di impiego marino, industriale e ferroviario. Nella società, che occupa oltre tremila dipendenti, sono confluite tutte le attività precedentemente svolte a Torino dalla Fiat Grandi Motori, a Genova dal , L°.„.s^?i^e"*° ,2f2!? wf? I dell'Ansaldo e a Trieste dalla Fabbrica Macchine dei Cantieri dell'Adriatico. Nello stabilimento, avviato nel 1973, sono stati costruiti nel 1974 80 motori per 530 mila cavalli e quest'anno la produzione sarà ancora maggiore per la più elevata domanda di mercato. Se a questi s'aggiungono quelli prodotti su licenza in Italia, Polonia e Argentina, i motori «Gmt » realizzati nel 1974 diventano 239 per oltre 900 mila cavalli di potenza. Una simile produzione (sono oltre 3 mila i motori in esercizio per 10 milioni di cavalli cui la Grandi Motori Trieste provvede) richiede una rete assistenziale ade- guata. Essa è rappresentata da 44 punti di servizio, di cui 16 in Italia e 2S nel resto del mondo (Europa, Africa. Asia e due Americhe). E' evidente che, a parità di costo del lavoro, è importante condizione di competitività il contenuto tecnologico del prodotto, inteso come valida e tempestiva innovazione, che può essere realizzato soltanto attraverso una intensa attività di ricerca. Purtroppo, in questo campo, la nostra industria si trova in condizioni di netta inferiorità rispetto ad altri Paesi industrializzati quali Giappone, Svezia, Olanda, Gran Bretagna, Germania Occidentale e Francia, dove i rispettivi governi sostengono con ogni mezzo, diretto e indiretto, lo sviluppo delle tecnologie nazionali. In Italia, infatti, accentuate carenze condizionano il sistema « scuola - ricerca », dal quale dovrebbero arrivare i risultati necessari ad avviare ogni processo di innovazione. A queste sfavorevoli premesse deve poi aggiungersi l'assenza di valide politiche di sostegno alla ricerca industriale e di commesse pubbliche, capaci di favorire lo sviluppo di nuovi prodotti. Il bilancio tecnologico è, quindi, complessivamente negativo, con tendenza a peggiorare. Il motore Diesel è progettato in Italia fin dal 1906 e le sue attuali tecnologie, perfezionate in tutti questi anni, sono patrimonio inte- ramente nazionale. Questa situazione potrebbe essere compromessa da un rallen- tomento del processo d'innovazione e il mancato sostegno alla ricerca, abbinato alla crisi economica, potrebbe creare seri problemi alla « Grandi Motori Trieste », compromettendo gli stessi obiettivi che, con la creazione dell'azienda, si volevano conseguire. E' pertanto indispensabile assicurare alla nostra industria del motore Diesel la possibilità di continuare un'attività di ricerca e di progettazione originale e favorirne, per quanto possibile, le esportazioni. Altrimenti si dovrà rinunciare alle tecnologie nazionali ed acquisire quelle estere ac¬ cettando, nella logica della « licenza », tutte le limitazioni che porta la posizione del licenziatario nella vendita del prodotto fuori dal mercato nazionale. Renzo Villare ■ttwwrllNAVI /-^*" /X" NWI*2O0OTDW y\ J ; S ^ /■'-> / j~ - ?000 • j* «i /.••• • //.,AS IB4W) /' %• J -1. 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Persone citate: Renzo Villare