Incriminato in Usa l'ex braccio destro di Michele Sindona di Vittorio Zucconi

Incriminato in Usa l'ex braccio destro di Michele Sindona Il banchiere Carlo Bordoni Incriminato in Usa l'ex braccio destro di Michele Sindona Con altri sette funzionari della «Franklin Bank» i Dal nostro corrispondente) Washington, 13 agosto. Il «crack» della banca americana di Michele Sindona — la «Franklin» — dichiarata fallita lo scorso ottobre dal governo americano, ha avuto ieri la sua prima, pesante conseguenza giudiziaria. Otto ex dirigenti o alti funzionari della banca, fra cui il banchiere milanese Carlo Bordoni, sono stati formalmente incriminati da una giuria federale: contro di loro sono stati formulati ben 76 capi di accusa, fra i quali il principale è l'aver illegalmente speculato sui mercati valutari internazionali, manipolando fraudolentemente circa 20 miliardi di lire. Nelle loro spregiudicate manovre, gli otto imputati arrivarono — dice la giuria — ad esporre la banca per oltre 400 milioni di dollari (250 miliardi di lire). Tra le accuse, compare anche la «frode» ai danni del gover- J no americano, tenuto all'oscuro della crisi della Franklin con false dichiarazioni e documenti di comodo, e questo spiega perché un giurì «federale», riunito cioè nel nome e per conto degli Stati Uniti, ha condotto l'istruttoria e stilato i capi di imputazione. L'indagine e le testimonianze raccolte dal «grand jury» (nel sistema giudiziario americano una giuria popolare deve stabilire sempre l'incriminazione o il proscioglimento istruttorio) hanno messo in luce le tecniche usate prima per speculare sulle variazioni di cambio fra le monete e poi per cercare di coprire e salvare le enormi perdite registrate. Attraverso la «Franklin Bank», le due banche italiane «Banca Unione» e «Banca Privata» e l'istituto svizzero «Amincor Bank Ag» di Zurigo i collaboratori del finanziere italiano acquistavano e vendevano valute per lucrare sulle oscillazioni nei cambi. Per sfruttare al massimo le magnifiche opportunità offerte dai mercati valutari, la Franklin arrivò a prendere capitali in prestito per acqui-1 stare valute, nella speranza di ] rivenderle con profitto, restituire il prestito e uscire con i un margine di guadagno. La «Franklin» — costretta come un giocatore in perdita ad alzare progressivamente la puntata per recuperare — si trovò a metà del 73 ad essere esposta per oltre 250 miliardi di lire, danari presi a prestito e investiti negli acquisti di valute. Ma la speculazione fallì, e alla fine del '73 la banca registrò una perdita netta di circa 20 miliardi di lire. Per evitare il fallimento, i dirigenti della Franklin organizzarono allora — secondo i capi di imputazione — una manovra di copertura, una sorta di «Watergate» finanziaria internazionale. La Franklin stilò, con la Banca Unione, la Banca Privata e la Amincor di Zurigo, falsi contratti di compravendita valutaria per dimostrare sulla carta di avere concluso l'anno con un profitto, ufficialmente di 79 mila dollari, circa 50 milioni di lire. Parte di questi documenti falsi vennero indirizzati al governo Usa, che attraverso la «Security and Exchange Commissioni) controlla l'attività delle banche, agli azionisti, ai creditori della «Franklin», fino a che — nell'ottobre — la verità venne alla superficie e per la banca, la ventesima in America e la più grande che fallì, fu dichiarata insolvente. Va osservato che la pratica di speculare sulle valute internazionali non era e non è certamente un'esclusività del la Franklin, e purtroppo la speculazione internazionale imperversa comunemente sui mercati dei cambi delle monete che oscillano quotidianamente nelle loro quotazioni. Il fallimento della Franklin e il crollo di Sindona ci hanno dato l'occasione per gettare un'occhiata in questo mondo finanziario internazionale, dove geni e pirati della finanza, governi e industrie sono coinvolti in una guerra quotidiana che ha come posta — spesso — la buona salute di una moneta, la stabilità di un'economia, la possibilità di migliorare le esportazioni. Nel caso Sindona (il banchiere italiano si è rifugiato in America per evitare un processo in Italia per bancarotta fraudolenta e altri reati) si tratta di un impero di carta, capace di gonfiarsi a dismisura o dissolversi nel giro di pochi giorni. Sindona, che è a New York, non è personalmente coinvolto nelle incriminazioni della giuria federale (egli dovrebbe rispondere in Italia, ma una richiesta di estradizione giace inevasa da molti mesi) mentre Bordoni, il «braccio destro» di Sindona, è definito «irreperibile». Gli altri 7 incriminati sono j tutti cittadini americani ed ex dirigenti ed alti funzionari della Franklin e della sua consorella « Franklin Holding». Attualmente la ex banca di Sindona è stata acqui¬ scsalcrmilcrlSd stata dalla «European-American Bank and Trust» che gestisca le oltre 100 filiali e agenzie della ex Franklin nella zona di New York. Vittorio Zucconi

Persone citate: Bordoni, Carlo Bordoni, Franklin Holding, Michele Sindona, Sindona