Lisbona: la maggioranza tra i militari favorevole al documento dei moderati di Sandro Viola

Lisbona: la maggioranza tra i militari favorevole al documento dei moderati La componente prò-comunista dell'Mfa appare isolata Lisbona: la maggioranza tra i militari favorevole al documento dei moderati La partita però non è chiusa: il triumvirato che regge il Portogallo sospende dal Consiglio della rivoluzione i promotori del documento - Il presidente della repubblica si dice "quasi totalmente d'accordo5' con le dichiarazioni dei moderati, che fanno capo a Melo Antunes - Opposizione in alcune caserme della capitale (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 9 agosto. La frase rude, vagamente minacciosa, che il generale De Carvalho aveva lanciato in viso a Vasco Goncalves una settimana fa («Stai attento: l'ottanta per cento delle forze armate non è con te»), si sta rivelando più esatta di quanto lì per lì non si fosse creduto. Il «documento Melo Antunes», vale a dire il testo ideologico e programmatico degli ufficiali moderati (un testo — per essere chiari — che potrebbe recare la firma del segretario socialista Soarcs), sta infatti riscuotendo nelle caserme portoghesi un'accoglienza decisamente favorevole. L'isolamento del gruppo goncalvista (la «linea dura», la componente pro-comunista dell'Mfa) non era dunque una realtà soltanto nel Paese, all'interno del corpo sociale, ma anche nelle forze armate. E' quello che bisogna concludere quando si scorre la lista delle adesioni suscitate dal «documento di Melo Antunes e compagni». Esso è stato firmato da tutti gli ufficiali che lavorano alla presidenza della Repubblica (che, bene o male, resta uno dei centri del potere civile e militare), da tutti gli ufficiali della direzione del personale della marina e della direzione genio trasmissioni. Tra il settanta e il novanta per cento sono le adesioni degli ufficiali e sottufficiali della Scuola pratica di fanteria, e di una delle unità - chiave dei dintorni di Lisbona, il reggimento di fanteria di Queluz. «A grande maggioranza» è venuto il consenso della regione militare Nord e di quella del Centro, mentre ufficiali prestigiosi (tra i quali il maggiore Costa Bras, ex ministro degli Interni; il capitano Salgueiro Maia, uno dei protagonisti del 25 aprile 1974; il segretario del Consiglio della rivoluzione, maggiore Loureiro Dos Santos) avevano già firmato il documento nelle prime ore successive alla sua diffusione. In alcune unità, è vero, le cose sono andate diversamente. Nella caserma del Rai 1 (il più celebre dei reggimenti «rossi»), il documento era stato affisso in una bacheca, ma vi è rimasto non più di qualche minuto e quindi è stato strappato. In una caserma della Marina a Vila Franca, il testo non ha potuto circolare e gli ufficiali hanno chiesto la radiazione dai quadri dell'Arma del capitano di vascello Vitor Crespo, uno dei nove membri del Consiglio della rivoluzione che hanno elaborato la «linea» espressa nel documento. Ma nel complesso si può dire che, almeno a livello di ufficiali e sottufficiali, l'esercito e l'aviazione sono in maggioranza con i moderati. La sortita di Melo Antunes (paragonabile sotto molti aspetti a quelle che furono — nella società civile — le elezioni della Costituente, nel senso che permette di valutare il rapporto di forze all'interno della classe militare) avrebbe potuto costituire un'importante chiarificazione. Ecco finalmente la possibilità di intravedere le linee politico - ideologiche che attraversano — e dividono — l'Mfa, ecco la fine del cumulo di equivoci verbali, nominalistici, che per tanto tempo hanno impedito — nella descrizione della vicenda portoghese — l'uso di un linguaggio sufficientemente chiaro. Con la pubblicazione del documento e le prese di posizione — a favore o contro — tra i settantamila uomini delle forze armate (che in Portogallo sono ancora il solo potere esistente), si sarebbero potuti intuire gli sviluppi dell'intera situazione. In realtà, il quadro resta nebuloso, contraddittorio. Stamane i giornali recavano una notizia estremamente significativa: il presidente della Repubblica faceva sapere che il suo disaccordo nei confronti del «documento Melo Antunes» riguardava soltanto (d'opportunità della divulgazione», e non il contenuto. Sul contenuto (processo gradualistico, socialismo nella libertà, democrazia) Costa Gomes era anzi «quasi totalmente» d'accordo. In più, i giornali fornivano un interessante dettaglio di cronaca: quando il «Direttorio» aveva deciso il comunicato di condanna del documento dei moderati, il generale De Carvalho non era presente. Dunque, dei tre triumviri uno era assente e l'altro rettificava la sua posizione avvertendo che egli concorda «Quasi totalviente» con l'analisi di Melo Antunes. Il rigetto del documento era, insomma, di uno solo dei tre consoli di Lisbona: il generale Vasco Goncalves, vale a dire il bersaglio dell'attacco, l'avversario dei moderati. Sembrava un altro segno dell'isolamento di Goncalves e reso ancora più netto dalle notizie che intanto erano giunte dalle caserme circa l'accoglienza favorevole alla sortita degli ufficiali antico- munisti. Ma nel pomeriggio, con uno di questi continui e improvvisi risvolti della vicenda portoghese, è giunta un'altra notizia. Il triumvirato, riunitosi assieme ai capi di stato maggiore, aveva convocato al palazzo di Belém i nove membri del Consiglio deila rivoluzione del documento. firmatari | Non tutti erano stati reperi- ti (o forse non tutti si erano fidati), sicché a Belém si so-1 no presentati soltanto Melo i Antunes, Sousa e Castro, Can- to e Castro, Vasco Lourenqo s | Costa Neves. Mancavano Vitor Crespo, Vitor Alves, il comandante della regione Cen tro, Charais, e quello della regione Sud, Pezarat. Nulla si sa dell'atmosfera, dei toni dell'incontro: il suo risultato, comunque, è che i nove sono stati «sospesi» dal Consiglio della rivoluzione e disposizione» dei «messi a rispettivi stati maggiori. Non è l'arresto, non è ancora una misura disciplinare clamorosa: ma certo è la reazione di Goncalves. Così, la situazione permane sfuggente. Non c'è dubbio che Goncalves rappresenti oggi soltanto il partito comunista e gli alleati minori di Cunhal (tra il 15 e il 18 per cento dell'elettorato), e che i problemi cui si trova di fronte il Portogallo oltrepassano le capacità di un governo che non è solo pochissimo rappresentativo ma anche composto di personalità mediocri. E' lo stesso Pcp a rendersene conto, in un comunicato della direzione politica con il quale torna a fare appello (per la seconda volta in una settimana) all'unità con i socialisti, «dinanzi alle minacce della controrivoluzione» ed ai pericoli di «dis■ soluzione dell'Mfa, che lasce\ rebbero via libera alle resij sterne conservatrici che est\ stono all'interno del corpo militare». Ma se è vero che i goncalvisti e la loro base politica (Pcp e Mdp) appaiono ormai in difficoltà di fronte al profilarsi di una maggioranza «moderata» nelle forze armate (dopo che da un paio dimesi le masse portoghesi han-no mostrato di essere in par-te per un socialismo democratico e in parte su posizioni conservatrici), bisogna anche dire che l'alleanza Goncalves CunhaV%Vnservr\uamà'eduna grossa fetta di potere. Lapartita non è, insomma, con-elusa ed è nrobabile che il«in «ito ™™Zi MinBento (larisedè del irovemo) governo né a Belém (la presidenza della Repubblica) né nelle sedi dei partiti, ma nelle caserme e nelle piazze del Portogallo. Sandro Viola ■ \ j \ Lisbona. Dimostrazione anligovernativa di ex coloni rientrati dall'Angola (tel. Ap)