UNA "SVOLTA,, NELLA CULTURA JUGOSLAVA

UNA "SVOLTA,, NELLA CULTURA JUGOSLAVA UNA "SVOLTA,, NELLA CULTURA JUGOSLAVA Belgrado, redini al dissenso Sono stati soffocati molti vitali fermenti; ma la vocazione sperimentalista degli jugoslavi impedisce una vera restaurazione - L'ortodossia ideologica sarebbe il prezzo pagato sul piano interno per il "non allineamento" (Dal nostro inviato speciale) Belgrado, agosto. Tutti i limiti e le incognite dell'ultima « linea » di Tito sfociano oggi nella vita culturale jugoslava. In essa resta senza riscontro il nuovo sforzo democratico di autogestione dell' economia. Si j profilano invece un inflessi- \ bile richiamo degli intellet- j tuali all'ordine marxista e un disegno repressivo della libertà dì pensiero. Qualcuno ! prospetta una situazione \ aiialoga a quella della Romania, dove il conformismo interno rappresenta il prezzo di un benessere lontano e una relativa indipendenza. Il ripristino dell'ordine in Jugoslavia fu preannunciato, tre anni fa, dall'emarginazione dei gruppi dirigenti della Croazia e della Serbia, che con la loro spregiudicatezza sembravano mettere in peri- \ colo l'etica sociale. Scomparvero uomini come Tripalo e Nikezic, e la generazione che si ispirava al « comunismo dal volto umano » e sperava nell'impulso riformatore della tecnologia. La successiva scoperta dei complotti «ustascia» e «cominformisti» (stalinisti) consentì al regime di instaurare una severa disciplina. Nell'ultimo anno, sono stati soffocati molti fermenti del fatidico 1968. L'università di Belgrado ha espulso gli otto filosofi ribelli di Praxis. E' tornato in carcere lo scrittore cristiano dissidente Mihajlo Mihajlov. Nelle province, numerosi studenti e professori hanno sìibìto processi per irredentismo. Un lungo silenzio, come dice Gilas, è sceso sulle correnti innovatrici del partito, p la spinta al decentramento amministrativo si è arrestata. Queste tendenze involutive emergono un poco dappertutto, dalle librerie ai cinematografi, dai circoli culturali ai caffè dell'avanguardia. Sono spariti i romanzi di Solzenicyn, e i fìlms esaltano daccapo i comunisti. Alla Borba, portavoce del regime, mentre ribadiscono la distinzione tra marxismoleninismo e dogmatismo, denunciano « le libertà selvagge » a cavallo del '70. Quattro universitari mi esprimono, durante ìina « tavola rotonda » nella città nuova, la loro diffidenza per gli scioperi, i movimenti civili e le autonomie. Anche se non è stati reintrodotta la censura, carti organi di stampa iridano il linguaggio del Cremlino. La polizia segreta non ha riacquistato la vecchia onnipotenza, ma ci sono militari in posti chiave del governo e del partito. Con le frontiere più o meno aperte e le critiche straniere più o meno ben accette, la maggioranza incomincia a prendere le distanze dalle questioni o dai personaggi controversi. La contestazione pittorica e musicale viene castigata, mentre lo Stato esalta i classici e i na'ifs. Fortunatamente, la vocazione sperimentalista degli jugoslavi impedisce un' au¬ j \ j tentica restaurazione. Come mi precisano alla Borba, i filosofi di Praxis lavorano adesso o in istituti di ricerca o all'estero (Stojanovic è alla Columbia University a New York, Markovic nella Germania Occidentale). I ! tecnocrati e i «liberali» del partito hanno pagato gli errori con la carriera, non la vita, e agli equivoci moti nazionalisti delle estreme, il regime ha risposto con la vi- \ 9ilanza, non la persecuzione. In tale quadro, il caso Mihajlov, di stile moscovita, rappresenta una vera anomalia. Belgrado. Lo scrittore Mihajlo Mihajlov (Telcfoto Upi)

Persone citate: Gilas, Markovic, Mihajlov, Solzenicyn, Stojanovic

Luoghi citati: Belgrado, Croazia, Germania Occidentale, Jugoslavia, New York, Romania, Serbia