Uccise il figlio spinta alla follia dal rimorso d'averlo picchiato

Uccise il figlio spinta alla follia dal rimorso d'averlo picchiato Incomprensibile tragedia in una mente ottenebrata Uccise il figlio spinta alla follia dal rimorso d'averlo picchiato La decisione del giudice istruttore: per le percosse, rinvio a giudizio perché era sana di mente; per l'omicido, non punibile perché era pazza - Altro processo a quattro rapinatori Una giovane madre ha ucciso 11 figlio ossessionata dal rimorso di averlo picchiato e gravemente ferito, alcuni mesi prima, in un momento d'ira. Una tragedia nella tragedia. Il giudice istruttore dott. Macchia, con l'aiuto di un perito psichiatrico, ha cercato di capire e dare un senso a questa storia, e ha concluso che la donna dev'essere rinviata a giudizio — in stato di detenzione — per rispondere del reato di lesioni gravissime in relazione al primo episodio, mentre non si deve procedere nei suoi confronti per l'omicidio, perché al momento di questo secondo episodio era pazza. In altre parole, la madre sarebbe impazzita dopo le percosse al bambino. Si chiama Lucia Lorino, 24 anni, nata a Bisacqulno (Palermo), sposata con Antonino Mansella, di 33 anni, abitante a Borgaro in via Lanzo. E' difesa dall'avv. Gianvittorio Gabri. La piccola vittima si chiamava Giuseppe, aveva 7 mesi. Il mattino del 7 giugno dell'anno scorso, 1 genitori chiamarono il medico condotto di Borgaro, che si trovò davanti a un cadaverino. «Cos'è successo? » domandò il dott. Villa. «E' caduto dalla culla» rispose la madre. Ma la perizia accertò che era stato strangolato. La donna confessò: « Sì. sono stata io, non ne potevo più. Piangeva tutta la notte, si lamentava sempre, era malato ». Le Indagini stabilirono che I sei mesi prima, a dicembre, Giuseppe era stato picchiato in modo selvaggio e aveva riportato lesioni alla testa che 1 medici definirono « non guaribili ». La Lorino, che ha confessato l'omicidio, ha sempre negato di aver percosso il pìccolo. Per il giudice istruttore Macchia, però, non vi sarebbero dubbi: è stata lei a colpirlo, anche se « il movente del gesto non è chiaro: pro- babilmente, per le condizioni di i livello intellettivo inferiori alla ' media, esso non è stalo coscien- I temente percepito nemmeno dal- l'impututa; può essere stato prò- > vocato da un inconscio rifiuto j di maternità, o da un'angoscia , repressa, o dall'incertezza per il I futuro ». Tra dicembre e giugno la giovane sarebbe stata « trava- | gliata dal rimorso delle percos- j se inflitte al figlio: rimorso tan- ! to più corrosivo in Jiuanto la | donna aveva fatto credere al ma- \ rito che il piccolo si era fatto male accidentalmente ». Già debole di mente, logorata da questi sentimenti, la Lorino avrebbe perso del tutto l'equilìbrio psichico quando « il medico curante le riferì, crudamente, che Giù seppe sarebbe rimasto minora to, avrebbe potuto campare per pochi anni e li avrebbe trasenrsi nelle sofferenza ». E cosi, in un « raptus » lo uccise. Nf n.ianza di rinvio a giu dizio, ». cu,tt. Macchia, secondo le aride norme uel cotìice, ha do- strato, tuttavia, non ha trovato (1 consenso dell'avvocato generale vuto disporre la scarcerazione dell'imputata per l'omicidio, e nello stes.=" tempo ordinarne la 1 cattura per le lesioni gravissime. I Pura formalità, perché, di fatto, j la Lorino non si è mossa dalle : « Nuove ». La decisione del magi- | ' i ; i ' _ . , ' ★ Maria Antonietta Tomolo, 24 , anni, che il 3 novembre '73 s in- ; trodusse assieme ad un complice j nell'alloggio di una contessa, de- rubandola dei suoi gioielli, è stata | rinviata a giudizio con l'accusa . di concorso nella rapina dal giù- , dice istruttore Maddalena. Assie- I me a lei compariranno sul banco, j degli imputati Lorenzo Tini, 24 anni, che sfuggi dalle mani del I portiere del palazzo, in corso de- I gli Abruzzi 48. Osvaldo Lo Giudi- i ce, fidanzato della Toniolo e Mar- r-oiin p>iìvt S7 mni cello Fluiva, 57 anni. Sembra che ad ideare il colpo | Prosio, che ha impugnato l'ordinanza. E' difficile interpretare, articoli di legge alla mano, il comportamento di un malato di mente. sia stato II Tini (avv. Asti), ap- \ profittando della sua amicizia con il Faliva, che in passato era stato a servizio dalla contessa Selina Meck-Beccoz in Chiusano. Secon do il Faliva (avv. Balestra), il Tini si fece spiegare la dlsposi zione delle stanze nell'alloggio al nono piano di corso Duca degli Abruzzi, schizzando anche una piantina topografica dell'apparta mento. Ad eseguire u colpo furono poi „ Tini e Ia Toniolo (avv, cabri). Entrati con uno stratagemma nel palazzo, sorpresero la governante che era andata ad aprire credendo che si trattasse di un fattorino. Sotto la minaccia dì una pistola la donna fu costretta a condurli davanti alla contessa, alla quale i due intimarono di consegnare danaro e gioielli, una parure del valore di un milione. La fuga precipitosa giù per le scale fu bloccata dal portiere, avvertito dalla contessa. Lorenzo Tini riusci a divincolarsi e fuggire, mentre la Toniolo rimase prigioniera in uno sgabuzzino fino all'arrivo della polizia. Lucia Lorino Mansella: « Ho ucciso io mio figlio. Piangeva sempre, non ne potevo più »

Luoghi citati: Bisacqulno, Borgaro, Palermo