Tra i forzati di Saint-Tropez di Clemente Granata

Tra i forzati di Saint-Tropez Nel "santuario,, della mondanità assediato dal turismo pendolare Tra i forzati di Saint-Tropez I personaggi dell'alta finanza, della società internazionale, le attrici, gli attori, i cantanti ci sono ancora, ma vivono isolati, abbandonando spazi sempre più ampi alla folla domenicale che corre sulle tracce delle ragazze in monokini - La disaffezione di Brigitte Bardot e le nostalgie culturali del sindaco (Dal nostro inviato speciale) Saint-Tropez, agosto. La strada si snoda tra campi di terra rossa, vigneti, agavi e cespugli fioriti. Un paesaggio affascinante, ma non c'è tempo per ammirarlo e gustarlo come meriterebbe. La statale numero 98 da Saint-Maxime a SaintTropez è intasata di auto. La fila è lunga più di quattro chilometri. Occorrono pazienza e nervi saldi. Bisogna tenere gli occhi costantemente incollati alla macchina che ti precede per non correre il rischio di un tamponamento. Frizione, prima, colpo d'acceleratore, avanti per una trentina di metri, poi di nuovo fermi e si ricomincia. Così in modo lento ed esasperante, sotto un sole che accieca, in questi giorni (soprattutto la domenica) migliaia di turisti compiono la marcia di avvicinamento al villaggio di pescatori che ispirò artisti come Paul Signac e Dunoyer de Segonzac e poi imboccò decisamente la strada della mondanità sanzionata negli ultimi anni dalla presenza alla «Mandrague» di Brigitte Bardot. S'ingolfano lungo l'«avenue du 15 aoùt» e cercano con affanno un angolo nel parcheggio. Ora finalmente la folla può allontanarsi dalle auto e incominciare la visita. Una visita che ormai è un rito per il turista che si affaccia nella Provenza. Sottrarvisi è impensabile, qualunque sacrificio costi. Almeno una volta durante le vacanze bisogna andare a Saint-Tropez. Tale è il potere magico che esercitano certi nomi e certi miti. Pressati e sballottati procedono quasi per forza d'inerzia lungo il quai Suffren e il quai Jean Jaurès che fiancheggiano il porto inondato di panfili. Avanzano tra bancarelle, tavolozze di aspiranti pittori che cercano in quest'angolo di Francia un improbabile lancio, fronteggiano l'assalto di venditori ambulanti, soprattutto negri che, sorridenti e imperturbabili di fronte ai rifiuti, continuano ad offrire chincaglierìe, statuine, minuscoli tamburi e altre diavolerie. Le case basse colorate di giallo, bianco, rosa, arancione, le prospettive di certe viuzze che s'inerpicano verso il centro storico sotto contrafforti ad arco, offrono un colpo d'occhio pregevolissimo. Ma anche ora è impossibile sostare. Il rito deve essere consumato, bruciato nello spazio di poche ore. La folla si fraziona in gruppi. Entrano nei negozietti e nelle «boutiques» che | si affacciano sul porto. Dopo una sosta al «Gorille» o in qualche altro bar che va per la maggiore, s'incomincia a sciamare verso le spiagge. Tahiti. Pampelonne, la «Voile rouge», esercitano sicuramente un fascino più rilevante della «Chapelle de l'Annonciade» dove con una splendida collezione di dipinti (da Signac a Matisse, a Utrillo) Saint-Tropez tenta di giocare una delle carte per il recupero di una di- I mensione culturale che con l'andare del tempo ha smarrito. Ma i risultati, per ora. \ lasciano a desiderare. Sarà il fascino di splendi de ragazze in «monokini» (o, in alcune zone neppure molto isolate, prive anche dell'ultimo indumento), sarà il desiderio, sotto certi aspetti comprensibile, di uscire con un gesto liberatorio dalla monotonia e dalla routine quotidiana, il fatto è die le spiagge situate nelle immediate vicinanze sono affollatissime. Si pagano due franchi per il parcheggio e in teoria non ci sono altre spese, con il vantaggio anche di fare un bagno in acque che, dopo l'installazione di grandi depuratori, non sanno che cosa sia l'inquinamento. Ma con le consumazioni il pedaggio diventa subito salato. Tanto per fare un esempio, due fette dì prosciutto, un pugno d'insalata, una «minerale», una pesca messi insie¬ me portano il conto a più di 25 franchi, cioè quattromila lire. Ma all'insegna dell'ulnamour, fantasie, libération, mots éternels à Saint-Tropez», si paga ben altro senza batter ciglio e ci si sobbarca con il sorriso sulle labbra ad altre fatiche, come la coda sotto il sole rovente davanti alla rustica boutique della bionda Minouche, la quale sulla spiaggia della «Voile rouge» disegna e ritaglia su plastica pampini che in quest'angolo della Costa Azzurra stanno sostituendo, a quanto pare con successo, il «monokini». Verso le 19 la folla frazionata si ricompone, ridiventa un torrente unico che s'incanala verso i parcheggi e di lì lungo la strada del ritorno, tormentosa come l'andata. L'omaggio al «santuario» della mondanità i a d a i a e e u a l a a l à è stato compiuto, ora le vacanze hanno acquistato un preciso significato. Questi che abbiamo seguito per sommi capi, durante la loro giornata ritmata secondo regole ormai consolidate da una consuetudine decennale, sono i cosiddetti «pendolari», uno degli aspetti del turismo in quest'angolo della Costa Azzurra, quello che assieme ai «campings» ita contribuito maggiormente ad alterare il volto di Saint-Tropez. I campeggi si estendono per un vasto tratto attorno ai millecento ettari che compongono il territorio del Comune. Le cifre non sono concordi: secondo il «syndicat d'initiative», gl'individui accampati sono trentamila, secondo alcuni redattori dei giornali locali almeno il doppio. E' una massa che preme alla periferia e quotidianamente si riversa nella cittadina. Poi c'è il turismo residenziale e in questo caso le cifre sono abbastanza concordi: si parla di trentamila unità sistemate nei vari alberghi e pensioni completissimi in questo mese d'agosto. Non è facile fare dei calcoli sulla spesa affrontata quotidianamente da questi turisti. La signora Déspas del «syndicat d'initiative» ne tenta uno approssimativo: tra camera da letto e pranzi in un albergo di media categoria, aperitivo, un souvenir, si toccano i 160 franchi a testa, cioè circa 25 mila lire. Non c'è male, tenuto conto, come afferma la stessa Déspas, che si tratta di un calcolo in difetto. E questo spiega tante cose: ad esempio la massiccia presen¬ za dì tedeschi, belgi, olandesi avvantaggiati dal cambio con il franco e il crollo quasi completo delle presenze italiane. Per un centro balneare che nella stagione morta non conta più di 6200 abitanti un simile afflusso dovrebbe costituire motivo di soddisfazione. Per Saint-Tropez non è così. Con accenti che si caricano via via di una struggente nostalgia si parla del passato come di un'epoca felice. «Ah! Ces campeurs, ces campings, ces parkings» si sente ripetere e scrollando il capo la gente del posto si lamenta che Saint-Tropez è spacciata, «est fini». 77 rimpianto ha una duplice motivazione. Da un lato un gruppo di persone con alla testa il sindaco Blua ha la mente rivolta ai trascorsi culturali e tenta con varie iniziative, dai concerti di musica classica all'allestimento di musei e all'arricchimento di quelli esìstenti da un ventennio come l'«Annonciade», di far guadagnare alla città un po' del terreno perduto: dall'altro si pensa alla Saint-Tropez centro di attrazione dell'alta finanza, della mondanità internazionale, alla presenza di attrici, attori, cantanti famosi. In parte ci sono ancora, ma vivono appartati nelle loro dimore esclusive, non circolano più in quai Suffren e in quai Jean Jaurès. E le apparizioni saltuarie di un Gilbert Bécaud e di un Charles Aznavour fotografati proprio in questi giorni in motocicletta a Tahiti non sono considerate sufficienti a far recuperare il prestigio di un tempo. Tanto più che la quarantenne B.B. ha deciso di affittare (cosa mai accaduta) la sita «Mandrague» per agosto e settembre. Il che è considerato un po' il simbolo se non di un tradimento, di un abbandono e di una disaffezione. In effetti un'epoca è definitivamente tramontata. E allora alla nostalgia del passato, si mescolano i malumori, le rabbie del presente. Così a Saint-Tropez se la prendono con gli «hippies» e i capelloni, con il torrente di «pendolari» che pure porta valuta, con l'esercito di turisti attendati ai confini del Comune. Dicono: «Credono di venire qui per fare quello che non possono da altre parti». E in municipio affermano in modo categorico: «Non vogliamo continuamente passare per la città dello scandalo». Il riferimento a certe scene boccaccesche che avvengono, secondo quanto raccontano, nei «nights», e ai seni nudi di Tahiti e Pampelonne è evidente. Strano paese. Quand'era B.B. a far volare sulle spiagge i pezzi decisivi, era circondata da compiacimento e ammirazione. Ora che tante splendide ragazze si limitano a seguire il suo esempio, c'è chi scopre nelle pieghe più riposte della psiche il senso di un insospettato moralismo. Il fatto è che quelle belle ragazze hanno un solo difetto: l'anonimato. Clemente Granata Saint-Tropez. Cura del sole in monokini, il « costume » ormai più diffuso sulla Costa Azzurra (Foto « La Stampa » - Cesare Bosio)

Luoghi citati: Francia, Provenza