L'India apre agli Usa di Mario Ciriello

L'India apre agli Usa Indirà Gandhi in equilibrio tra le due ''superpotenze,, L'India apre agli Usa Malgrado i trattati e l'amicizia con Mosca, Nuova Delhi ha avviato da tempo tentativi di riconciliazione con gli americani - I problemi di un Paese che alla fine del secolo avrà quasi un miliardo di abitanti 11HIiI!tiliIl||i1| I I (Dal nostro inviato speciale) Di ritorno dall'India, luglio. I comunisti indiani — i pro-sovietici, intendiamoci, non i filocinesi — ripetono che sono state le «manovre della Cia» a rendere inevitabile, «dolorosamente necessaria», la sterzata di Indirà Gandhi dalla strada democratica. Gli oppositori, e molti osservatori indipendenti, ribattono che è stata Mosca invece a forzare la mano della nuova «imperatrice delle Indie », e chi ne voglia le prove non avrebbe che da osservare la docilità con cui il Communist Party of India, u7zico in tutto lo schieramento politico, le ha subito offerto la sua comprensione e il suo appoggio. La verità, probabilmente, non sta né da una parte né dall'altra: ma ciò non significa che il dramma indiano possa essere seguito con distacco, come un happening destinato a non traboccare mai dalla scena, a non turbare la pace degli spettatori stranieri. Tutt'altro. E' una vicenda piena di pericoli. Per tutti. II pericolo maggiore non è costituito da una crescente influenza del Cremlino su Nuova Delhi bensì dal possibile fallimento di Indirà. Oggi, dopo il benestare del Parlamento alle misure supereccezionali, la sua posizione sembra fortissima: ma i regimi autocratici sono sovente ingannevoli e l'invisibilità delle loro tare non è garanzia della loro inesistenza. Molle e violente sono state le proteste alle due Camere — la bassa, Lokh Sabha, e l'alta, Rai Sabha — e questo nonostante l'assenza, in carcere, dei principali oppositori. Nell'immensa nazione, vari movimenti clandestini cominciano a predicare la tattica tradizionale, satyagra, la resistenza passiva. Gli arresti continuano. Insomma, Indirà potrebbe vincere, ma potrebbe anche perdere, e il suo tentativo potrebbe affondare in un oceano di violenza. Ecco perché né a Mosca né a Washington gli statisti più avveduti possono oggi giubilare. L'India dì domani potrebbe essere peggio, assai peggio, dell'India di ieri. Un lungo periodo di conflitti interni potrebbe fiaccare questo sub-continente di quasi seicento milioni di anime, potrebbe esasperare quelle che la Gandhi stessa chiama «tendenze fissipare», potrebbe pertanto stuzzicare l'appetito dei suoi vicini e nemici, Pakistan e Cina. Simili sviluppi, in un'area che ha già visto nei mesi passati i trionfi di due eserciti comunisti, che vede Thailandia e Laos tormentati da nuove paure, potrebbero minacciare gli interessi delle due superpotenze e alterare tutta zina serie di precari equilibri. Più a lungo termine, si pone il problema di un'India che, verso la fine del secolo, avrà forse armi nucleari e circa un miliardo dì abitanti ma con un reddito medio sulle 14 mila lire al mese. viste. Un disastro. Paradossalmente, un intellettuale indiano può essere marxista, ma si trova più a suo agio a ! Londra e persino a New York». Indirà un fantoccio dì Breznev? Proprio non la si vede. Anzi, mai come nelle ultime settimane, la ferrea signora ha sorriso agli americani. Pochi giorni dopo il golpe, ricevette una delegazione di insegnanti americani e disse: «Sarò felice di accogliere il presidente Ford, 11 alla fine dell'anno, come proH gettato». C'è di più. Per la féI sta statunitense del quattro i luglio. Indirà ha inviato a I Ford messaggi di sorpren! dente calore. In realtà, i tenti tativi di riconciliazioni erali no già cominciati due o tre j Il mesi fa, ma si sono fatti ora \ |i più aperti. E' chiaro. Indirà \ |i| ha bisogno di tutti, ha biso11 gno di grano, dì soldi, di tee| nologia per vincere quella I battaglia economica da cui II dipende la sua sorte. E ha troppi nemici all'interno per potersi permettere troppi nemici all'esterno. | j j | I ' I j | ; | : ; j i Mario Ciriello governa l'India dal gennaio del 1966 Di fronte a questo quadro, a queste ombre, come agiranno le grandi potenze? Con estrema cautela. Mosca e Washington si trovano accomunate nell'ansia dì evitare il tracollo economico e politico dell'India. Certo, il Cremlino farà il possibile per rafforzare i stioi eccellenti rapporti con Nuova Delhi, ma badando a non accendere troppi sospetti nella capitale americana. Washington non vorrà certo lasciare che l'India scivoli irresistibilmente nella sfera sovietica, per cui tempererà forse quella freddezza che risale ancora ai tempi di Nehru e divenne glaciale nel '71, dopo il contributo pratico del dittatore pakistano Yahya Khan ai primi contatti tinoamericani e dopo la guerra del Bangladesh. Indirà riceverà altresì l'appoggio dello Scià di Persia che già da tempo l'assiste finanziariamente. Amicizia preziosa, se si pensa che l'Iran — informa uno studio anglo-americano — s'avvia ad essere la quinta potenza militare del mondo. Anche Indirà si mostrerà probabilmente cauta. Il trattato indo-sovietico del '71 non ha certo fatto di Nuova Delhi un satellite di Mosca. Uno dei maggiori esperti indiani in politica estera e in politica militare — e tutt'altro che favorevole alla Gandhi — mi ha detto: «I rap¬ porti con Mosca sono stati condotti abbastanza bene. Acquisti di armi, aiuti economici, questo sì, ma nulla di più. Non dimentichi infine che l'influenza russa sull'in¬ tellighenzia indiana è zero. Il motivo? Semplice. Noi parliamo inglese, e il nostro interesse è rivolto al mondo di lingua inglese. Mosca ha tentato di vendere qui film e ri-

Persone citate: Breznev, Gandhi, Nehru, Yahya Khan