Roma restituisce al principe Torlonia un miliardo e trenta milioni di tasse di Guido Guidi

Roma restituisce al principe Torlonia un miliardo e trenta milioni di tasse Sarebbe stato accertato un errore nei conteggi Roma restituisce al principe Torlonia un miliardo e trenta milioni di tasse La somma si riferisce all'imposta di famiglia per gli anni che vanno dal 1957 al 1971 - Quando pagherà? Il patrizio è proprietario di 84 palazzi, 30.000 ettari di terreno e importanti collezioni di opere d'arte (Dal nostro inviato speciale) Roma, 1 agosto. Il comune di Roma (notoriamente e vistosamente il più dissestato d'Italia e, senza dubbio, anche d'Europa: un passivo di 3 mila miliardi) era riuscito a strappare, dopo enormi fatiche, un miliardo e 30 milioni per tasse arretrate al principe Alessandro Torlonia e ora deve restituire l'intera somma. La commissione centrale delle imposte dirette ha concluso, infatti, che è stato commesso qualche errore nell'accertamento. La pratica deve essere nuovamente esa¬ minata dall'inizio: come dire, cioè, che, secondo le previsioni più ottimistiche i Torlonia saranno costretti a saldare il loro debito con l'amministrazione comunale fra un paio d'anni. Uno scandalo, o qualcosa che gli è molto vicino, se si tiene presente che in un passato non molto lontano i Torlonia hanno pagato i loro tributi per il periodo 19511956 dopo un decennio esatto. Alessandro Torlonia, cinquant'anni, sposato con la principessa Anna Maria Del Drago, principe di Fucino, duca di Ceri. Il capostipite, fondatore del la dinastia e dell'imponente fortuna, infatti, arrivò a Roma emigrato dalla Francia sul finir del 1700 e si sa soltanto che era un semplice venditore ambulante di stoffe che seppe trasformarsi in banchiere. Uno dei suoi eredi, di nome Alessandro, riuscì a farsi concedere dal Papa Gregorio XIV, nel 1838, il monopolio dei tabacchi e questo gli consenti d'aumentare rapidamente la fortuna accumulata dall'avo. Nel 1850 don Alessandro acquistò il lago di Fucino, lo prosciugò al termine di un'impresa prolungatasi per 25 anni e nel 1875 si trovò proprietario di 16 mila ettari di terreno fertilissimo. Gli eredi ampliarono questo patrimonio: 30 mila ettari di terreno, 84 palazzi a Roma, collezioni di quadri d'autore e di statue. Don Alessandro Torlonia, al quale inutilmente il Comune sta cercando di strappare un miliardo, è il titolare di questa notevole fortuna per cui, diciassette anni or sono, si trovò costretto a denunciare un reddito di 800 milioni annui. Nell'immediato dopoguerra, giovanissimo, fu protagonista di un episodio che è rimasto sempre abbastanza oscuro nei contorni: un suo fattore gli sparò in chiesa e lo ferì gravemente. I Torlonia non hanno avuto mai buoni rapporti con l'amministrazione comunale. Nella zona del «Laurentino» riuscirono ad evitare, ad esempio, che 27 ettari di loro proprietà fossero destinati all'edilizia popolare ed infatti furono venduti per un ammontare di oltre 5 miliardi: si tenga conto che questo avveniva i all'incirca nel 1964 per valuta¬ re l'entità della somma nei suoi giusti termini. Qualche anno prima erano riusciti a vendere la zona di Fiumicino dove venne impiantato l'aeroporto «Leonardo da Vinci». Le tasse. Don Alessandro è stato sempre in testa alla graduatoria dei maggiori contribuenti romani: ma sono in molti a ritenere che gli accertamenti siano stati sempre inferiori alla reale consistenza del patrimonio. Nel 1956, la prima grossa contestazione i relativa al quinquennio prece-! dente: i Torlonia fanno oppo- eia la seconda battaglia che si | sizione e finalmente sono costretti a pagare, ma soltanto nel 1966. Subito dopo comin- chiude solo nel 1973 e si riferisce alle tasse di famiglia per il periodo 1957-1971. Il Comune stabilisce che il tributo da addebitare ai Torlonia ammonta ad un miliardo e 30 milioni che in assoluto può essere anche una notevole somma, ma lo è molto meno se si tiene conto che deve essere frazionata in 14 anni. I Torlonia, però, non si arrendono: protestano e finalmente al terzo grado di giudizio raggiungono l'obiettivo: la Commissione centrale delle imposte dirette presso il ministero delle Finanze dà loro ragione e stabilisce che il controllo è inesatto e deve essere ripreso da capo. Questo vuole dire che il Comune si trova costretto a restituire la somma. L'assessore ai tributi grida allo scandalo e dichiara che è stata già presentata una opposizione. Ma prima che i Torlonia tornino a pagare trascorreranno non meno di due anni, salvo complicazioni. Guido Guidi

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