Tensione e scontri in Medio Oriente mentre Kissinger tenta il negoziato di Vittorio Zucconi

Tensione e scontri in Medio Oriente mentre Kissinger tenta il negoziato A Washington si discutono le ultime proposte del Cairo Tensione e scontri in Medio Oriente mentre Kissinger tenta il negoziato (Dal nostro corrispondente) Washington, 5 agosto. Mentre la tensione cresce a grandi passi in Medio Oriente, la pace si avvicina «un pollice alla volta», ha detto stamani Kissinger incontrando l'ambasciatore israeliano a Washington, Simcha Dinitz. La corsa parallela verso la guerra e il negoziato continua dunque angosciosa, ed è difficile discernere quale dei due traguardi sia più vicino. Notizie di gravi incidenti giungono dal Medio Oriente, mentre la mediazione americana si fa più intensa: l'ambasciatore americano al Cairo, Eilts, ha raggiunto Ford e Kissinger a Belgrado, l'ultima tappa del viaggio europeo del presidente, lunedì scorso, per discutere in aereo con il segretario di Stato le ultime proposte egiziane. Appena rientrato nella capitale Usa, Kissinger ha immediatamente convocato Dinitz, il rappresentante israeliano. La rapidità di questi appuntamenti dà già una chiara idea dell'urgenza con la quale Washington tenta di vincere la corsa alla pace, superando l'escalation della tensione, aggravata anche da rivelazioni — nei giorni scorsi — sull'arsenale nucleare di Israele, che disporrebbe, secondo ottime fonti, di dieci bombe. Kissinger si dice moderatamente ottimista e ha detto oggi ai giornalisti di essere «abbastanza su di morale», poiché le parti stanno «negoziando seriamente». «Penso vi sia qualche movimento da entrambe le parti — ha aggiunto il segretario di Stato — ed ora almeno stanno parlando delle stesse cose in concreto, e non più un dialogo fra sordi. Ma le differenze permangono, e non sono irrilevanti». Per ora è necessario accontentarsi dei commenti, senza conoscere i fatti sui quali si fondano. In generale è noto che rimangono divergenze sull'ampiezza del ritiro israeliano, sulla possibilità di mantenere un servizio di sorveglianza elettronica nel versante egiziano dei passi nel Sinai (Mitla e Gidi), sulla durata dell'accordo (gli israeliani vogliono almeno 3 anni, gli egiziani temono di vedere congelata la situazione senza nuove trattative), sul seguito da dare all'intesa, se negoziare con i siriani o «prendere respiro» come vorrebbe Gerusalemme. E rimane sempre aperta la questione degli impegni egiziani (non belligeranza, rinuncia all'uso della forza, non-aggressione). Da qualche tempo, le «fonti» che fornivano copiose indiscrezioni sulle trattative sembrano disseccate, e ciò è dovuto in gran parte a Kissinger stesso che ha posto come condizione indispensabile al proseguimento delle trattative la massima discrezione, invitando esplicitamente (pare anche bruscamente) israeliani ed egiziani a non usare la stampa come veicolo per comunicare idee o saggiare reazioni. In effetti, fino a poche settimane fa, la corsa alla rivelazione aveva assunto talora aspetti imbarazzanti. Rispetto ai giorni scorsi, non pare comunque che vi sia ragione di particolare pessimismo o di eccessive speranze. Un passo in avanti è stato compiuto verso una conclusione positiva del negoziato per il fatto che — almeno — egiziani e israeliani stanno trattando su «cose concrete», ha detto Kissinger, e hanno abbandonato il terreno impossibile dei principi. Ma anche la tensione è cresciuta: siamo semplicemente di fronte ad un altro dei tanti bivi che hanno caratterizzato da sempre i rapporti fra Israele e arabi e sappiamo troppo bene quale strada hanno finora scelto le nazioni del Medio Oriente. Vittorio Zucconi EGITTO

Persone citate: Kissinger