Papandreu: il golpe dei colonnelli greci fu preparato dal '57, con l'aiuto della Cia

Papandreu: il golpe dei colonnelli greci fu preparato dal '57, con l'aiuto della Cia Papandreu: il golpe dei colonnelli greci fu preparato dal '57, con l'aiuto della Cia (Cai nostre inviato specialei Atene, 5 agosto. Andrea Papandreu, l'uomo politico greco forse più noto sul piano internazionale, capo dell'Unione di centro (è il secondo partilo nell'odierno Parlamento), ex ministro, professore all'Università di Berkeley, negli Stati Uniti, economista e matematico di fama mondiale, ha oggi tenuto il proscenio al processo di Atene contro i colonnelli che si impadronirono del potere il 21 aprile 1967 con un colpo di Stato fulmineo e, sul momento, sema spargimento di sangue. Con asprezza e senza mezzi termini, ha lanciato un'accusa precisa: «E' stata la Cia, il servizio segreto statunitense, a organizzare e dare il via al movimento eversivo». Il presidente Deyannis gli ha subito troncato la parola: «E' un ar¬ gomento che non ci interessa in questa sede, non siamo qui per discutere di questo». Per la verità già si sapeva di queste accuse di Papandreu. Durante gli anni della dittatura — dopo i primi otto mesi trascorsi in carcere, in cella di isolamento nella prigione di Averoff fino all'amnistia del Ili gennaio U)6S — il leader «centro-sinistrista». co~in gin si definisce, aveva più volte ripetuto nel corso del suo esilio all'estero, la sua convinzione che dietro i colonnelli si nascondesse una forza ben più potente, il servizio segreto americano. L'obiettivo ultimo degli uomini del Pentagono sarebbe stato, secondo Andrea Papandreu. duplice: da una parte instaurare ad Atene un regime forte, sicuro e fedele che non discutesse nemmeno l'adesione alla Nato, e dall'altra indebo¬ lire la posizione di Makarios j la Cipro (si ebbero infatti due ! successivi attentati contro tl'arcivescovo - sovrano, poi la sua cacciata da parte del «bravaccio» Sampson) così da giungere alla spartizione dell'isola ed ottenervi basi assolutamente sicure, sia da vitpdaparte dei greci sia dei turchi, j gMa sta di fatto che Papandreu (egli stesso cittadino. americano, come greco residente all'estero combatté durante la seconda guerra mondiale con le forze armate Usa e ne ottenne la cittadinanza) non è mai stato in grado di addurre prove concrete alle , sue accuse. Di fronte alle proteste del presidente, Andrea Papan- ; dreu non ha comunque insi-1 stito nelle sue accuse agli Stati Uniti. Soltanto una volta ha detto, in risposta a una do- ' manda del difensore: «So per ! pcerto che il colpo di Stato è I lstato organizzato attraverso sun lungo periodo di tempo, tforse fin dal '57; forza propul-1 Esiva del qppdrsnPpirtia*-1 »movimento erano i i servizi di sicurezza dove la ■ gran maggioranza dei funzio5 nari lavoravano alle dipenj denze dei loro pari grado ! americani. Lo stesso "Piano : Prometeo" è stato ampliato e ; riveduto al Pentagono in una i riunione a livello di colonnelli». «Ma non potete dimostrare ! j tutto questo!», ha osservato il \ presidente. «No, non posso, esprimo I soltanto un mio convincimen- ] to». Da questo punto il prò- \ I cesso ha ripreso a solcare ac-1 j que più tranquille. Papandreu i ; ha ironizzato sul conto di Pat- \ ! takos, il numero due del regime: ( «E' venuto a trovarmi | | quattro volte in carcere, sem i pre cortesissimo, voleva inse 1 gnarmi la democrazia e per-1 suadermi ad aderire al regii me», ha smentito che vi fosse un tale pericolo di parte ; comunista da far temere un sovvertimento dello Stato ; («Non dimentichiamo — ha ; detto — che i comunisti era\ no allora fuorilegge, la verità è che volevano soltanto otte! nere la libertà di parola e di riunione, anche contando tuti ti i simpatizzanti non hanno 1 mai superato il quindici per I cento della popolazione»;. Papandreu ha affermato ' che gli ufficiali traditori non erano più di duecento su die: cimila (tutti i testimoni han; no dato cifre diverse, da un minimo di settanta a un massimo di seicento, ma è sempre difficile distinguere tra i promotori e i seguaci volente ! I I j rosi), ha ripetuto infine, con decisione estrema, che Vim- ; mensa maggioranza del popò- ; lo greco era contraria alla dit-1 j tatura. Cosa che si evince, ha \ ; precisato, dal fatto stesso che | ! i colonnelli hanno fatto il col-1 . po di Stato proprio per impei dire le libere elezioni già inJ dette per il 28 maggio, elezioni che avrebbero dato indubì blamentet a suo dire, la mag\ gioranza assoluta al suo parti- lo, l'Unione di centro, «Voi avete scritto — è intervenuto a Questo punto l'av- vocato dei sedici principali imputati (quattro altri imputati si sono staccati dal gruppo e seguono una loro linea difensiva particolare I — che ai funerali di vostro padre, il grande Giorgio Papandreu, piuttosto che intervenire con le armi per soffocare sul nascere ogni dissenso. Ma poi temettero di aver sbagliato, E, nell'occasione qui ad Atene, nel 1969, furono presenti almeno trecentomila persone e si ebbero anche grida e slogans contro i dittatori. Non vi pare che ciò dimostri che il regime della giunta non era poi tanto terribile come asserite?». «Niente affatto — risponde Papandreu — i tre (Papadopulos, Pattakos e Makarezos, i leaders della dittatura) capirono che loro conveniva controllare con la maniera dolce il funerale d'un uomo tanto ammirato come mio padre,», ubii v successiva, le dimostrazioni degli studen-ti del Politecnico nel 1970, di mostrarono, eccome, di saper anche sparare. Questo, credo, che nemmeno lei lo abbia dimenticato». Freddo e composto come un professore sulla cattedra, Andrea Papandreu si è quindi lanciato in una serrata critica dell'operato dei tre dittatori. Il presidente ha cercato di fermarlo più volte, senza riuscirci. «I colonnelli — ha detto Papandreu — hanno instaurato la legge marziale, riempito le prigioni e le camere di tortura, hanno promesso, senza mai mantenere, il ritorno alle libertà costituzionali, non hanno mai osato affrontare elezioni libere, hanno indetto due plebisciti che sono stati una vergognosa prova di corruzione, hanno rovinato l'economia, e, possiamo provarlo, rubato parecchio. Direi che nulla di buono è stato fatto, in nessun campo. Hanno rovinato perfino le forze armate. Ora è giusto che paghino. E lo stesso re Costantino, se non fosse stato già condannato dal suo popolo che ne ha vietato il ritorno, dovrebbe ora trovarsi al loro fianco». Umberto Oddone

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