Il nostro Stato di Carlo Casalegno di Carlo Casalegno

Il nostro Stato di Carlo Casalegno Il nostro Stato di Carlo Casalegno 11 signor Vincenzino Mastrodomenico. segretario nazionale della Federstatali Cgil. ci ha inviato una lettera cortesemente polemica di commento a talune osservazioni apparse la settimana scorsa in questa rubrica, sotto il titolo « Quando lo sciopero ù riunito ». 11 tema è importante, le critiche riflettono opinioni largamente condivise dal mondo sindacale e dai partiti di sinistra, l'autore della lettera si presenta come portavoce d'una frazione ragguardevole degli statali: non ci sembra inutile riprendere il discorso. Il signor Mastrodomenico, mentre condivide la condanna delle agitazioni corporative (come il blocco improvviso dei traghetti fra Civitavecchia e la Sardegna), ritiene inaccettabili tre nostre affermazioni, o conclusioni. La prima riserva deplora la frase, in cui dicevamo che « sollecitare il rispetto dell'interesse comune dalle chiesuole corporative è come esigere dai guerriglieri la rinuncia ai colpi di mano». Il timore del segretario della Federstatali. che noi si voglia confondere gli scioperanti, sia pure selvaggi, con i terroristi delle Sani o dei Nap. nasce da un equivoco: con quelle parole volevamo soltanto affermare che sarebbe ingenuità pura chiedere a certi scioperanti di preoccuparsi del bene comune. Nella seconda riserva, il segretario della Federstatali tiene a sottolineare la distinzione tra agitazioni legittime, cerne quella della Fulat nei trasporti aerei, e scioperi corporativi, come quelli dei piloti « autonomi ». Anche su questo punto il sospetto nasce da un equivoco; dobbiamo però aggiungere di essere assai meno consenzienti del signor Mastrodomenico con i modi e i tempi degli scioperi aeroportuali, e assai più inquieti sulle conseguenze di certe agitazioni non corporative. Non siamo invece d'accordo sul terzo punto, il più importante. Il segretario della Federstatali sostiene: 1) « /'/ movimento dei lavoratori e le grandi forze demo- erotiche» rifiutano giustamente una legge che regoli lo sciopero nei pubblici servizi, per il cattivo uso che poirebbe farne un governo « scarsamente sensibile sul terreno della democrazia»; 2) il nostro richiamo alla possibilità di « precettare » i lavoratori in sciopero non è convincente, perché si riferisce a norme del codice Rocco e la precettazione sarebbe decisa « dui solo governo e non du una assemblea elettiva »; 3) il problema degli scioperi nei servizi pubblici va risolto non con un meccanismo disciplinare, bensì « con il metodo del consenso democratico e dell'autoregolamentazione ». Signor Mastrodomenico. rispettiamo queste sue obbiezioni, sappiamo che il consenso serve più della coercizione, conosciamo i rischi di qualsiasi legge « antisciopero »; tuttavia non ci sentiamo di cambiare idea. Siamo più che mai convinti della necessità che si giunga a una nuova disciplina del diritto di sciopero. A nostro parere, è proprio la mancata attuazione dell'art. 40 dello Statuto repubblicano che impone al governo la scelta tra la resa di fronte a qualsiasi sciopero, anche il più distruttivo, e il ricorso a misure come la precettazione, che hanno aspetti odiosamente autoritari e che forse potrebbero essere impugnate davanti alla Corte Costituzionale. D'altra parte non si può accettare che la collettività rimanga senza difesa contro i danni e i pericoli di agitazioni che paralizzano servizi di primaria importanza, dal fisco ai trasporti, dai rifornimenti alimentari all'assistenza sanitaria. Si è osservato tante volte che, nell'attuale vuoto legislativo, lo sciopero di poche decine di migliaia di funzionari basterebbe per fermare il Paese; e il Potere dovrebbe assistere inerme a questa disgregazione della vita nazionale. Non ci convince, nel rifiuto del signor Mastrodomenico, neppure il timore che un governo scarsamente democratico possa fare cattivo uso di leggi sulla disciplina dello sciopero. Certo il pericolo esiste; per scongiurarlo, occorre stabilire una disciplina legislativa che impedisca gli arbitri dell'esecutivo e che offra ai lavoratori, anche dei pubblici servizi, le più ampie garanzie compatibili con l'interesse collettivo. Con la nostra Costituzione, e vaccinati come siamo contro i veleni della dittatura, è più facile che il governo sia impotente anziché prepotente. Il metodo del consenso democratico e dell'autoregolamentazione, che il segretario della Federstatali Cgil indica come unica soluzione accettabile del problema, sarebbe certo la miglior difesa contro gli scioperi selvaggi, corporativi, rovinosi. Ma l'esperienza di trent'anni c'insegna che essa non basta. Se le grandi confederazioni dimostrano senso di responsabilità e sollecitudine per l'interesse nazionale, non possono far nulla contro l'anarchia degli «autonomi», i gruppetti indocili, le agitazioni settoriali, gli scioperi di minoranze aggressive o irresponsabili, la rivolta dei privilegiali: siano essi alti funzionari, professionisti, piloti. Quel che succede in questo mese di vacanza, con grave pregiudizio dell'industria turistica, conferma la fragilità dell'autodisciplina. Leggi o no sugli scioperi?

Persone citate: Mastrodomenico, Vincenzino Mastrodomenico

Luoghi citati: Civitavecchia, Sardegna