Tre alla guida del Portogallo Secca sconfitta dei moderati di Sandro Viola

Tre alla guida del Portogallo Secca sconfitta dei moderati Costa Gomes, Vasco Goncalves, Otelo de Carvalho Tre alla guida del Portogallo Secca sconfitta dei moderati (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 26 luglio. Il Portogallo è un regime militare retto da un consolato. Quest'ultima incarnazione del caso politico apertosi con il colpo di Stato del 25 aprile '74, data dalla notte scorsa: al termine dell'assemblea del Mfa, un giovane capitano ha annunciato che il Consiglio della rivoluzione — fino a ieri il massimo organo del movimento militare e dello Stato — aveva delegato tutti i poteri a tre generali: il presidente della Repubblica, Costa Gomes, il capo del governo, Vasco Goncalves, e il comandante del Copcon (la struttura che raggruppa tutte le forze armate del Paese), Otelo de Carvalho. A partire da oggi il Consiglio della rivoluzione svolgerà quindi una funzione puramente consultiva, mentre il triumvirato e l'Assemblea diventano i due organi principali del Mfa. E' su questo punto, la perdita di peso politico e decisionale del Consiglio della rivoluzione, che bisogna soffermarsi subito per tentare di capire come si è risolta — almeno temporaneamente — la fase più critica dell'intera vicenda portoghese. Il Consiglio era l'organo in cui la tendenza «moderata» del Mfa (capeggiata dal ministro degli Esteri, maggiore Melo Antunes, e per certi versi vicina ai socialisti di Soares) aveva più forza e spazio di manovra. E' nel Consiglio della rivoluzione che il « caso Repùblica» venne in un primo momento risolto a favore dei socialisti in esso che la settimana scorsa venne rigettata la tesi di Cunhal che vedeva nel comizio di Soares a Lisbona «una manovra controrivoluzionaria». E' tra i trenta membri del Consiglio che il primo ministro Goncalves si era trovato più di una volta in minoranza, ed è quest'organo che oggi scompare dalla scena. Il colpo ai «moderati» è stato sferrato in modo aperto, e da loro subito altrettanto scopertamente. I leaders della corrente non si sono presentati ieri mattina all'Assemblea, e hanno trascorso tutta la giornata nell'ufficio di Antunes al ministero degli Esteri, due o trecento metri più in giù del centro di sociologia militare, dove aveva luogo il plenario del Mfa. L'assenza di Melo Antunes da una riunione che tutti sapevano decisiva, non ha un valore soltanto aneddotico, di spia dell'umore degli sconfitti. Essa significa che la decisione del triumvirato era già presa (così come voleva una notizia giornalistica circolata mercoledì scorso) e che nel consolato Costa Gomez-Gongalves-de-Carvalho i «moderati» vedono una svolta grave, forse irreversibile di questo processo politico. Ma a parte la sconfitta degli ufficiali su cui contavano i socialisti (e la formalizzazione di una spaccatura nel Mfa), cos'altro significa questo nuovo capitolo bonapartista della vicenda di Lisbona? Vediamo. L'affermazione di Goncalves, e quindi del gruppo più vicino al partito comunista, sembra indubbia. Il primo ministro si è liberato degli ostacoli che una dozzina di membri del Consiglio della rivoluzione gli creavano ad ogni possibile occasione, ed è oggi — invece che il capo dell'esecutivo e basta — uno dei tre consoli che detengono in pratica tutti i poteri dello Stato. In più, Goncalves sembra aver ricevuto dall'Assemblea del Mfa via libera per il suo governo di «fronte unitario popolare». Questo fronte comprenderà «rappresentanti delle sinisire» di tutte le provenienze, e più esattamente dal «ps all'Udp». L'Udp (Timone democratica popolare) è un piccolo partito dell'estrema sinistra. Andando, nello schieramento politico portoghese, dall'Udp verso destra, Goncalves prenderà i suoi ministri dal Mes (altro gruppo di estrema sinistra), poi dal partito comunista, quindi dal Fsp e dal Mdp (noti per la loro osservanza alla « linea Cunhal »), e infine vorrebbe qualche socialista « a titolo individuale ». Che trovi o no qualche transfuga dal partito di Soares, ha poca importanza. Un dato invece significativo è questo: i « centristi » (che qui si dicono socialdemocratici) non avranno posto nel « fronte unitario popolare». Quanto al programma del governo, quello che se ne è letto sui giornali dimostra che l'Mfa è per un'accelerazione della transizione al socialismo. Il piano di austerità, i nuovi esproprii, un « limite massimo per la distribuzione dei profitti », l'avanzamento delle strutture di base per un potere popolare, sono alcuni dei punti essenziali del programma Goncalves, nel quale è anche indicato come sarà composto il « blocco sociale » della rivoluzione portoghese: « classe operaia, proletariato agricolo, piccola borghesia urbana e rurale ed eventualmente alcuni strati della media borghesia ». La crisi provocata dai socialisti con la loro uscita dal governo doveva servire a fermare Goncalves, la sua « linea ». Ora è chiaro che il tentativo di Soares è fallito. Il Movimento militare ha deciso di non raccogliere la sfida del leader del psp e neppure la spinta popolare manifestatasi nei grandi comizi di Oporto e Lisbona e negli assalti alle sedi comuniste: una spinta, appunto, contraria a Goncalves e alla linea prò pc che egli rappresenta. L'Mfa si sente all'avanguardia della rivoluzione portoghese e se in questa fase non ha l'appoggio della maggioranza del Paese ne farà a meno. In ogni modo, è troppo presto per valutare tutta la portata politica della trasformazione avvenuta stanotte nella scena politica portoghese. Sfugge ancora, per esempio, il significato della elevazione del populista De Carvalho al sommo dello Stato, e in che modo l'irruento generale si muoverà nel suo nuovo ruolo. Come pure è incerta la sorte dei « moderati », ormai una specie di opposizione all'interno del Mfa, la cui assenza ieri dall'assemblea è stata definita da Goncalvei « una cospirazione ». Sandro Viola

Luoghi citati: Lisbona, Oporto, Portogallo