Drammatica in Francia la tensione tra algerini di Alfredo Venturi

Drammatica in Francia la tensione tra algerini Drammatica in Francia la tensione tra algerini Spinoso problema degli "harkis", già combattenti contro il Fin (Nostro servizio particolare) IParigi, 7 agosto. IQuello degli harkis, i soldati algerini che durante la guerra di liberazione combatterono sotto le bandiere francesi contro i loro compatrioti, è uno degli strascichi più penosi lasciati dal sanguinoso conflitto che si concluse tredici anni fa. Come ha detto ieri sera, con drammatica chiarezza, mio di loro alla televisione, «per gli algerini siamo traditori, per i francesi siamo arabi». Essere arabi, in questo Paese, è una condizione per niente invidiabile. Gli harkis, con le loro famiglie, sono circa duecentomila, e hanno la cittadinanza francese. Ma nonostante il passaporto non si sentono «cittadini a parte intera». E come potrebbero sentirsi tali, dal momento che ancora oggi parecchie migliaia di questi fedelissimi dell'antica potenza coloniale vivono rinchiusi in «campi dì raggruppamento», che gli interessati preferiscono chiamare «campi di concentramento»? Ieri il governo parigino ha deciso che i campi saranno chiusi entro l'anno prossimo, e che si farà il possìbile per inserire gli harkis nella società francese, ad esempio incoraggiando le amministrazioni locali e l'industria ad assunzioni preferenziali. E' gente che ha scelto la Francia, ha detto il ministro dell'Interno Poniatowski, commentando la decisione del governo, e «hanno conservato un'esemplare dignità, nonostante le loro difficoltà di adattameli- to». I «rimpatriati francesi d'origine musulmana», come il linguaggio burocratico defi- nisce gli harkis, si agitavano da tempo, con scioperi della fame e occupazione di chiese, per ottenere ciò che Parigi, evidentemente ostacolata dai vincoli della sua politica terzomondista e filo-araba, esitava a concedere, cioè una pubblica ammissione dell'esistenza e della gravità del loro problema. Adesso questa ammissione c'è stata, ma certamente la presenza di questi ascari del colonialismo francese è desti- nata a turbare ancora non soltanto ì rapporti, così difficili più ancora psicologicamente che politicamente, fra Algeria e Francia, ma anche quelli fra gli stessi harkis e la foltissima colonia dei lavoratori algerini immigrati in questo Paese. Una penosa vicenda familiare di questi giorni dimostra l'esplosiva potenzialità di tale duplice conflitto. Borsoni Kradaoui, figlio di un harki che abita ad Alby, era andato con sua madre a passare le vacanze presso i parenti in Algeria. Il 31 luglio, quando il piccolo, 7 anni, stava per riprendere l'aereo di casa, le autorità algerine gli hanno negato il permesso di uscire dal territorio. Ad Algeri spiegano che manca l'autorizzazione del padre, ma il padre, che è un militante dell'organizzazione degli harkis, dice che la sua autorizzazione c'è, e ha presentato denuncia per sequestro di persona. La vicenda è andata avanti alcuni giorni, probabilmente trattata attraverso sotterranei canali diplomatici, ma ancora il piccolo non ha potuto lasciare la terra d'origine della sua famiglia. Ieri sera, dieci giovani harkis mascherati e armati hanno fatto irruzione nella casa d'un gruppo di lavoratori algerini immigrati. Due di questi ultimi hanno tentato di scappare, e sono stati feriti, altri quattro sono trattenuti come ostaggi. Dicono gli harkis, che vivono nel campo di St-Maurice l'Ardois, nel dipartimento meridionale del Gard, uno di quelli che il governo ha deciso di smantellare, che i quattro algerini torneranno sani e salvi in libertà soltanto quando il piccolo Borzani sarà stato restituito ai suoi genitori. Nel pomeriggio è arrivato a Tolosa un aereo proveniente da Orano, nel quale si credeva che il bambino avesse trovato posto. Invece Borzani non c'era, e alcune decine di harkis in collera hanno trattenuto in ostaggio, nell'aerostazione, tutti i passeggeri algerini dell'aereo. Poi si è appreso che un funzionario governatilo francese è partito alla volta di Orano: pare che il piccolo sia nel consolato francese della città algerina, e che le autorità di laggiù abbiano richiesto, per sbloccare finalmente la situazione, l'intervento del funzionario. Intanto gli harkis di Saint-Maurice minacciano un ultimatum sulla sorte dei loro ostaggi, se entro sera il caso non sarà risolto. Una vicenda penosa, che vede ancora una volta, come ai tempi della guerra di liberazione, gli algerini Vun contro l'altro armati. Questa volta I '71071 è 771 9ioc0 l'avvenire d'un Paese, ma soltanto quello d'u na famiglia: per cui si spera che le autorità algerine sappiano superare le difficoltà burocratiche di etti parlano, con un gesto di maturità. Alfredo Venturi j

Persone citate: Alby, Borzani, Gard

Luoghi citati: Algeri, Algeria, Francia, Orano, Parigi, Tolosa