La finale della Coppa è anche una rivincita

La finale della Coppa è anche una rivincita L'atletica a Nizza esalta l'agonismo La finale della Coppa è anche una rivincita Con i protagonisti degli europei di Roma Due giorni di gare, una Coppa da assegnare, otto squadre da mettere in classifica: nella finale di Nizza, sabato e domenica prossimi, l'atletica europea esalta l'agonismo oltre che lo spettacolo perché proprio dentro questa Coppa si possono trovare le dosi più abbondanti di grinta e magari di veleno. C'è il singolo che vuole primeggiare, come sempre, ma anche la squadra che impone calcoli e punteggi e confronti diretti o indiretti: c'è il campione che domina tutti e punta dritto al primo posto, però contano molto pure quelli che fuoriclasse non sono, i mezzisangue e i gregari, impegnati a strappare un sesto o un settimo posto, pur di non finire ultimi, pur di non finire dietro questo o quello, pur eli spigolare punto su punto por lare bottino nella classifica complessiva. La finale di Coppa è anche una occasione di rivincite: u Nizza si ritroveranno tanti protagonisti illustri dei campionati europei di Roma, disputati solo undici mesi la e dunque più che mai presenti nel ricordo e nell'orgoglio di chi vuole ribadire o rovesciare certi risultati. Nelle gare di fondo, per esempio, in quelle corse « lunghe » che bruciano ossigeno e induriscono muscoli sino a far soffrire anche i campioni più dotati, andranno in pista molti finalisti di Roma. Sui 10.000 metri rivedremo il tedesco orientale Kuschmann, vincitore un po' a sorpresa in un linale-happening a Roma nel quale il nostro Cindolo trovò lo spunto buono per conquistare una medaglia di bronzo più che meritata per quello che Pippo ha saputo tare quella sera e tutte le altre volte, con la maglia azzurra o senza: stavolta Cindolo dovrà accontentarsi di un piazzamento meno brillante, lui sta ormai » impostando » programmi e fatiche per dedicarsi stabilmente alla maratona. Kuschmann ritroverà a Nizza, oltre a Cindolo, l'inglese Black (che a floma fu nono), il finlandese Paivarinta (solo 19° all'Olimpico) e il tedesco dell'Ovest Uhlemann che nella finale degli europei si ritirò a metà gara: potrebbe esserci anche il polacco Malinowski (4° a Roma) se non cederà il posto a Nogala per dedicarsi esclusivamente ai 3000 siepi. In questa gara il barbuto Malinowski, 24 anni, uno dei personaggi di maggior spicco del mezzofondo mondiale, uomo di punta della squadra polacca, si presenta con un titolo europeo che 10 onora e lo stimola: a Roma Malinowski vinse davanti allo svedese Garderud, primatista del mondo, e ad altri specialisti che saranno presumibilmente ancora obbligati a vederlo solo di schiena sul rettilineo di arrivo a Nizza: come il finlandese Kantanen (11° a Roma) e 11 nostro Fava, quarto agli europei e oggi in forma crescente, sempre pronto ad esaltarsi per quanto gli consentano le imprevedibili sorprese del suo • cuore matto » (si ricordi l'episodio di Torino, nella semifinale di Coppa, con sosta forzata, recupero e inseguimento vittorioso nei confronti di due avversari sui 10.000 metri) e le sue limitate capacita di « sprinter ». Antonio Tavarozzi Franco Fava e Bronislaw Malinowski nella finale dei 3000 siepi agli «europei» di Roma del settembre scorso: l'italiano si piazzò quarto, il polacco vinse la medaglia d'oro in 8'15"

Persone citate: Antonio Tavarozzi, Bronislaw Malinowski, Franco Fava, Malinowski