Oggetti-simbolo e bestiari di Carlo Carena

Oggetti-simbolo e bestiari Oggetti-simbolo e bestiari j « Il fisiologo », Ed. Adelphi, pag. Ili, lire 1500. Ancor oggi, in un'età che pure tende, o tendeva, alla scoperta dei segreti razionali delle cose, viviamo avvolti nei simboli; nell'antichità, nel Medioevo la ricerca del simbolo era addirittura spasmodica e naturale. Il cristianesimo ebbe davanti a sé l'esempio delle Scritture e delle letterature pagane, che lo stimolavano a costituire quella rete di arcani che Pindaro, che Virgilio scorgevano nelle teofanie e nelle ombre di un bosco sacro e Giovanni vide dalla caverna di Patmos. La filosofìa naturalistica per ! l'insufficienza delle sue nozio- ni scientifiche, il platonismo per la sua premessa trascendentale caddero nella necessità di fabulare o di scoprire verità più profonde entro i dati e le relazioni che circondano l'uomo. L'immenso quaderno fisico di Aristotele si fuse con lo stato d'animo degli alchimisti e la religione olimpica con quella delle sette mistiche, le speranze coi terrori della fede. Muoversi entro questi territori, che hanno generato da un lato i trattati naturali dei peripatetici, dall'altro i libretti esoterici dei neoplatonici, le immense Storie degli Animali e le Meraviglie dell'Orbe, è come un navigare sugli abissi, con la tentazione del sorriso paleo-positivista e dello stupore neo-mistico, col senso delle contraddizioni dell'uomo e della storia per cui anche qui, come osservava Baltrusaitis, l'antichità classica, che per definizione avrebbe dovuto contribuire alla diffusione di belle figure e di rigore intellettuale, diventa invece uno dei principali fattori che fanno nascere una grande famiglia di creature mostruose. Chi cerchi le curiosità più favolose, elencate con una consistenza logica eccezionale, si legga il Libro dei segreti di Alberto Magno, nell'edizione inglese di Best e Brightnam (Clarendon Press), comparsa di recente; e chi voglia un puntuale elenco di referenze, si legga il brevissimo Fisiologo, nella versione pubblicata ora, con ottimo commento, da Francesco Zambon. Phisiologus è il titolo di un anonimo manualetto compilato in Oriente fra il II e IV secolo d. C, poi accresciuto, copiato e tradotto senza sosta per secoli, ad uso, sembra, degli autori di sermoni e di scritti teologici. Sono una cinquantina di historiettes naturelles, in cui si chiariscono le qualità di altrettanti animali, piante, pietre, mettendole in rapporto con la dottrina cristiana, in particolare con detti di Cristo. Gli oggetti sono di solito veri, raramente presentano già le prodigiose invenzioni dei bestiari medievali arrampicati fin sulle torri dei templi gotici e annidati nelle biblioteche borgesiane: come il leone-formica, frutto dell'incomprensione di un passo scritturale, « che ha le membra anteriori di leone e quelle posteriori di formica. Suo padre è carnivoro, sua madre invece erbivora: quando generano il leone-formica, lo generano dotato di due nature, e non può mangiare carne a causa della natura della ma- dre, né erba a causa della natura del padre: così peri- sce per mancanza di nutrì- mento »: un referto che sem-bra una favola, con la sua brava morale, come sempre: o ni mme e lo mlo « Cosi anche ogni uomo indeciso, incostante in tutti i suoi disegni... ». Più spesso sono le qualità degli oggetti ad essere sollecitate dalle moralità, a pullulare per il desiderio dei significati, per l'utilità dell'insegnamento. Così il raccontino si spegne. I bellissimi schizzi del e | riccio, del castoro, della gaz eee, a zella, della fenice finiscono nelle citazioni dei salmi o nell'ampia parenesi. Ancora una volta le nobili intenzioni a- | dello spirito uccidono, agli a j occhi di noi profani, la leti- [ tera, anche se l'innalzano a ì- i documento di una stagione m-1 dalla fortissima carica intela : lettuale e morale, e: | Carlo Carena

Persone citate: Alberto Magno, Baltrusaitis, Best, Francesco Zambon