Torino segreta: la casa del boja

Torino segreta: la casa del boja Torino segreta: la casa del boja E' in via Bonelli, nelle vicinanze di piazza Giulio - Al giustiziere "dell'illustrissima città" 21 lire ogni impiccato, 16 lire per bruciare una strega, 36 lire per tagliare la testa e squartare Presso piazza Giulio, al numero 2 di via Franco Bonelli — che un tempo correva lungo le mura dell'antica Porta Pusterla ed era detta contrada de' Fornellettl — si apre il portone della casa che per secoli venne abitata dal « giustizieri » incaricati delle esecuzioni capitali. Il mestiere di colui che qualche documento definì « il boja attivo e perseverante dell'Illustrissima Città » non era certo allegro. I servizi che gli competevano figurano elencati, con i relativi compensi, in una tabella approvata dal Senato Sabaudo nel 1575. E sono questi: « Per tagliar la testa o impiccare personalmente, 21 lire; per tagliar la testa e squartare, o per mettere alla ruota o per tagliare e squartare, 36 lire; per bruciare una strega o frustare, 16 lire; per mettere alla berlina 2 lire ». Il bojr. riceveva 6 lire per i « tratti di corda » che, quand'erano di pubblica esecutione, richiamavano molta gente sotto l'antica Torre comunale, detta di San Gregorio, che sorgeva all'angolo di via Dora Grossa (ora via Garibaldi) con via San Francesco d'Assisi. Alla Torre era fissata una carrucola sulla quale passava la corda usata anche per punire i negozianti che avevano fatto bancarotta e che, nel pronunciare la prescritta formula « Cedo bonis » erano costretti a battere il nudo deretano su una pietra rimasta sul posto fino al 1853. Di qui il detto torinese: « Bate '1 c... sia pera » come sinonimo di far fallimento. Come dire, spiegava Emanuele d'Azeglio, « Pago il debito e perdo il credito ». Con tutto il rispetto che poteva aversi per il « boja », il suo lugubre ufficio non doveva conciliargli la confidenza e tanto meno la simpatia. Lo stipendio gli veniva consegnato buttando i soldi per terra. E persino in chiesa, nell'antica parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo (più comunemente nota col nome dì Sant'Agostino!, la famiglia del « giustiziere » era separata dagli altri. Disponeva d'un banco tutto per sé. che si poteva vedere ancora una sessantina di aiuti fa. Nella stessa chiesa dov'erano sepolti tutti quelli che morivano in carcere (anche se in attesa di sentenza), ai boja e alle loro famiglie era riserbata una tomba nel campanile. La forca nel 1800 fece posto alla ghigliottina, che a Torino aveva avuto un precedente in un'apparecchiatura entrata in uso nel 1704. La pena di morte venne abolita definitivamente soltanto nel 1916, a cent'anni di distanza da un documento nel quale la Compagnia della Misericordia, che fin dal '500 prestava assistenza al condannati, auspicava « non lontano il giorno in cui si potrà bandire una pena che è un diritto sociale ». ma che molti illuminati già vedevano come una « vendetta sociale ». incapace e di scoraggiare il crimine e di redimere il condannato. an. dra.

Persone citate: Bate, Pusterla

Luoghi citati: Assisi, San Gregorio, Torino